sabato 27 giugno 2015

IV DOMENICA DI MATTEO - Santi e gloriosi apostoli e primi corifei Pietro e Paolo

IV DOMENICA DI MATTEO

Santi e gloriosi apostoli e primi corifei 
Pietro e Paolo

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Lettura della  Domenica

28/06/2015


Voi che tra gli Apostoli occupate il primo trono, voi maestri di tutta la terra, intercedete presso il Sovrano dell'universo perché doni alla terra la pace, e alle anime nostre la grande misericordia.


Apostolo
 II Cor 11, 21 –12, 9



 Fratelli, se qualcuno si vanta – lo dico da pazzo – mi vanto anch’io! Sono Ebrei? Anch’io. Sono Israeliti? Anch’io. Sono stirpe d’Abramo? Anch’io. Sono ministri di Cristo? Lo dico da pazzo: io più di loro! Molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. Cinque volte ho ricevuto dai Giudei i trentanove colpi, tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta lapidato, tre volte ho fatto naufragio: ho trascorso un giorno e una notte in balia delle onde. Spesso in viaggio, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dalla mia gente, pericoli dai pagani, pericoli nelle città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. Senza parlare delle altre cose, il mio assillo quotidiano: la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole che io non lo sia? Chi riceve scandalo che io non ne frema? Se è necessario vantarsi, mi vanterò delle mie infermità. E Dio, Padre del Signore Gesù – sia benedetto nei secoli – sa che non mento. A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni, volendomi catturare; ma da una finestra fui calato giù in una cesta, lungo il muro, e sfuggii dalle sue mani. Bisogna vantarsi, ma non mi giova! Verrò allora alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (non so se col corpo o fuori del corpo: lo sa Dio) fu rapito fino al terzo cielo. E so che quell’uomo (non so se col corpo o fuori del corpo: lo sa Dio) fu rapito in paradiso e udì parole ineffabili che un uomo non può dire. Di lui mi vanterò, di me stesso invece non mi darò vanto, se non delle mie debolezze. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi la verità; ma evito di farlo, affinché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me. E perché non diventi superbo per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata data una spina nella carne, un inviato di Satana che mi schiaffeggi, perché non insuperbisca. Per questo tre volte ho pregato il Signore che si allontanasse da me. Mi ha risposto: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza si perfeziona nella debolezza”. Molto volentieri mi vanterò quindi ancor più delle mie debolezze, perché su di me si stenda la potenza di Cristo.


                               


Vangelo 
Mt 16, 13-19

In quel tempo Gesù giunse dalle parti di Cesarea di Filippo e interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?" Essi risposero: "Alcuni, Giovanni il Battista; altri, Elia; altri, Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?" Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Rispose allora Gesù: "Beato sei tu, Simone figlio di Giovanni, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico che sei Pietro, e su questa pietra costruirò la mia chiesa e le porte dell'Ade non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e qualsiasi cosa legherai sulla terra sarà legata nei cieli, e qualsiasi cosa scioglierai sulla terra sarà sciolta nei cieli".


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sabato 20 giugno 2015

Domenica III di Matteo - 21 Giugno 2015 - San Giuliano di Tarsio, martire; San Terenzio ieromonako; San Niceta nm.


 Domenica III di Matteo

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San Giuliano di Tarso, martire




                                                    San Terenzio ieromonaco


                                                                      San Niceta nm.


Lettura della Domenica

21 Giugno 2015

Apostolo
Rm 5, 1-11


Fratelli, giustificàti per la fede, abbiamo pace con Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo. Grazie a lui abbiamo avuto nella fede l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci gloriamo, nella speranza della gloria di Dio. Non solo: ci gloriamo perfino nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una fedeltà a tutta prova, la fedeltà provata la speranza. La speranza poi non delude, poiché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato. Inoltre, infatti, quando eravamo ancora infermi, al tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, è difficile che qualcuno sia disposto a morire per un giusto; per un buono forse uno osa anche morire. Ma Dio dimostra il suo amore per noi perché, essendo ancora peccatori, Cristo morì per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, da nemici, siamo stati riconciliati con Dio in virtù della morte del Figlio suo, quanto più, da riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione. 



