sabato 30 dicembre 2017

Domenica prima delle Luci -31 dicembre 2017- San Melania la romana

 Domenica prima delle Luci

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San  Melania la romana


Lettura della Domenica
31 dicembre 2017

Apostolo
II Tim 4, 5-8

Figlio mio, vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. 

Vangelo
Mc 1, 1-8

 Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: "Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo"

domenica 24 dicembre 2017

Natale del nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo - 25/12/2017

Natale del nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo

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Lettura della Domenica
25 Dicembre 2017


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Apolytìkion 

La tua nascita, Cristo nostro Dio, ha fatto sorgere per il mondo la luce della conoscenza; con essa, gli adoratori degli astri sono stati ammaestrati da una stella ad adorare te, sole di giustizia, e a conoscere te, Oriente dall’alto. Signore, gloria a te!

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Kontakion 

La Vergine oggi partorisce colui che è al di sopra di ogni sostanza, e la terra offre all’inaccessibile la grotta; gli angeli cantano gloria insieme ai pastori, e i magi fanno il loro viaggio con la stella: perché per noi è nato, piccolo bimbo, il Dio che è prima dei secoli.

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Apostolo
 Gal 4, 4-7 

Fratelli, quando giunse la pienezza del tempo, Dio inviò il Figlio suo, fatto da donna, fatto sotto la legge, per riscattare quelli che sono sotto la legge, affinché ricevessimo l’adozione a figli. Poiché siete figli, Dio ha inviato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori, il quale grida Abbà, Padre! Così non sei più schiavo ma figlio; e se figlio, anche erede di Dio per grazia di Cristo.  

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Vangelo
 Mt 2, 1-12
 Nato Gesù a Betlemme in Giudea, al tempo del re Erode, ecco giungere a Gerusalemme dall’oriente dei magi, i quali domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Poiché abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire ciò il re Erode fu turbato, e con lui tutta Gerusalemme. Convocò tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo e si informava da loro dove dovesse nascere il Cristo. Essi gli dissero: “A Betlemme di Giudea. Infatti così è stato scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei la più piccola tra i capoluoghi di Giuda; da te uscirà un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. Allora Erode chiamò di nascosto i magi e chiese loro informazioni sul tempo esatto del’apparizione della stella; quindi li inviò a Betlemme dicendo: Andate e fate accurata ricerca del bambino; quando poi lo trovate, fatemelo sapere, in modo che anch’io possa andare ad adorarlo”. Essi, dopo avere ascoltato il re, si misero in cammino. Ed ecco: la stella che avevano visto in oriente li precedeva finché non andò a fermarsi sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella si rallegrarono assai di gioia grande; ed entrati in casa videro il bambino con Maria sua madre e caddero a terra per adorarlo. Poi aprirono i loro tesori e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Quindi, avvertiti in sogno di non tornare da Erode, si allontanarono verso il loro paese. 


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dal Sinassario: 25 dicembre

 Natività del Salvatore Dio amorevolissimo, avendo visto il genere umano sotto il potere tirannico del diavolo, ebbe compassione e mandò il suo angelo Gabriele ad annunziare alla Madre di Dio: Salve, piena di grazia, il Signore è con te! E subito il Signore nostro e Dio fu concepito nel grembo incontaminato. Compiuti i nove mesi dal concepimento, uscì una disposizione di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutto l’universo e Quirino fu mandato da Gerusalemme a Betlemme per eseguire il censimento. Anche Giuseppe, il custode della Madre di Dio, discese con lei a Betlemme per farsi censire, ed ivi la Vergine stava per partorire e, non avendo trovato un’abitazione libera a causa della molta folla, si rifugiò in una povera spelonca, e diede alla luce incorruttibilmente il Signore nostro Gesù Cristo ed avvolse in fasce come bambino il Creatore dell’universo e lo depose nella mangiatoia di animali irrazionali, giacché avrebbe liberato noi dall’irrazionalità. *** *** In quei giorni vi fu un indovino chiamato Balaam, nella regione dei Persiani; egli fra le altre cose, predisse anche questo: Sorgerà una stella da Giacobbe, che disperderà i figli di Moab. Pertanto gli altri indovini e maghi, avendo ricevuto una siffatta profezia, la tramandarono a loro volta a tutti gli indovini persiani e così raggiunse quei magi e re dei Persiani, che erano tre, e vigilavano con cura, qualora avessero visto questo astro. Come astronomi, appena videro la stella di Cristo, che non faceva il corso come tutti gli altri astri da oriente a occidente, ma verso mezzogiorno, conobbero che manifestava la nascita del Grande Re. E seguirono la stella e trovarono Cristo il Signore e prostratisi lo adorarono e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. E così, al comando dell’Angelo, se ne tornarono con gioia alla loro regione.



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sabato 23 dicembre 2017

NATALE 2017 data: 24-12-2017 - Messaggio di Sua Em.nza il Metropolita

NATALE 2017 
data: 24-12-2017 - Messaggio di Sua  Em.nza il Metropoli




MESSAGGIO DI SUA EMINENZA REV.MA IL METROPOLITA GENNADIOS, ARCIVESCOVO ORTODOSSO D'ITALIA E MALTA IN OCCASIONE DELLA FESTA DI NATALE 2017

GENNADIOS
PER MISERICORDIA DI DIO METROPOLITA D’ITALIA E MALTA
ED ESARCA PER L’EUROPA MERIDIONALE
A TUTTO IL SACRO CLERO E AL PIO POPOLO
DELLA NOSTRA SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA


Diletti e cari nostri fedeli della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta,
Tra pochi giorni tutto quanto il Mondo Cristiano e, particolarmente, la nostra Santa Chiesa Ortodossa, festeggerà la santissima, gioiosa e stupenda Festa del Natale, “la Madre delle Feste”, secondo San Giovanni Crisostomo, Arcivescovo di Costantinopoli, e il “Bambino nuovo, nostro Dio prima dei secoli”, che nascerà, cercherà casa, in modo del tutto particolare, per stabilirsi e vivere con noi. Partecipiamo a questa ineffabile gioia, e alla benedizione celeste, che ci offre la Verità, la Via e la Vita, il Salvatore nostro Gesù Cristo. Offriamogli il nostro cuore come dimora, per vivere con Lui felicemente per l’eternità, con timore di Dio e protetti da Dio, abbracciando la gloria di Dio e ascoltando la voce angelica per annunciare e glorificare il “Sole di Giustizia”: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e in terra pace agli uomini che egli ama”.
Dio della pace e della misericordia, Dio dell’amore, Che insegna l’umiltà e il sacrificio! Egli è l’unica forza e speranza, che può arrestare i piccoli e grandi tormenti della travagliata società, e, in genere, dell’umanità; qualora, realmente, il nostro cuore diventi una “mangiatoria”, qualora la nostra fede riesca a toccare l’orlo della sua veste e gli diamo la mano dell’amicizia, il rispettoso abbraccio della conversione, qualora noi diventiamo suoi amici, suoi fratelli e seguaci nel cammino della Chiesa Militante. Tutto dipende da noi, poiché il “Bambino nuovo” desidera ardentemente che l’uomo sia salvo e che non lo abbandoni mai.
Per l’uomo il “Bambino nuovo” è la Verità, la Via e la Vita. E’, di conseguenza, la sua liberazione e salvezza. Ti adoriamo, Cristo, Dio vero, sei venuto sulla terra e, dopo avere assunto la carne e chiedendo il battesimo, ti rivolgi agli uomini, offrendo a loro benevolenza, pace e salvezza.
Rivolgo il fraterno saluto e i fervidi auguri del Patriarcato Ecumenico, Vertice del Mondo Ortodosso Orientale, all’onorabile e devoto popolo appartenente alla Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, così come anche a tutti i nostri fratelli Ortodossi che vivono in Italia e Malta. Abbraccio il nostro eroico e operoso Clero, come anche gli Eminentissimi ed Eccellentissimi Pastori, Metropoliti e Vescovi, membri del Consiglio Episcopale Ortodosso d’Italia e Malta.
Infine, trasmetto a tutto il nostro Clero e al Popolo di Dio la benedizione Patriarcale e i paterni auguri di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, e auguro a ciascuno di Voi: “Buon Natale e Buon Nuovo Anno 2018, benedetto da Dio, pacifico e felice in tutto”!

Venezia, 24 Dicembre 2017


† Il Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta
ed Esarca per l’Europa Meridionale




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Da leggere nelle chiese prima del Congedo, durante la Divina Liturgia di domenica prima di natale.


Il Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta

MESSAGGIO PATRIARCALE PER IL NATALE 2017

MESSAGGIO PATRIARCALE 
PER IL NATALE 2017





data: 25-12-2017 - 

Messaggio 

di S.S. il Patriarca 

Ecumenico Bartolomeo in 

occasione della Festa di 

Natale 2017

 


+ B A R T O LO M EO
PER GRAZIA DI DIO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI,
NUOVA ROMA E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
GRAZIA, MISERICORDIA E PACE
DA CRISTO SALVATORE NATO A BETLEMME
***


Amati Fratelli in Cristo e Figli prediletti,

Per grazia di Dio siamo stati resi degni di giungere ancora una volta alla grande festa della Nascita secondo la carne del Logos Divino, che è venuto nel mondo per offrirci lo “stare bene”[1], la liberazione dal peccato, dalla schiavitù delle opere della legge e dalla morte, per donarci la vita in verità e la grande gioia, che “nessuno ce la toglie”[2].

Accogliamo il “Dio perfettissimo”[3], che “l’amore ha portato sulla terra”[4], che è divenuto per noi “anche più consanguineo di noi stessi”[5]. Il Dio Logos che si è svuotato, discende nella sua creatura decaduta “condiscendenza ineffabile e inconcepibile”[6]. L’incontenibile a tutto”, è contenuto nel seno della Vergine, il grande è presente nelle piccole cose. Questo grande comandamento della nostra fede, il come il Dio sovraessenziale “sia divenuto uomo a favore dell’uomo”[7], rimane un mistero oscuro. “Il grande mistero della divina Incarnazione, rimane sempre un mistero”[8].

Questo fatto strano e paradossale, “che è stato nascosto da secoli e da generazioni”[9], è il fondamento della divinizzazione per grazia dell’uomo. “In nessun altro c'è salvezza; poiché non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”[10].

Questa è la più eccelsa verità salvifica per l’uomo. Apparteniamo a Cristo. Tutto è unito a Cristo. In Cristo la nostra natura corrotta viene riplasmata, a Sua immagine viene ristabilita e si apre per tutti gli uomini la via a Sua somiglianza. Mediante l’assunzione da parte del Logos Divino della natura umana, si fonda l’unità del genere umano per il comune destino divino e per la comune salvezza. Non si salva quindi solo l’umanità, ma tutto intero il creato. Come la caduta dei Progenitori trascina con sé tutta la creazione, così anche l’Incarnazione del Figlio e Logos di Dio riguarda l’intero universo. “Libera è la creazione, e figli della luce quanti erano primi ottenebrati”[11]. San Basilio ci chiama a festeggiare la Santa Nascita di Cristo, come la “comune festa di tutto il creato”, come “liberazione del mondo, il genetliaco dell’umanità”[12].

Si ode “Cristo è nato”, purtroppo ancora una volta in un mondo pieno di violenze, di pericolosi antagonismi, di diseguaglianze sociali e di violazione dei fondamentali diritti umani. Nel 2018 si compiono settant’anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la quale, dopo le tremende esperienze e catastrofi della Seconda Guerra Mondiale, diede risalto ai più alti ideali comuni, che devono essere rispettati fermamente da tutti i popoli e stati. Tuttavia, l’inosservanza di questa Dichiarazione continua, mentre vari abusi e calcolate interpretazioni dei diritti dell’uomo minano il loro rispetto e la loro realizzazione. Continuiamo a non venire istruiti dalla storia o a non voler esserne istruiti. Neppure le tragiche esperienze di violenza e l’umiliazione dell’essere umano, né la dichiarazione di alti ideali, ha impedito il proseguimento della violenza e delle guerre, l’apoteosi della forza, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Né, naturalmente, il potere dei mezzi tecnici e le conquiste straordinarie della scienza, né il progresso economico, hanno portato giustizia sociale e la pace bramata. Al contrario, nella nostra epoca l’eudemonismo dei detentori è aumentato e la globalizzazione distrugge i patti della coesione sociale e della pace.

La Chiesa non può ignorare queste minacce contro l’essere umano. “Nulla, infatti, vi è di così sacro quanto l’uomo, al quale Dio si è unito con la natura”[13]. Lottiamo per l’uomo, per la salvaguardia della libertà e della giustizia, nella consapevolezza che “veramente la pace viene da Dio”[14], che il mistero sovrarazionale dell’Incarnazione del Logos di Dio e della divinizzazione per grazia dell’uomo rivela la verità riguardo alla libertà e al destino divino dell’uomo.

Viviamo nella Chiesa la libertà, da Cristo, in Cristo e verso Cristo. Al nocciolo di questa libertà appartiene l’amore, che “non cerca il proprio interesse”[15], l’amore “da un cuore puro”[16]. Mentre l’uomo indipendente, autocosciente e autosufficiente, autodivinizzato ed autoesaltato gira attorno a se stesso, alla propria beatitudine autocompiacente e vede l’altro, come una limitazione della propria libertà, la libertà in Cristo si indirizza verso il fratello, si muove verso il prossimo, si avvera nell’amore. Il compito del fedele non è la rivendicazione di diritti, ma di “compiere e fare i precetti di Cristo”[17] in umiltà e gratitudine.

Questa verità della vita in Cristo, della libertà in quanto amore e dell’amore in quanto libertà, è la prima pietra e la garanzia per il futuro dell’umanità. Confidando su questo principio ispirato da Dio, possiamo affrontare le grandi sfide del presente, le quali minacciano non solo il vivere bene, ma anche lo stesso vivere dell’umanità.

Anche il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa (Creta 2016) ha messo in rilievo la verità del “Dio-Uomo”, come risposta all’odierno “uomo-dio” e per proclamare il destino eterno dell’uomo: “La Chiesa Ortodossa davanti al contemporaneo "uomo-dio” afferma il “Dio-Uomo” come misura ultima di tutte le cose. ‘Non parliamo di un uomo che è stato divinizzato, ma di Dio che si è fatto uomo’ (Giovanni Damasceno - Esposizione esatta della Dottrina ortodossa III, 2 PG 94,988). La Chiesa rivela la verità salvifica del Dio-Uomo e il Suo Corpo, la Chiesa, come luogo e modo di vita in libertà, ‘come un confessare la verità nell’amore’ (Ef 4,15), e come una partecipazione, anche ora sulla terra, nella vita del Cristo risorto.”[18]

L’Incarnazione del Logos di Dio è la attestazione e la certezza che lo stesso Cristo dirige la storia, come un cammino verso il Regno delle Cose Ultime. Naturalmente il cammino della Chiesa verso il Regno, che non viene realizzato lontano o indipendentemente dalla realtà storica, delle sue contraddizioni e delle sue vicissitudini, non è mai stato senza difficoltà. In mezzo a esse, la Chiesa testimonia riguardo alla verità e compie la sua opera santificante, pastorale e trasfigurante. “La verità infatti è colonna e fondamento della Chiesa… Colonna dell’Universo è la Chiesa, … ed è un mistero, sia grande, e sia un mistero di fedeltà”[19].

Fratelli e Figli nel Signore,

Festeggiamo insieme, col desiderio che il Logos di Dio abiti in noi, con esultanza e colmi di gioia, le feste dei Santi Dodici Giorni. Auguriamo dal Fanar, che il nostro Signore e Salvatore, incarnato e disceso tra la stirpe degli uomini, doni a tutti durante il nuovo anno della Sua bontà, salute fisica e spirituale, pace e amore vicendevole, che custodisca come si deve la Sua Santa Chiesa e benedica le opere della sua diaconia, per glorificare il santissimo e lodatissimo Suo nome.


Natale 2017
Il Patriarca di Costantinopoli
Fervente intercessore presso Dio per tutti voi.


Domenica prima del Natale - 24 dicembre 2017 - Si fa memoria di tutti i padri che dall’inizio del mondo si sono resi graditi a Dio, da Adamo sino a Giuseppe, sposo della Santissima Theotokos. Eugenia monaca, martire e Filippo suo padre

 Domenica prima del Natale 

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 Si fa memoria di tutti i padri che dall’inizio del mondo si sono resi graditi a Dio, da Adamo sino a Giuseppe, sposo della Santissima Theotokos. 

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San Eugenia monaca, martire e Filippo suo padre 


LETTURA DELLA DOMENICA
24 dicembre 2017

Apostolo
Eb 11, 9-10; 32-40

Fratelli, per fede Abramo soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Questo perché stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla ricompensa. E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, i quali per mezzo della fede hanno conquistato regni, hanno esercitato la giustizia, hanno conseguito le promesse, hanno chiuso le fauci dei leoni, hanno spento la violenza del fuoco, sono sfuggiti al taglio della spada, sono stati rinvigoriti dalla malattia, sono divenuti forti in guerra, hanno messo in fuga le schiere degli stranieri, alcune donne riebbero per risurrezione i loro morti. Altri invece furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una risurrezione migliore. Altri subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, vagarono coperti di pelli di pecore e capre, bisognosi, tribolati, maltrattati –di loro il mondo non era degno!- errando nei deserti e sui monti, tra le grotte e le spelonche della terra. Tutti questi, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa, avendo Dio predisposto qualcosa di meglio per noi, perché non ottenessero la perfezione senza di noi.