 Vangelo
Mt 6, 22-33 

Il Signore ha detto: "Lampada del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanta tenebra! Nessuno può servire a due padroni: o odierà uno e amerà l'altro, o si attaccherà a uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mamonà. Perciò vi dico: non affannatevi per la vostra vita, cosa mangiare o cosa bere, e neanche per il vostro corpo, cosa indossare; la vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Voi non contate più di loro? E chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un solo cubito alla sua statura? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, quanto più voi, gente di poca fede! Non affannatevi dunque dicendo: Che mangiamo? Che beviamo? Che indossiamo? Tutte queste cose le cercano i gentili; il Padre vostro celeste infatti sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate invece prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno messe davanti"




Esclusiva: il Patriarca Bartolomeo sull’Enciclica di Papa Francesco sul Clima

Esclusiva: il Patriarca Bartolomeo  

sull’Enciclica di Papa Francesco 

sul Clima





data: 18-06-2015 - Omelia di S.S. il Patriarca Ecumenico

TIME






ECOLOGIA, ECONOMIA ED ECUMENISMO

In una serie di seminari organizzati tra il 1994 e il 1998 sull’isola di Halki, al largo della costa di Istanbul, in Turchia, abbiamo attirato l’attenzione sullo stretto legame tra ecologia ed economia. Entrambi i termini condividono la radice greca oikos, che significa “casa”. Non ci sorprende, dunque, che il nostro amato fratello Francesco di Roma apra la sua enciclica, presentata oggi nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, con un riferimento al Creato come “la nostra casa comune”.
Non ci ha sorpresi neanche che Papa Francesco sottolinei la dimensione ecumenica della cura del Creato – anche il termine “ecumenismo” condivide la stessa origine etimologica con i termini “ecologia” ed “economia.” La verità è che, al di là di qualsiasi differenza dottrinale che caratterizza le varie confessioni cristiane e oltre qualsiasi divergenza religiosa che separa le varie comunità religiose, la terra ci unisce in una maniera unica e straordinaria. In fin dei conti tutti noi condividiamo la (stessa) terra sotto i piedi e respiriamo la stessa aria dell’atmosfera del nostro pianeta. Anche se non godiamo equamente e giustamente delle risorse del mondo, siamo comunque tutti responsabili per la sua protezione e la sua salvaguardia. È proprio per questo che l’odierna enciclica papale parla del bisogno di “rinnovare il dialogo”, di “un cammino educativo”e di agire “con urgenza.
Come si può non sentirsi toccati dalla critica alla nostra “cultura dello scarto” o dall’enfasi sul “bene comune” e sulla “destinazione comune dei beni”? e che dire della vitale importanza attribuita al problema globale dell’acqua pulita, che abbiamo sottolineato per più di vent’anni riunendo scienziati, politici ed attivisti per esplorare le sfide del Mar Mediterraneo (1995), del Mar Nero (1997), del Danubio (1999), del Mar Adriatico (2002), del Mar Baltico (2003), del Rio delle Amazzoni (2006), del Mar Artico (2007) e del Mississippi (2009)? L’acqua è verosimilmente il simbolo più divino nelle religioni mondiali e, al contempo, il più controverso tra gli elementi delle risorse del nostro pianeta.
Nell’analisi finale, tuttavia, qualsiasi dissenso sulla terra o sull’acqua risulta inevitabilmente in ciò che la dichiarazione del Papa definisce “deterioramento della qualità della vita umana e degradazione sociale”. Come potrebbe essere diversamente? Dopotutto, l'interesse per l’ambiente naturale è direttamente connesso all’interesse per le questioni di giustizia sociale, in particolare per la fame nel mondo. Una chiesa che omette di pregare per l’ambiente è una chiesa che rifiuta di offrire da mangiare e fa bere ad un’umanità sofferente. Al contempo, una società che ignora il mandato di preoccuparsi di tutti gli esseri umani è una società che maltratta la creazione stessa di Dio.
Pertanto, la diagnosi formulata dal Papa è esatta: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”. Infatti, prosegue, richiediamo “un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura”. Non sorprende, dunque, che il Papa sia preoccupato per ed impegnato in questioni come l’occupazione e l’alloggio.
Invocando le parole ispiratrici delle Scritture e dei classici della spiritualità cristiana d’Oriente e d’Occidente (in particolare santi come Basilio il Grande e Francesco d’Assisi), ed evocando al contempo le preziose opere delle conferenze episcopali cattoliche in tutto il mondo (specialmente nelle regioni in cui il saccheggio della terra si identifica con le difficoltà dei poveri), Papa Francesco propone nuovi paradigmi e nuove politiche in contrasto con quelli del “determinismo”, del “disinteresse” e del “dominio”.
Nel 1997 abbiamo umilmente proposto che danneggiare la creazione di Dio equivalga a peccare. Siamo particolarmente grati a Papa Francesco per aver riconosciuto la nostra insistenza sul bisogno di allargare il nostro concetto stretto ed individualistico di peccato; accogliamo la sua enfasi sulla “conversione ecologica” e sulla “riconciliazione con il creato”. Lodiamo inoltre la priorità che l’enciclica papale dà al “riposo celebrativo”. La virtù della contemplazione o del silenzio rispecchia il valore dell’attesa e del dipendere dalla grazia di Dio; allo stesso modo, la disciplina del digiuno o della frugalità rivela il potere del non-volere o del volere meno. Entrambe le qualità sono essenziali in una cultura che enfatizza il bisogno di andare di fretta e sulla preminenza delle volontà individuali sulle esigenze globali.
Nel terzo anno del santo ministero del nostro fratello Papa Francesco, consideriamo una vera benedizione l’essere in grado di condividere un interesse comune ed una visione comune per la creazione di Dio. Come abbiamo affermato l’anno scorso nella nostra dichiarazione congiunta durante il nostro pellegrinaggio a Gerusalemme:
“Siamo profondamente convinti che il futuro della famiglia umana dipende anche da come sapremo custodire, in modo saggio ed amorevole, con giustizia ed equità, il dono della creazione affidatoci da Dio. Riconosciamo dunque pentiti l’ingiusto sfruttamento del nostro pianeta, che costituisce un peccato davanti agli occhi di Dio. Ribadiamo la nostra responsabilità e il dovere di alimentare un senso di umiltà e moderazione, perché tutti sentano la necessità di rispettare la creazione e salvaguardarla con cura. Insieme, affermiamo il nostro impegno a risvegliare le coscienze nei confronti della custodia del creato; facciamo appello a tutti gli uomini e donne di buona volontà a cercare i modi in cui vivere con minore spreco e maggiore sobrietà, manifestando minore avidità e maggiore generosità per la protezione del mondo di Dio e per il bene del Suo popolo”.