 Vangelo
Mt 1, 1-25

Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Farès e Zara da Tamar, Farès generò Esrom, Esrom generò Aràm, Aràm generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Boòz da Racàb, Boòz generò Obed da Ruth, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboàmo, Roboàmo generò Abia, Abia generò Asaf, Asaf generò Giosafàt, Giosafàt generò Ioràm, Ioràm generò Ozia, Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliakìm, Eliakim generò Azòr, Azòr generò Sadòk, Sadòk generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattàn, Mattàn generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale fu generato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a David è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia fino a Cristo è, infine, di quattordici. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe il suo sposo era giusto e non voleva ripudiarla, e così decise di rimandarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei è dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele”, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio. E gli diede nome Gesù. 

sabato 16 dicembre 2017

- Domenica XI di Luca (dei Progenitori) - Daniele profeta e i tre santi fanciulli Anania, Azaria e Misaele; Santi Dionigi di Zante

 Domenica XI di Luca (dei Progenitori) 

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 Daniele profeta e i tre santi fanciulli Anania, Azaria e Misaele; 
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Santi Dionigi di Zante 


Lettura della Domenica
17 dicembre 2017


 Apostolo
Col 3, 4-11
Fratelli, quando Cristo, la nostra vita, apparirà, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. Fate dunque morire ciò che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passione, desideri sfrenati e quell’avidità di guadagno che è idolatria; a motivo di questi vizi l’ira di Dio viene sui figli della disobbedienza. Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. Ora però deponete anche voi tutte queste cose: ira, sdegno, malizia, maldicenza, parole oltraggiose che escono dalla bocca. Non mentitevi gli uni gli altri, poiché vi siete spogliati dell’uomo vecchio e del suo modo di agire e vi siete rivestiti del nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, a immagine del suo Creatore: in questa condizione non c’è più Greco o Giudeo, circonciso o incirconciso, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti. 

Vangelo
Lc 14, 16-24. Mt 22,14
Il Signore ha detto questa parabola: "Un uomo diede un grande banchetto, e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, tutto è pronto. Ma essi, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: Ho comprato un campo e ho necessità di andare a vederlo; ti prego di scusarmi. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi. Un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa, pieno di sdegno, disse al suo servo: Esci subito per le piazze e le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare perché la mia casa sia piena. Vi dico infatti: nessuno di quegli uomini che erano stati invitati gusterà la mia cena, perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

domenica 10 dicembre 2017

Domenica X di Luca- 10 dicembre 2017- San Mena, San Ermogene, San Eugrafo martiri (3° secolo).

 Domenica X di Luca 

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San Mena, San Ermogene, San Eugrafo martiri (3° secolo).


Lettura della Domenica
10 dicembre 2017

Apostolo
Ef 6, 10-17

Fratelli, fortificatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio per contrastare le insidie del diavolo. Infatti non lottiamo contro sangue e carne, ma contro i Principati, contro le Potenze, contro i dominatori di questo mondo oscuro, gli spiriti maligni delle regioni celesti. Indossate dunque l’armatura di Dio per resistere nel giorno malvagio e restare in piedi, dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque, avendo ai fianchi la cintura della verità, indosso la corazza della giustizia e calzati i piedi con la prontezza a diffondere il vangelo della pace; in ogni occasione imbracciando lo scudo della fede, col quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del maligno. Prendete l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. 

Vangelo 
Lc 13, 10-17

In quel tempo Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che da diciotto anni uno spirito teneva inferma. Era curva e non poteva in alcun modo stare diritta. Quando Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: Donna, sei liberata dalla tua malattia. Impose le mani su di lei e quella subito si raddrizzò e glorificava Dio. Intervenne allora il capo della sinagoga, indignato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, e disse alla folla: Sono sei i giorni in cui si deve lavorare: venite dunque a farvi curare in quelli e non di sabato! Il Signore allora rispose: Ipocriti! Ognuno di voi non scioglie forse di sabato il suo bue o l’asino dalla mangiatoia per portarlo ad abbeverarsi? E costei, figlia di Abramo, che satana teneva legata da diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame anche se era di sabato? Quando diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla si rallegrava per tutte le meraviglie da lui compiute.

lunedì 4 dicembre 2017

6 DICEMBRE 2017 

alle ore 18,00  nella nostra parrocchia 

si celebrera' la DIVINA LITURGIA  per
festeggiare la  Memoria del santo nostro padre Nicola,  arcivescovo di Mira di Licia, il taumaturgo, santo padrono della nostra parrocchia.



 Apolytìkion. 

 Canone di fede, icona di mitezza, maestro di continenza ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti; per questo con l’umiltà hai acquisito la gloria, con la povertà la ricchezza, o padre e gerarca Nicola. Prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.


Kontàkion. 

 A Mira, o santo, ti sei mostrato sacerdote: oggi infatti, compiendo il vangelo di Cristo, hai dato la vita per il tuo popolo, hai salvato gli innocenti dalla morte. Per questo sei stato santificato, quale grande iniziato della divina grazia. Ikos. Inneggiamo ora con cantici al gerarca, che in Mira, o popoli, fu pastore e maestro, affinchè possiamo risplendere per le sue intercessioni: ecco, infatti, egli è apparso interamente illibato, puro di spirito, presentando a Cristo un sacrificio immacolato, sincero ed accetto a Dio, come sacerdote purificato nello spirito e nel corpo. Egli pertanto appare interamente patrono della Chiesa e difensore di essa, quale grande iniziato ai misteri della divina grazia. 

Apostolo
Eb 13, 17-21 

Fratelli, obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano sulle vostre anime, come chi ha da renderne conto; possano farlo con gioia e non con dolore, perché ciò sarebbe svantaggioso per voi. Pregate per noi; crediamo infatti di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene in ogni cosa. Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché io vi sia restituito al più presto. Il Dio della pace che ha risuscitato dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Cristo Gesù, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amin. 

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Vangelo
Lc 6, 17-23
In quel tempo Gesù si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e una moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano risanati. Tutti cercavano di toccarlo, perché da lui usciva una potenza che sanava tutti. Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati i poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come cattivo, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. 



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6 Dicembre 2017 alle ore 18,00 nella nostra parrocchia si celebrera' la DIVINA LITURGIA per festeggiare la memoria del santo nostro padre Nicola, arcivescovo di Mira di Licia, il taumaturgo, santo padrono della nostra parrocchia.

6 DICEMBRE 2017 

alle ore 18,00  nella nostra parrocchia 

si celebrera' la DIVINA LITURGIA  per
festeggiare la  memoria del santo nostro padre Nicola,  arcivescovo di Mira di Licia, il taumaturgo, santo padrono della nostra parrocchia.



 Apolytìkion. 

 Canone di fede, icona di mitezza, maestro di continenza ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti; per questo con l’umiltà hai acquisito la gloria, con la povertà la ricchezza, o padre e gerarca Nicola. Prega Cristo Dio di salvare le anime nostre.

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Kontàkion. 

 A Mira, o santo, ti sei mostrato sacerdote: oggi infatti, compiendo il vangelo di Cristo, hai dato la vita per il tuo popolo, hai salvato gli innocenti dalla morte. Per questo sei stato santificato, quale grande iniziato della divina grazia. Ikos. Inneggiamo ora con cantici al gerarca, che in Mira, o popoli, fu pastore e maestro, affinchè possiamo risplendere per le sue intercessioni: ecco, infatti, egli è apparso interamente illibato, puro di spirito, presentando a Cristo un sacrificio immacolato, sincero ed accetto a Dio, come sacerdote purificato nello spirito e nel corpo. Egli pertanto appare interamente patrono della Chiesa e difensore di essa, quale grande iniziato ai misteri della divina grazia. 
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Apostolo
Eb 13, 17-21 

Fratelli, obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano sulle vostre anime, come chi ha da renderne conto; possano farlo con gioia e non con dolore, perché ciò sarebbe svantaggioso per voi. Pregate per noi; crediamo infatti di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene in ogni cosa. Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché io vi sia restituito al più presto. Il Dio della pace che ha risuscitato dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Cristo Gesù, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amin. 

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Vangelo
Lc 6, 17-23
In quel tempo Gesù si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e una moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano risanati. Tutti cercavano di toccarlo, perché da lui usciva una potenza che sanava tutti. Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati i poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come cattivo, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. 



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6 Dicembre Memoria del nostro padre tra i santi Nicola, arcivescovo di Mira di Licia, il taumaturgo. Al Grande Vespro.

6 DICEMBRE 

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Memoria del nostro padre tra i santi Nicola, arcivescovo di Mira di Licia, il taumaturgo. Al Grande Vespro. 
La prima stasi del primo kàthisma del salterio (Beato l’uomo). Al Signore, a te ho gridato, sostiamo allo stico 6 e cantiamo le stichirà prosòmia


Tono 2. 
Quando dal legno. imorando sensibilmente a Mira, davvero apparisti myron, unto con profumata mirra spirituale, san Nicola, gerarca di Cristo e profumi il volto di chi con fede e affetto sempre festeggia la tua celebratissima memoria, liberando da sventure, pericoli e tribolazioni, o padre, con le tue preghiere al Signore. Portandone davvero il nome, apparisti forte vittoria nelle tentazioni per il popolo fedele, o san Nicola, vero servo di Cristo: dovunque infatti sei invocato, rapidamente previeni con affetto quanti accorrono alla tua protezione, poiché tu, rendendoti giorno e notte visibile alla fede, salvi da prove e sventure. Apparisti all’imperatore Costantino e ad Avlavio in sogno e riempiendoli di timore, così parlasti loro: Liberate in fretta dal carcere i prigionieri che ingiustamente trattenete, perchè non commisero nulla che meriti tale iniqua condanna a morte; se poi non ubbidirai, o sovrano, ricorrerò contro di te al Signore. Grande e fervido soccorritore sei per quanti sono nei pericoli, o glorioso san Nicola, sacro araldo di Cristo: per quanti sono sulla terra e in mare, per i vicini e i lontani, quale misericordiosissimo e potente intercessore; per questo qui convenuti gridiamo: prega il Signore di liberarci da ogni sventura.

Altri stichirà prosòmia. 
Tono 2. 
Con quali ghirlande di lodi. on quali ghirlande di lodi coroneremo il gerarca? Nella carne, a Mira e in spirito previene tutti quelli che sinceramente lo amano: conforto di tutti i tribolati, rifugio di tutti quelli che sono nei pericoli, torre di pietà e difensore dei fedeli, per il quale Cristo, che possiede la grande misericordia, ha abbattuto l’alterigia dei nemici. Con quali inni melodiosi loderemo il gerarca? L’avversario dell’empietà e difensore della pietà, capo nella Chiesa, grande combattente e maestro, che svergognò tutti gli eterodossi, il distruttore e ardente avversario di Ario, la cui alterigia Cristo, che possiede la grande misericordia, per lui ha abbattuto. Con quali canti profetici loderemo il gerarca? Lui che prevedeva le cose lontane e chiaramente le preannunciava vaticinando su di esse come presenti; ricco di grande misericordia percorreva tutta la terra e liberava tutti quelli che subivano ingiustizia; apparve in sogno all’imperatore di senno divino e liberò da ingiusta morte i prigionieri. Gloria. 
Tono pl. 2.
 Convenuti insieme, o amici della festa, celebriamo con lodi canore lo splendore dei gerarchi, la gloria dei padri, la fonte dei prodigi, il grandissimo soccorritore dei fedeli e diciamo: Salve, custode di Mira, suo venerabile vescovo e sua salda colonna; salve, astro fulgidissimo che fai risplendere di prodigi i confini della terra; salve, divina gioia dei tribolati e fervidissimo protettore di chi subisce ingiustizia; anche ora, Nicola beatissimo, non cessare di pregare Cristo Dio per quanti con fede e affetto sempre onorano la tua lieta e solennissima memoria. 

 E ora. Proeòrtion. Stesso tono. 
Preparati, o grotta: perchè viene l’agnella, portando in grembo Cristo; ricevi, o greppia, colui che con il verbo liberò noi abitanti della terra dal nostro agire contro ragione; pastori che pernottate nei campi, testimoniate il tremendo prodigio e voi, magi dalla Persia, offrite al Re oro, incenso e mirra: perché è apparso il Signore dalla Vergine Madre; inchinandosi davanti a lui come serva, la Madre lo ha adorato, dicendo a colui che portava fra le braccia: Come fosti in me seminato, o come in me fosti generato, mio Redentore e Dio? 

Ingresso, Luce gioiosa, prokìmenon e letture. Lettura dai Proverbi (passim).
Del giusto si fa memoria tra le lodi e la benedizione del Signore è sul suo capo. Beato l’uomo che ha trovato la sapienza e il mortale che conosce la prudenza. Meglio è trafficare per essa che per tesori d’oro e d’argento. Essa è più preziosa di pietre di gran valore: nulla di malvagio può opporsi ad essa; essa è ben nota a tutti coloro che le si accostano: nessun oggetto pregiato può starle a fronte. Dalla sua bocca infatti esce la giustizia e sulla lingua reca la legge e la misericordia. Ascoltatemi dunque, o figli, perchè dirò cose sante: e beato l’uomo che custodirà le mie vie. Perchè le mie uscite, sono uscite di vita, ed è pronta la benevolenza da parte del Signore. Perciò vi esorto e alzo la voce verso i figli degli uomini: Io, la sapienza, ho fondato il consiglio, la conoscenza e la riflessione, io le ho chiamate. Mio è il consiglio, mia la sicurezza, mia la prudenza, mia la forza. Io amo coloro che mi amano: quelli che mi cercano troveranno grazia. O semplici, imparate dunque la finezza e voi indotti, rendete assennato il cuore. Ascoltatemi ancora e dirò cose sante, svelerò con le mie labbra cose rette. La mia gola mediterà la verità: sono abominevoli davanti a me le labbra mendaci. Sono dette con giustizia tutte le parole della mia bocca, nulla vi è in esse di tortuoso o di perverso. Tutto è retto per chi comprende e diritto per quelli che trovano la conoscenza. Poiché io vi insegno cose vere, affinché la vostra speranza sia nel Signore e siate ripieni di Spirito. 

Lettura dai Proverbi (10,31-11,12)
La bocca del giusto stilla sapienza, ma la lingua dell’ingiusto perirà. Le labbra degli uomini giusti conoscono grazie, ma la bocca degli empi va in rovina. Le bilance false sono un abominio davanti al Signore, mentre il peso giusto gli è gradito. Dove entra la tracotanza, là entra anche il disonore, mentre la bocca degli umili medita la sapienza. La perfezione degli uomini retti li guiderà, ma l’inganno di quelli che agiscono con perfidia li deprederà. Non gioveranno le ricchezze nel giorno dello sdegno, ma la giustizia libererà da morte. Quando muore un giusto, lascia rammarico, mentre la perdizione degli empi è sempre pronta e causa soddisfazione. La giustizia dell’uomo senza macchia gli apre strade diritte, mentre l’empietà incontra l’ingiustizia. La giustizia degli uomini retti li libererà, mentre gli iniqui sono condannati dalla sconsideratezza. Quando un uomo giusto muore, non perisce la speranza, mentre perisce il vanto degli empi. Il giusto sfugge al laccio e al suo posto è consegnato l’empio. Nella bocca degli empi c’è una trappola per i cittadini, ma l’intelligenza dei giusti spiana il cammino. Coi beni dei giusti prospera la città, mentre ci si rallegra per la perdizione  degli empi. Con la benedizione degli uomini retti si innalza la città, ma con la bocca degli empi viene abbattuta. Chi manca di senno beffeggia i cittadini, ma l’uomo prudente si tiene in silenzio. 
Lettura dalla Sapienza di Salomone (4, 7-15)
Il giusto, quand’anche giunga a morire, sarà nel riposo: poiché vecchiaia venerabile non è quella di un lungo tempo di vita, né si misura col numero degli anni. Ma la prudenza equivale per gli uomini alla canizie ed età avanzata è una vita senza macchia. Divenuto gradito a Dio, è stato da lui amato e poiché viveva tra peccatori, è stato trasferito. E’ stato rapito perché la malizia non alterasse la sua intelligenza e l’inganno non sviasse la sua anima. Poiché il cattivo fascino del male oscura il bene e l’agitarsi della concupiscenza guasta la mente innocente. Reso in breve perfetto, ha portato a termine un lungo corso: la sua anima era infatti gradita al Signore, per questo si è affrettato a toglierlo di mezzo alla malvagità. I popoli hanno visto, ma non hanno compreso, né hanno posto mente a questo fatto: che grazia e misericordia sono con i suoi santi ed egli visita i suoi eletti. 
Alla Litì. Stichirà Idiòmela. Tono 1. 
Fissato lo sguardo al vertice della conoscenza e conosciuto l’insondabile abisso della sapienza, arricchisti oltre misura il mondo con i tuoi insegnamenti, o padre: supplica sempre Cristo per noi, o gerarca Nicola. Uomo di Dio e suo fedele servo, nonché amministratore dei suoi misteri e uomo dei voleri dello Spirito, colonna animata, icona vivente, la Chiesa di Mira compiaciuta ti ha posseduto qual divino tesoro e ambasciatore delle nostre anime. 
Tono 2. 
Canone di fede e icona di mitezza ti ha manifestato al tuo gregge Cristo Dio, o gerarca Nicola: infatti, ungendo di myron i Miresi, risplendi fulgido per le tue divine e rette azioni, o protettore degli orfani e delle vedove; non cessare dunque d’intercedere per la salvezza delle nostre anime. Padre Nicola, l’urna aromatica delle tue reliquie protegge Mira, per cui quanti furono ingiustamente condannati al carcere, liberasti da morte, catene e prigione apparendo in sogno all’imperatore; perciò anche ora, come un tempo e sempre, mostrati con la tua apparizione, intercedendo per le nostre anime. Padre Nicola, anche se Mira tacesse, il mondo intero, da te illuminato e il profumo del tuo myron così come la gran quantità dei tuoi miracoli griderebbe, sciogliendo inni d’esultanza con i condannati da te salvati; con i Miresi anche noi cantando gridiamo: intercedi per la salvezza delle nostre anime. 
Tono 4 
Padre Nicola, tu che sei urna aromatica del santissimo Spirito, cospargi unguenti come lieta primavera dei divini aromi di Cristo; divenuto, infatti, imitatore degli apostoli, percorri l’universo con i messaggi delle tue meraviglie; pertanto, apparendo in sogno ai lontani e ai vicini, hai riscattato da morte quanti con ingiusta sentenza stavano per essere uccisi, salvando in modo straordinario da molti pericoli chi ti aveva invocato; libera, dunque, per le tue intercessioni, da eventuali maltrattamenti anche noi, che senza sosta a gran voce a te ricorriamo. 
 Tono pl. 2. 
Bene, servo buono e fedele; bene, operaio della vigna di Cristo: hai portato il peso del giorno, hai moltiplicato il talento che ti era stato dato e non eri invidioso di quanti venivano dopo di te; per questo ti è stata aperta la porta dei cieli: entra nella gioia del tuo Signore e intercedi per noi, san Nicola. 
Tono pl. 4. 
Corresti verso la lode del Signore, o Nicola, in questa vita passeggera ed egli ti glorificò nella celeste e vera vita: perciò, essendoti acquistata la sua confidenza, intercedi per la salvezza delle nostre anime. Gloria. 
Tono pl. 4. 
Il frutto delle tue gesta di uomo forte, o beato padre, rallegrò le anime dei fedeli: chi, infatti, sentendo la tua smisurata umiltà, non è rimasto meravigliato della tua perseveranza e della benevolenza per i poveri e compassione per gli afflitti? Tutti divinamente ammaestrasti, o gerarca Nicola e ora, cinto di immarcescibile corona, preghi per le nostre anime. 
E ora. Prefestivo. Stesso tono
Betlemme, preparati, si appresti la mangiatoia, sia accogliente la grotta: è venuta la verità, l’ombra si è dileguata e Dio, nato dalla Vergine, si è manifestato agli uomini, prendendo le nostre sembianze e divinizzando quanto assunto, per cui Adamo è rinnovato con Eva e assieme gridano: sulla terra è apparsa la benevolenza per salvare la nostra stirpe. 
Allo stico, stichirà prosòmia. 
Tono pl. 1
Salve, tu che sei veramente. salve, sacro capo, puro ricettacolo delle virtù, divino canone del divinissimo sacerdozio, grande pastore, fulgidissima fiaccola, tu che porti il nome della vittoria, che ti chini compassionevole su chi prega, che ti pieghi alle suppliche dei deboli, liberatore sempre pronto, presidio di salvezza per tutti quelli che onorano con fede la tua augustissima memoria: implora Cristo, perchè sia donata alle nostre anime la grande misericordia. 
Stico. Preziosa davanti al Signore la morte del suo santo. 
Salve, intelletto sacratissimo, pura dimora della Trinità, colonna della Chiesa, sostegno dei fedeli, soccorso degli oppressi, astro che con i fulgori delle tue preghiere accette sempre dissolvi la tenebra delle tentazioni e tribolazioni, gerarca Nicola: porto placidissimo in cui trovano salvezza quanti, circondati dai marosi della vita, in esso si rifugiano; supplica Cristo di donare alle nostre anime la grande misericordia. Stico. I tuoi sacerdoti, Signore, si rivestiranno di giustizia e i tuoi santi esulteranno. Salve, tu che, pieno di zelo divino, liberasti dalla maligna accusa quanti stavano per morire ingiustamente, presentandoti in modo terribile in sogno; o Nicola, fonte che a Mira zampilla copiosamente unguenti profumati irrigando le anime e rimuovendo il fetore delle passioni; spada che recidi la zizzania dell’inganno; ventilabro che disperdi il pulviscolo degli insegnamenti di Ario; supplica Cristo di mandare sulle nostre anime la grande misericordia. 
Gloria. Tono pl. 2. 
Uomo di Dio e fedele suo servo, ministro del Signore, uomo dilettissimo, strumento di elezione, colonna e sostegno della Chiesa, erede del regno, non cessare di gridare per noi verso il Signore.  E ora. Prefestivo. Stesso tono. Vergine senza nozze, donde vieni? Chi ti ha generata? Chi è tua madre? Come puoi portare il Creatore tra le braccia? Come il tuo grembo è rimasto incorrotto? Vediamo compiersi in te sulla terra, o santissima, grandi, straordinari e tremendi misteri e prepariamo come cosa a te dovuta sulla terra la grotta, mentre chiediamo al cielo di apprestare la stella; vengono anche i magi dall’oriente della terra all’occidente per contemplare la salvezza dei mortali, un fanciullino che viene allattato. 
Apolytìkion. Tono 4. C
Canone di fede, icona di mitezza, maestro di continenza ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti; per questo con l’umiltà hai acquisito la gloria, con la povertà la ricchezza, o padre e gerarca Nicola. Prega Cristo Dio di salvare le nostre anime. Theotokìon
Il mistero dall’eternità nascosto e ignoto agli angeli grazie a te, Madre di Dio, fu rivelato agli abitanti della terra: Dio incarnato, in unione senza confusione, Dio che per noi volontariamente accettò la croce e risuscitando con essa il primo uomo creato, salvò dalla morte le nostre anime.