Prima pubblicazione in: http://time.com/3926076/pope-francis-encyclical-patriarch-bartholomew/

 + Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo,
diletto fratello in Cristo e fervente intercessore presso Dio



www.ortodossia.it

Bartolomeo I: "Questo pianeta è difatti casa nostra; ma è anche la casa di tutti, così com’è la casa di ogni creatura animale e di ogni forma di vita creata da Dio"

Bartolomeo I: "Questo pianeta è difatti casa nostra; ma è anche la casa di tutti, così com’è la casa di ogni creatura animale e di ogni forma di vita creata da Dio"

data: 18-06-2015 - Intervista di S.S. il Patriarca Ecumenico

Andrea Tornielli
Vatican Insider - la stampa

18/06/2015








IL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI BARTOLOMEO I, CITATO IN DUE PARAGRAFI DELL'ENCICLICA «LAUDATO SI'», È UN PIONIERE DELLA PREDICAZIONE IN DIFESA DELL'AMBIENTE. VATICAN INSIDER LO HA INTERVISTATO DOPO LA LETTURA DEL TESTO DI FRANCESCO.

Il Papa scende in campo con un'enciclica dedicata all'ecologia, che dedica due paragrafi al suo magistero su questo tema. È rimasto sorpreso?
 «Il gentile riferimento che ha fatto il nostro fratello Papa Francesco al Patriarca Ecumenico e al nostro umile ministero non mi ha sorpreso. Per vari motivi. Innanzitutto, chiunque cerca di discernere la bellezza di Dio nella sacralità della creazione, inevitabilmente riconoscerà “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode” (Filippesi 4,8). In secondo luogo, poiché non possiamo parlare di un duplice ordine o di una duplice realtà nella creazione, tutte le chiese, tutte le religioni e tutte le discipline confessano la stessa verità, cioè che il mondo è un dono divino che tutti noi siamo chiamati a proteggere e a preservare. In terzo luogo, la crisi ecologica ha una dimensione ecumenica: non si può individuare un’istituzione in particolare e incolparla per il danno che abbiamo provocato alla creazione; e nessuna istituzione da sola può risolvere la crisi ecologica».