Al Mattutino. 
Dopo la prima sticologia, kàthisma. 
Tono 1. I soldati a guardia. 
Rifulgi sulla terra con i raggi dei prodigi, Nicola sapiente e muovi ogni lingua a glorificare e lodare colui che ti glorificò sulla terra: supplicalo di liberare da ogni angustia quanti con fede e affetto onorano la tua memoria, oracolo dei padri. 
 Theotokìon. Stesso tono. 
Maria, augusta dimora del Sovrano, facci risorgere dalla voragine di tremenda disperazione, colpe e tribolazioni in cui siamo caduti: perchè tu sei salvezza, aiuto, potente difesa dei peccatori e salvi i tuoi servi. 
Dopo la seconda sticologia, kàthisma. 
Tono 4. Sei apparso oggi. 
Difendi i fedeli, proteggendoli e custodendoli, o beato e manifestamente liberandoli da ogni tribolazione, o splendido vanto e gloria dei gerarchi, o Nicola santo. 
Theotokìon. Stesso tono. 
Invincibile difesa di quanti sono nelle angustie, pronta intercessione per quanti in te sperano, liberami dai pericoli e non trascurarmi, soccorso di tutti. 
Dopo il polyèleos, kàthisma. 
Tono 4. Presto intervieni. 
Divenisti fervidissimo difensore della Chiesa di Cristo, distruggendo con franchezza le empie dottrine delle eresie, o Nicola e ti rivelasti a tutti come canone d’ortodossia, pregando per tutti quelli che si fanno guidare dai tuoi divini insegnamenti. 
Theotokìon, stessa melodia. 
Presto accogli, o Sovrana, le nostre suppliche e presentale al tuo Figlio e Dio, o Signora purissima; sciogli le difficoltà di quanti a te accorrono, sventa le insidie e gli attacchi sfrontati, o Vergine, di quanti ora si armano contro i tuoi servi. 
Anavathmì. Antifona 1 del tono 4. 
Prokìmenon. Tono 4. 
Preziosa davanti al Signore la morte del suo santo. Stico. Che cosa renderemo al Signore per tutto 
ciò che ci ha dato? 
Ogni spirito e il vangelo secondo Giovanni (10,1-9). 
Disse il Signore ai giudei venuti da lui: In verità, in verità vi dico, chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 
Salmo 50. GloriaPer l’intercessione del gerarca. E ora. Per l’intercessione della Madre di Dio.
 Poi lo stico: Pietà di me, o Dio. 
Idiòmelon. Tono pl. 2. 
Bene, servo buono e fedele; bene, operaio della vigna di Cristo: hai portato il peso del giorno, hai moltiplicato il talento che ti era stato dato e non sei stato invidioso di quanti venivano dopo di te per questo ti è stata aperta la porta dei cieli; entra nella gioia del tuo Signore e intercedi per noi, san Nicola. Il canone della madre di Dio con gli Irmì per sei tropari e del santo per 8 tropari. 

 Canone della Madre di Dio. 
Ode 1. Tono 1. Irmòs. 
Un inno di vittoria cantiamo tutti a Dio, che ha operato meravigliosi prodigi con braccio potente e ha salvato Israele, perché si è glorificato. Tu che generasti l’infinita Sapienza, mandami una goccia di sapienza, o maestosa fonte sgorgante grazie, per poter inneggiare al mare dei tuoi favori. Sciolgo inni a te, da tutti magnificata, cui inneggiano le schiere degli angeli quale Genitrice del Dio, da tutti grandemente magnificato e a cui inneggia tutto il creato, perché si è glorificato. 
Canone del santo il cui acrostico è: A te, Nicola, canto una divina melodia. Poema di Teofane 
Ode 1. Tono 2. Irmòs. 
L'immane potenza travolse nell’abisso un tempo tutte le schiere del faraone; ma il Verbo incarnato ha annientato il peccato nefando, lui, il Signore glorioso, perché grandemente si è glorificato. Tu che, incoronato dinanzi al tribunale di Cristo, o sapientissimo Nicola, sei presente con le schiere degli angeli, fammi dono della luce che rischiari l’oscurità dell’anima mia, per poter celebrare nella gioia la tua festa, o beatissimo. Il Signore che glorifica tutti quelli che lo glorificano, ha dato te ai fedeli come rifugio, per liberare dalle tentazioni quanti ricorrono al tuo aiuto e t’invocano con fede e devozione, gloriosissimo Nicola. 
Theotokìon. 
Suscitandomi il desiderio di essere simile al Creatore, il maligno serpente mi rapì schiavo; per tuo mezzo ora, o purissima, sono stato chiamato ad essere realmente divinizzato: tu, infatti, Madre di Dio, generasti colui che mi ha divinizzato. 
Altro canone del santo il cui acrostico segue l’alfabeto eccetto negli inni triadikà e nei theotokìa. Ode 1. Tono 1. Irmòs. 
Cristo nasce, glorificate; Cristo scende dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi. Cantate al Signore da tutta la terra e con letizia celebratelo, o popoli, perché si è glorificato. Alla tua sublimità ispirata a Dio, o Nicola, con lingua e labbra imbarazzate vengo a presentare un breve elogio e una supplica; e tu, munifico qual sei, donami il Salvatore e clemente Dio. Benché mortale, sulla terra sei apparso celeste come un angelo: grandissimo difensore delle vedove, vindice degli affranti, di tutti gli afflitti aiuto nei pericoli, o padre Nicola. Sono note a tutti quelli che stanno sotto il sole, o beatissimo Nicola, le tue meraviglie, l’oceano dei tuoi meriti: difensore dei poveri, nutritore di orfani e vedove, guida dei ciechi e protettore di tutti. 
Triadikòn. Adoro la Trinità increata: Padre e Figlio e Spirito, semplice sostanza divina, natura indivisa essenzialmente, tre ipòstasi distinte, ma indivise. Theotokìon. Concepisti misteriosamente il Verbo, uno della Trinità o purissima e lo generasti nella carne, rimanendo dopo il parto come prima: supplica sempre per noi il tuo Figlio e Dio. Katavasia. Cristo nasce, glorificate; Cristo scende dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi. Cantate al Signore da tutta la terra e con letizia celebratelo, o popoli, perché si è glorificato. 
Canone della Madre di Dio. Ode 3. Irmòs. 
Si rinsaldi il mio cuore nella tua volontà, o Cristo Dio, che sulle acque consolidasti il secondo cielo e sulle acque stabilisti la terra, o Onnipotente.  
Venga da me lodata la Madre di Dio, cielo purissimo, reggia del Re, paradiso colmo di vere attrattive ed olezzante, speranza dei cristiani. Con il verbo generasti il Verbo, che con il verbo chiamò all’essere ogni natura ragionevole e irragionevole, liberando dall’irragionevolezza i mortali, o Benedetta. 
Canone del santo. E’ fiorito come giglio. beato Nicola, tu che divenisti autentico discepolo del Signore, salvi dai gravi pericoli e da morte crudele quanti a te ricorrono. Sii propizio ai tuoi servi concedendo, o Buono, il perdono delle colpe, per intercessione del tuo servo Nicola, o misericordiosissimo. 
Theotokìon. 
Calma il tumulto delle mie passioni e governa la mia vita, o Signora santissima, che generasti Cristo, in cui si è confermato il mio cuore. 
Altro canone del santo. Al Figlio che prima. Dotato il tuo cuore, o divinamente sapiente, dell’attestato di molte virtù, segnato dal dito immortale e immacolato di Cristo Dio, o Nicola, stilli nelle tue parole scelto favo e dolce miele. La grazia evidenziò su di te straordinarie meraviglie: la tua luminosa condotta, o Nicola, rifulge e illumina le anime più di qualunque oggetto aureo, per il fulgore del divino Spirito. Tu zelante, vivi anche dopo la morte; apparso in sogno veridico, salvasti da morte in modo inatteso i giovani, gridando energicamente all’imperatore: Non essere ingiusto con gli uomini accusati per invidia. 
Triadikòn. Trinità santissima, Dio nostro, Padre e Figlio e Spirito vivificante, sii mi propizio: con colpe  incommensurabili ho macchiato la mia vita; custodiscimi in ogni luogo e sempre immune da afflizione. 
Theotokìon.
 Concedi, o Madre di Dio, la speranza della salvezza ai tuoi servi ed apprestati a custodirli e ad aiutarli con la tua premurosa intercessione nelle necessità e nei pericoli; tu, infatti, sei il vanto di noi fedeli, o sposa divina. 
Katavasia. Al Figlio che prima dei secoli immutabilmente dal Padre è stato generato e negli ultimi tempi dalla Vergine, senza seme, si è incarnato, a Cristo Dio acclamiamo: Tu che hai innalzato la nostra fronte, santo tu sei, Signore. 