Perché le Chiese ortodossa e cattolica hanno deciso di intervenire su questo tema in maniera così decisa e così specifica?
 «C’è molto di più. Ciò che unisce le nostre due Chiese è molto di più di quello che ci divide. Entrambe devono tenere presente questo aspetto e impegnarsi per l’unità. Ma ben oltre le nostre differenze confessionali e dottrinali, siamo uniti nella terra che condividiamo, nella creazione che ci è stata offerta come dono prezioso e fragile dal nostro Creatore. Invece di suggerire che la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica hanno deciso di denunciare l’impatto che l’umanità ha avuto sul cambio climatico, forse sarebbe più corretto e appropriato dire che le nostre Chiese si sono rese conto che non possiamo fare altrimenti, che “servire e preservare” la creazione di Dio è parte integrante della nostra vocazione come capi di comunità cristiane. Così come lo è trasformare la natura in cultura e impegnarci per la giustizia sociale nel mondo». 

Nell'enciclica «Laudato si'» Papa Francesco lega in modo permanente il tema della custodia del creato con la necessità di cambiare modello di sviluppo, per andare verso un'economia che abbia al centro l'uomo e non il denaro. Condivide questa impostazione?
 «Il problema dell’inquinamento e del degrado ambientale non si può isolare al fine di capire o trovare una soluzione. L’ambiente è la casa che circonda la specie umana e comprende l’habitat umano. Non si può quindi, apprezzare né valutare l’ambiente da solo, senza vincolarlo direttamente alla creatura unica che lo abita. Preoccuparsi per l’ambiente significa preoccuparsi anche di problemi umani come la povertà, la sete e la fame. Questo legame è descritto nel dettaglio e in maniera completa nella parabola in cui il Signore dice: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere” (Matteo 25,35). Inoltre, i termini “ecologia” ed “economia” hanno la stessa radice etimologica. Il prefisso che hanno in comune “eco”, deriva dalla parola greca oikos che significa “casa” o “abitazione”. Tuttavia, è deplorevole e egoista il fatto che noi abbiamo limitato l’uso di questa parola a noi stessi, come se fossimo gli unici abitanti del mondo. Il fatto è che nessun sistema economico - per quanto tecnologicamente o socialmente evoluto sia – può sopravvivere al crollo dei sistemi ambientali che lo reggono. Questo pianeta è difatti casa nostra; ma è anche la casa di tutti, così com’è la casa di ogni creatura animale e di ogni forma di vita creata da Dio. È un segno d’arroganza da parte nostra presumere che solo noi esseri umani abitiamo su questa terra. Allo stesso modo, è un segno di altrettanta arroganza immaginare che la Terra appartenga solo a questa generazione». 

Il cristianesimo è stato a volte accusato per aver consentito l'applicazione di un modello di sfruttamento della terra a partire dalle parole della Genesi: che cosa significa «coltivare e custodire»?
 «Il nostro scopo è unito alla preghiera del sacerdote nella Divina Liturgia: “Gli stessi doni, da Te ricevuti, a Te offriamo in tutto e per tutto. A Te inneggiamo, Te benediciamo, a Te rendiamo grazie, o Signore, e Ti supplichiamo, o Dio nostro”. Allora siamo capaci di abbracciare tutte le persone e tutte le cose – non con paura o per necessità, ma con amore e gioia. È allora che impariamo a prenderci cura delle piante, degli animali, dei fiumi, delle montagne, dei mari, di tutti gli esseri umani e di tutta la natura. È allora che scopriamo la gioia – invece di infliggere dolore – nella nostra vita e nel nostro mondo. Di conseguenza creiamo e promuoviamo strumenti di pace e di vita e non di violenza e morte. È allora che la creazione da un lato e l’umanità dall’altro lato – quella che abbraccia e quella che è abbracciata – corrispondono pienamente e cooperano l’una con l’altra perché non si contraddicono più e non sono in competizione. È allora che come l’umanità offre la creazione in un gesto di servizio e sacrificio sacerdotale, restituendoli a Dio, così la creazione si offre in cambio come dono all’umanità per tutte le prossime generazioni. È allora che tutto diventa una sorta di scambio reciproco, frutto dell’abbondanza e compimento di amore. È allora che tutto assume la sua originale destinazione e il suo originale scopo, così come Dio aveva inteso dal momento della creazione».