Kàthisma. Tono pl. 4. Ineffabilmente concepita.
 Fiume colmo di rimedi e fonte inesauribile di meraviglie ti rivelò, o Nicola, l’abisso della misericordia; quanti, infatti, sono oppressi duramente da gravi malattie e provati crudelmente dalle disgrazie della vita, trovano nella tua fervida protezione un farmaco che lenisce ogni afflizione; per questo a te gridiamo; prega Cristo Dio di donare remissione delle colpe a quanti festeggiano con affetto la tua santa memoria. 
Gloria. E ora. Theotokìon. Stesso tono. Ineffabilmente concepita in grembo la Sapienza, il Verbo, Madre di Dio, partoristi al mondo colui che regge il mondo e tenesti tra le braccia colui che sostiene l’universo, che tutti nutre, l’Artefice del creato; per questo ti scongiuro, Vergine santissima, di liberarmi dalle colpe per il giorno in cui dovrò presentarmi al mio Creatore: Sovrana, Vergine pura, dammi allora il tuo aiuto, perchè tu puoi tutto ciò che vuoi, o degna d’ogni canto. 
 Canone della Madre di Dio. Ode 4. Irmòs. Prevedendo in ispirito, o profeta Avvacùm, l’incarnazione del Verbo, hai annunziato gridando: quando si avvicineranno gli anni sarà reso noto, quando giungerà il tempo verrà fatto rivelare. Gloria alla tua potenza, o Signore. Per suggerimento del serpente, o castissima, Eva diviene causa di morte per gli uomini; tu, invece, o Vergine, che con il verbo generasti il Verbo, ti rivelasti difesa ospitale di immortalità e vita; perciò giustamente ti inneggiamo. In ispirito i profeti ti previdero, o casta: monte, porta, altare, arca santa, candelabro, trono di vita, vaso e scanno per commensali, Madre di Dio, manifestandoti nei simboli, di cui vediamo il compimento. 
Canone del santo. Sei venuto dalla Vergine. 
Avendo conversato castamente con i raggi dello Spirito, divenisti portatore di luce, illuminando i confini del mondo, presente a tutti e salvando quanti a te ricorrono con fede. Come apparisti una prima volta, liberando da morte i giovani, o beato, così anche ora salvami da ogni difficoltà, tentazioni e pericoli, o beatissimo. Hai fatto rifulgere lo splendore delle virtù, o beatissimo, divenendo insuperabile imitatore del tuo Sovrano; invocato, quindi, salva quanti ti glorificano con pietà e fervore. 
Theotokìon. 
Su di te scese il Sovrano e Signore, prendendo corpo in te e salvò nella sua infinita misericordia tutta l’umanità: per questo a te grido: Salve, Madre di Dio pura! 
 Altro canone del santo. Virgulto dalla radice. Prontamente salvò la mia sola invocazione a te rivolta, fra tutte le insinuazioni dei nemici, quanti a te gridarono con fervore, o Nicola: come prima liberasti i condottieri, anche ora salva noi da ogni crudele circostanza. Posto dinanzi al trono divino, non cessare di intercedere senza sosta, o sapiente, per tutti noi, tuoi fedeli devoti, o ammirabile Nicola, affinchè possiamo essere liberati dal fuoco eterno e dai nemici, dal negativo giudizio e dal danno. In ogni luogo fai sgorgare guarigioni per quanti con fede a te accorrono e liberi tutti dalle catene; per questo cambia la nostra tristezza in gaudio, o luminoso Nicola, per le bene accette suppliche, annientando l’orgoglio dei nostri nemici. Triadikòn. Onoro il principio della Divinità senza principio, Padre, Figlio e Spirito santissimo; venero l’artefice di tutte le cose, uno indiviso, sempre distinto in tre fattezze e ipòstasi, unico regno indivisibile. 
Theotokìon. Apparisti, o fanciulla, Genitrice di Dio al di sopra dei mortali, superiore agli stessi angeli: concepisti infatti nel tuo grembo il Fattore di tutto, rivestito della natura umana, generandolo senza concorso umano: oh straordinaria nuova visione! Katavasìa. Virgulto dalla radice di Iesse e fiore che da essa procede, o Cristo, dalla Vergine sei germogliato, dal boscoso monte adombrato, o degno di lode: sei venuto incarnato da una Vergine ignara d’uomo, tu, immateriale e Dio. Gloria alla tua potenza, Signore. 
Canone della Madre di Dio. Ode 5. Irmòs. 
Fai brillare la tua splendente inaccessibile luce su di noi, che dal mattino meditiamo sulle disposizioni P F 18 dei tuoi comandamenti, Signore amico degli uomini, Cristo nostro Dio. Quale maestosa arca di santificazione, fiammeggiante santo trono e reggia santificata, o Sovrana, hai portato in te Dio onnipotente. Apparisti ineffabilmente, o sola purissima, Madre ignara di uomo tra le vergini e poi nuovamente Vergine tra le madri: generasti, infatti, Dio che può mutare le nature. 
Canone del santo. Tu sei mediatore. 
Brillando con una condotta degna di Dio, o beatissimo, apparendo loro liberasti i condannati a morte con ingiusta sentenza, che gridavano a Cristo Signore: all’infuori di te non conosciamo altro Dio. Contemplando ora nei cieli la gloria eterna e deliziandoti della luce brillantissima dell’indicibile e divino splendore, proteggimi con il tuo aiuto, o augusto santo servo di Cristo. 
Theotokìon. Per restituire l’antico splendore alla tua immagine, o Salvatore, presa carne, all’insaputa delle potenze celesti, dalla Vergine, con sofferenze apparisti a quanti a te gridano: altro Dio all’infuori di te non conosciamo. 
Altro canone del santo. Dio della pace. 
Proclamano ora le tue meraviglie, o padre, la grande metropoli di Mira e la regione della Licia e tutti i popoli i tuoi prodigi, per i quali liberasti tutti da afflizioni e dolori, o ammirabile Nicola. Libera anche noi da ogni pericolo per la tua intercessione, o Nicola, rifugio delle vedove, padre degli orfani, ottimo aiuto degli afflitti, consolatore di quanti sono in lutto, pastore e guida di tutti gli erranti. Dalla terra fosti trasferito in dimore immateriali, dove, divenuto emulo delle angeliche schiere, contempli l’indicibile bellezza di Cristo; per questo, esultando con gli apostoli e i martiri, o padre Nicola, supplica con insistenza per noi il Salvatore. Triadikòn. Desidero esaltare in modo manifesto le tre ipòstasi coeterne, dello stesso trono dell’unica indivisibile Divinità, dalla quale dal nulla sono stato tratto all’esistenza, esclamando con gli angeli: santo, santo, santo sei, Signore. 
Theotokìon. Salvezza dei mortali e speranza di tutti, che prontamente prevede e scampa, anche ora muoviti a pietà di noi che a te gridiamo, o purissima e che t’invochiamo in ogni circostanza: altra protezione, infatti, dopo Dio, noi non abbiamo. 
Katavasìa. Dio della pace, Padre delle misericordie, tu ci hai inviato l’angelo del tuo gran consiglio per donarci pace; guidati dunque alla luce della conoscenza di Dio, vegliando sin dai primi albori, noi ti glorifichiamo, amico degli uomini. 
Canone della Madre di Dio. Ode 6. Irmòs.
 Imitando il grande profeta Giona esclamo: libera la mia vita dalla corruzione, o Buono e salva, o Salvatore del mondo, me che grido: Gloria a te. Protezione dei fedeli, gioia degli afflitti, riempi di gaudio e letizia spirituale i tuoi servi che confidano nella tua protezione. Io canterò il cielo spirituale, il tempio puro, l’arca santa, il delizioso paradiso di Dio, in cui si trova l’albero della vita. 
Canone del santo. Avvolto dall’abisso. 
E' stata posta degnamente su di te la corona della vittoria, per cui, quale ottimo vincitore, salva  quanti t’invocano. O beato, mostrandoti, salva me morto per le colpe e sommerso dalle onde delle passioni, guidandomi verso il porto del divino volere. 
Theotokìon. 
In te ho posto le speranze della salvezza, Madre sempre vergine, te pongo quale sicura e inconcussa protezione della mia vita. Altro canone del santo. Il mostro marino. Novello Abramo ti rivelasti, avendo presentato al tuo Signore, quale unigenito figlio, l’intelletto, offrendo sempre sacrifici incruenti e pertanto sei stato benedetto come ospitale e divenisti dimora divina e irreprensibile della Trinità, o padre Nicola. Operi insoliti e mirabili prodigi su tutta la terra e nei mari lontani per i viandanti in pericolo, accogliendo le suppliche: ti sei, infatti, mostrato medico dei malati, sostenitore dei miseri, tu che porti come nome “Vittoria del popolo” fedele contro i nemici. Prevedendo il futuro con l’occhio dell’intelletto, colmasti tutti di retti dogmi, annunziandoci il Figlio consustanziale al Padre; annientasti così la frenesia di Ario e proponesti i tuoi venerati insegnamenti quale colonna dell’ortodossia. 
Triadikòn. Venero e onoro la Trinità indivisibile, distinta in tre ipòstasi, ma sempre unita nell’essenza e nella natura, come unico principio: il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, che domina tutto con onnipotenza e che ogni realtà governa come vuole. 
Theotokìon. O Purissima, chinando i cieli, Cristo di sua volontà interamente dimorò nel tuo grembo: non sopportò veder tiranneggiata dall’errore l’opera delle proprie mani, per cui sotto forma di servo venne a liberare la stirpe umana. 
Katavasìa. Il mostro marino, dalle sue viscere, ha espulso come embrione Giona, quale lo aveva ricevuto; il Verbo, dopo aver dimorato nella Vergine e avere assunto la carne, da lei è uscito, custodendola incorrotta: poiché egli ha preservato la madre indenne dalla corruzione cui non era sottostata. 
Kontàkion. Tono 3. La Vergine oggi. 
Mira, o santo, ti sei mostrato sacerdote: oggi infatti, compiendo il vangelo di Cristo, hai dato la vita per il tuo popolo, hai salvato gli innocenti dalla morte. Per questo sei stato santificato, quale grande iniziato della divina grazia. 
Ikos. 
Inneggiamo ora con cantici al gerarca, che in Mira, o popoli, fu pastore e maestro, affinchè possiamo risplendere per le sue intercessioni: ecco, infatti, egli è apparso interamente illibato, puro di spirito, presentando a Cristo un sacrificio immacolato, sincero ed accetto a Dio, come sacerdote purificato nello spirito e nel corpo. Egli pertanto appare interamente patrono della Chiesa e difensore di essa, quale grande iniziato ai misteri della divina grazia. 
Sinassario.
 Il sesto giorno di questo mese memoria del santo nostro padre Nicola, arcivescovo di Mira di Licia, il taumaturgo. Stichi. O Nicola, in terra hai goduto grande stima e separandoti dalla terra vivi per intercedere. Nel sesto giorno avviene il termine della vita di Nicola. Memoria del neomartire Nicola Karàmanos, che subì il martirio a Smirne nel 1657. Lo stesso giorno memoria della liberazione dal terremoto avvenuta per amore del genere umano.  Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn. 
Canone della Madre di Dio. Ode 7. Irmòs. 
La fornace, o Salvatore, è colma di rugiada e i fanciulli esultano cantando: benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri. L’Altissimo ti rivelò paradiso vivente, o casta, talamo ricolmo di grazie, aurea veste purpurea e cielo. Rendi salda la mia mente instabile e la mia ragione turbata e collocami sulla salda roccia con la tua protezione, Madre sempre vergine. Canone del santo. L’empio decreto. Sono caduto gravemente colpito sul taglio delle tentazioni e, cedendo allo scoraggiamento, sono giunto alle porte degl’inferi; con le tue preghiere, o beato, salvami e rialza colui che canta; benedetto sei tu, Dio dei nostri padri. Splendido per i bagliori immateriali della luce intramontabile, libera quanti soffrono nelle tenebre delle afflizioni e guida alla luce della letizia quanti cantano: benedetto sei tu, Dio dei nostri padri. 
Theotokìon. 
O Genitrice di Dio, supplica Cristo, tuo Figlio e Dio, di riscattare per il suo sangue prezioso quanti si macchiarono di gravi colpe per gli inganni del serpente, ma che ora cantano: benedetto sei tu, Dio dei nostri padri. Altro canone del santo. I fanciulli allevati. Padre Nicola, guarendo le infermità della mia anima ti rivelasti il miglior medico di tutte le malattie più difficili; concedimi di gridare con vigore: Dio dei nostri padri, tu sei benedetto. Riscattando da morte un tempo i condottieri, o santo, li stimolasti a inneggiare e glorificare Cristo  Salvatore e, con fede ardente, a gridare a te: o sapiente, ti esaltiamo quale benefattore. Sfiorando misticamente con le tue labbra il vaso della sapienza, padre Nicola, vi hai succhiato zampilli d’ambrosia, più che miele e favo, gridando ai popoli: Dio dei nostri padri, tu sei benedetto. Triadikòn. A te inneggiamo, Trinità tre volte santa, Monade consustanziale trifulgente, Padre, Figlio e Spirito Santo, a cui tutti noi battezzati cantiamo: Dio dei nostri padri, tu sei benedetto. 
Theotokìon. Accogliendo le preghiere di tutti, Madre di Dio, supplica tuo Figlio e Dio di liberare dalla condanna quanti giustamente ti venerano ed esclamano; Dio dei nostri padri, tu sei benedetto. 
Katavasìa. I fanciulli allevati nella pietà, disprezzando un empio comando, non si lasciarono atterrire dalla minaccia del fuoco, ma stando tra le fiamme cantavano: O Dio dei padri, tu sei benedetto. 
Canone della Madre di Dio. Ode 8. Irmòs. 
Colui che gli angeli e tutte le schiere temono, quale Creatore e Signore, inneggiate, o sacerdoti, glorificate, o fanciulli, benedite, popoli ed esaltatelo per tutti i secoli. Quale vivente talamo, soffice veste purpurea, clamide intessuta di porpora e d’oro, apparisti, o Vergine, al Re dell’universo, quale porpora da cui venne intessuta la carne del Verbo Dio e uomo. Concepisti, o purissima, l’immutabile, che come Creatore e Dio, ineffabilmente con la sua mano regge tutto il creato e in modo incomprensibile diviene mortale per noi e come noi. 
Canone del santo. Un tempo a Babilonia. 
Tu che sei benevolo e compassionevole, o beato, libera quanti sono immersi nel profondo delle  tentazioni dei mali che li opprimono, ottenendone la liberazione in forza delle tue intercessioni a Cristo Salvatore, o depositario dei sacri misteri. Iniziatore delle realtà che oltrepassano ogni mente, ministro delle realtà sante e celesti, divinamente sapiente e fedele gerarca, domanda al Salvatore la remissione delle nostre colpe, o gerarca santo. 
Theotokìon. Caduto nel profondo dell’ignominia e da qui travagliato da diversi mali, la mia mente ora è indebolita, ma tu, Vergine circonfusa dalla luce dell’impassibilità, risanami. 
Altro canone del santo. La fornace che effondeva. Tutta la folla degli asceti, gli ordini dei patriarchi e degli apostoli, la moltitudine dei sacerdoti e dei martiri, l’assemblea dei profeti, esaltano la tua divina condotta; con loro anche noi ti preghiamo: non mancare di supplicare sempre il Signore perché ci preservi da ogni danno. Eccelso Verbo, Sovrano onnipotente, per le preghiere del santo pastore, rendi serena la vita di tutti i cristiani, concedendo al pio imperatore, ti preghiamo, vittoria e forza contro i barbari, perché tutti inneggiamo ed esaltiamo nei secoli la tua potenza. Splendente luce inaccessibile, o padre, illumini le anime degli afflitti, dileguando ogni oscurità e tenebra delle tentazioni, facendo sempre rifulgere i raggi della gioia, nei quali splendidamente raggianti gridiamo; il creato benedica il Signore e lo esalti in tutti i secoli. 
Triadikòn. Celebriamo con fede la vita e l’esistenza e l’una e trina luce, la Trinità, secondo gli insegnamenti sommamente divini dei padri: il Padre e il Figlio e il santo Spirito; con loro piamente cantiamo: tutto il creato benedica il Signore e lo esalti in tutti i secoli. 
Theotokìon. Il roveto prefigurò, o fanciulla pura, il tipo di un fatto insolito, ardendo un tempo senza consumarsi sul monte Sinai, prefigurando il mistero del tuo parto: il fuoco della Divinità che abitò in te, infatti, ti serbò incorrotta; per questo a te inneggiamo in tutti i secoli. 
Katavasìa. La fornace che effondeva rugiada è stata immagine di una meraviglia che oltrepassa la natura: essa infatti non bruciò i giovani che aveva ricevuto, come neppure il fuoco della divinità bruciò il grembo della Vergine in cui era disceso; noi dunque inneggiando cantiamo: Tutta la creazione benedica il Signore e lo sovresalti per tutti i secoli. 
Canone della Madre di Dio. Ode 9. Irmòs. Magnifichiamo, o fedeli, la fonte perenne che ha accolto la vita, la luminosa lampada aurea, il tempio spirituale, l’arca immacolata, colei che è più ampia del cielo e della terra, la Madre di Dio. Con la fonte della tua grazia, irriga me, arso dalle fiamme delle sventure e orribilmente ustionato, tu che sei fonte zampillante grazie, avendo generato il fiume delle grazie, da cui chi beve mai più avrà sete. Quale splendido talamo dello Sposo, reggia spirituale del Sovrano, porpora tessuta d’oro, dimora soave di Cristo, Signore di tutti, salva me, tuo supplice. 