Nell'enciclica Papa Francesco valorizza il movimento ecologico ma si distacca da quella corrente di pensiero che considera l'uomo come il «male» del pianeta e vorrebbe ridurre la popolazione. Che cosa ne pensa?
 «Nella letteratura classica della Chiesa delle origini, l’umanità è considerata in termini dialettici. San Gregorio il Teologo, che è stato arcivescovo di Constantinopoli verso la fine del quarto secolo, disse che l’uomo è al contempo divino e umano, un creatore chiamato a diventare divino, un microcosmo e un micro-Dio, un co-creatore insieme al divino Creatore. Questa ambivalenza dell’umanità significa che l’uomo è capace di compiere le più nobili e dignitose azioni, ma allo stesso tempo è anche incline agli abusi più ripugnanti e dannosi. Dunque, è vero che l’umanità - creata a immagine e somiglianza di Dio – è nel suo stato più naturale quando agisce con compassione e si prende cura degli altri e della natura. Tuttavia, a causa della caduta l’uomo agisce “contrariamente alla natura”, in maniera alterata, dimenticandosi della visione e dell’intenzione che Dio aveva per il mondo».

Francesco ha nuovamente proposto un accordo per una data fissa della celebrazione della Pasqua. Lei è d'accordo su questa ipotesi?
 «La Chiesa Ortodossa discute la possibilità di una data fissa e unica per la celebrazione della Pasqua, la festa delle feste, già da oltre mezzo secolo. Infatti, le prime consultazioni panortodosse in preparazione per il grande santo Concilio in programma per l’anno prossimo a Istanbul, hanno considerato varie opzioni scientifiche e liturgiche per questa eventualità. Tuttavia, negli anni recenti, e in particolare dopo la dissoluzione della Cortina di ferro, elementi importanti all’interno di alcune chiese nazionali hanno purtroppo resistito a questa ipotesi di cambiamento. È indubbio che un accordo su una data fissa comune per la celebrazione della Pasqua sarebbe un vantaggio in particolare per quei cristiani che vivono nelle Americhe, in Europa occidentale e in Oceania. Ma a prescindere dal fatto che personalmente si sia d’accordo oppure no, una proposta del genere dovrebbe essere decisa da tutte le chiese ortodosse per non mettere in pericolo l’unità del mondo ortodosso».

Prima pubblicazione in: http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/bartolomeo-bartholomew-bartolome-enciclica-encyclical-enciclica-41834/

 + Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo,
diletto fratello in Cristo e fervente intercessore presso Dio



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sabato 13 giugno 2015

Domenica II di Matteo - 14 Giugno 2015 - Elisea profeta e Metodio patriarca di Costantinopoli, il Confessore

Domenica II di Matteo 



 Eliseo profeta (900 a. C.) 




Metodio patriarca di Costantinopoli, il Confessore (847)





LETTURA DELLA DOMENICA

14 Giugno 2015

Apolitikion

L'angelo in carne, il fondamento dei profeti, il secondo precursore dell’avvento di Cristo, il glorioso Elia, inviata dall’alto la grazia ad Eliseo, scaccia le malattie e purifica i lebbrosi: anche per quanti l’onorano fa dunque scaturire guarigioni. 

Saints Cyril and Methodius.
Kontakion

Con l’insegnamento della fede hai rafforzato la Chiesa allontanando la caligine delle eresie, o Metodio dalla parola sacra, a tutti predicando di raffigurare in icona Cristo
Apostolo 
Rm 2, 10-16 

Fratelli, gloria e onore e pace a chiunque operi il bene, sia Giudeo in primo luogo che Greco: presso Dio, infatti, non c’è preferenza di persona. Quelli che senza la Legge hanno peccato, moriranno senza la Legge; quelli invece che hanno peccato sotto la Legge, saranno giudicati per mezzo della Legge. Giusti davanti a Dio non sono quelli che ascoltano la Legge: sarà giustificato chi mette in pratica la Legge. Infatti, quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura operano secondo la Legge, essi, pur non avendo la Legge, sono legge a se stessi. Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini, secondo il mio vangelo, per mezzo di Cristo Gesù.

San Metodio arcivescovo di Costantinopoli, confessore

 Vangelo 
Mt 4, 18-23

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: "Seguitemi, e vi farò pescatori di uomini." Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che insieme con Zebedeo, loro padre, aggiustavano le reti nella loro barca. Li chiamò ed essi, lasciata la barca e il padre, subito lo seguirono. E Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del regno e guarendo ogni sorta di malattia e di infermità nel popolo.