Canone del santo. Il Figlio dell’eterno.
 Illuminato dalle luci della grazia e divenuto chiaramente luminare di pietà, salvi i tribolati dalle tentazioni, liberi gli immersi nel profondo del mare e nutri inaspettatamente i colpiti dalla carestia, o beatissimo sapiente in Dio.  Tu che ora dimori nel paradiso della delizia, che puoi godere chiaramente l’indicibile gloria, riguarda dalle volte celesti quanti ti inneggiano, liberandoli dalle passioni, o beatissimo ispirato da Dio. 
Theotokìon. 
O castissima Madre di Dio, generasti il Verbo, sapienza e forza consustanziale al Padre, che dal tuo immacolato grembo si preparò il proprio tempio, unendosi a questo con indissolubile vincolo. Altro canone del santo. Vedo un mistero. 
Rallegratevi in spirito, voi tutti che celebrate questa festa, esultate raggianti, cieli e anche voi, monti e colli, chiese e cori delle vergini e degli asceti nel commemorare il beatissimo, per il quale tutti qui convenuti magnifichiamo il Salvatore. Sciolgano inni i confini tutti della terra e voi, che con serti di lode ornate manifestamente il capo di Nicola, servo di Cristo Dio, per il quale siamo liberati dalle passioni e dai pericoli. Degnati di accettare, o Nicola, l’inno di questo breve lavoro così come Cristo gradì i due centesimi della vedova: non disdegnare questa iniziativa, che abbiamo osato affrontare, o beatissimo, non per vanagloria, ma per zelo. 
Triadikòn. Unita da consustanziale volontà, la Trinità viene distinta di nuovo indivisibilmente nelle ipòstasi, mantenendo sempre la potenza: il Padre e il Figlio e lo Spirito vivificante, l’unico Dio in tre ipòstasi, che noi magnifichiamo. 
Theotokìon. Fu salvato tutto il creato nel tuo parto e il Signore tolse in te pianto e gemito e ogni lacrima in qualsiasi modo dal volto, o castissima Madre di Dio purissima e noi debitamente ti ricambiamo. 
Katavasìa. Vedo un mistero strano e portentoso: cielo, la grotta, trono di cherubini, la Vergine e la  greppia, spazio in cui è stato posto a giacere l’Incontenibile Cristo Dio, che noi celebriamo e magnifichiamo.
Exapostilarion. 
Udite, donne. Celebriamo tutti il grande pastore e gerarca Nicola, Vescovo di Mira: ha salvato molti uomini che ingiustamente dovevano morire ed è apparso in sogno all’imperatore e ad Avlavio per annullare l’iniqua sentenza. 
Stesso tono. 
Con i prodigi grandemente ti ha esaltato il Signore, o gerarca Nicola e in questa vita e dopo; chi, infatti, avendo solo invocato il tuo santo nome con tutta fede, non è stato esaudito, trovando in te un fervido protettore? 
Theotokìon. Stessa melodia. 
Tu che partoristi Cristo, sapienza enipostatica, Verbo sovrasostanziale e medico di tutti, sana, o Vergine, le dolorose piaghe e ferite croniche della mia anima e fa’ cessare gli sconvenienti pensieri del mio cuore. 
Alle lodi sostiamo allo stico 4 e cantiamo le stichirà prosòmia. 
Tono 1. Esultanza delle schiere celesti. 
Volando intorno ai fiori della Chiesa, come ape del celeste alveare degli angeli, Nicola beatissimo, gridi sempre a Dio per tutti noi, che siamo tra le angustie, i pericoli e le prove e ci riscatti con la tua intercessione. Hai reso più luminoso lo splendore della veste sacra con le virtù della vita attiva, o padre teoforo: perciò tu compi per noi il divino ufficio dei portenti,  o sacro ministro di celebrati miracoli, liberandoci dalle sventure. Aggirandoti tra le bellezze delle realtà invisibili, hai contemplato quella tremenda gloria, o santo dei santi: per questo ci annunci, o sacratissimo, le celesti rivelazioni di quelle visioni perenni. Come ti presentasti in sogno al pio imperatore e liberasti i prigionieri dalla morte, o padre, così intercedi senza sosta affinché, per le tue preghiere, anche ora siamo liberati da tentazioni, pericoli e dolori, noi che come conviene ti celebriamo. 
Gloria. Tono pl. 1. 
Diamo il segno con la tromba dei canti, tripudiamo festosamente e danziamo esultanti per l’annuale solennità del padre teoforo; re e principi accorrano insieme e celebrino colui che, presentandosi tremendamente in sogno, persuase l’imperatore a liberare i tre condottieri tenuti in prigione innocenti; pastori e maestri, conveniamo insieme per lodare il pastore emulo del buon pastore; i malati facendo l’elogio del medico, quanti sono nei pericoli, del liberatore, i peccatori, dell’avvocato, i poveri, del tesoro, gli afflitti, del conforto, i viaggiatori, del compagno di viaggio, quanti sono in mare, del nocchiero: tutti, facendo l’elogio del grandissimo gerarca, che ovunque a noi fervido accorre, così diciamo: santissimo Nicola, affrettati a liberarci dall’angustia presente e con le tue suppliche salva il tuo gregge. 
E ora. Theotokìon. 
Diamo il segno con la tromba dei canti: perchè, affacciandosi dall’alto, la Vergine Madre regina dell’universo corona di benedizioni quanti a lei inneggiano; re e principi accorrano insieme e acclamino con inni la Regina che partorì il Re che, nel suo amore per gli uomini, si compiacque di liberare i prigionieri della morte; pastori e maestri conveniamo insieme per celebrare la purissima Madre del buon pastore; facendo l’elogio, con canti ispirati, del candeliere d’oro della nube luminosa, di colei che è più ampia dei cieli, dell’arca vivente, del trono di fuoco del Sovrano, dell’urna d’oro della manna, della porta chiusa del Verbo, del rifugio di tutti i cristiani, così diciamo: Reggia del Verbo, rendi degni noi miseri del regno dei cieli: nulla è impossibile con la tua mediazione. 
Grande dossologia, apolytìkion e congedo. Viene poi distribuito il santo olio ai fratelli dalla lampada del santo, mentre vengono cantati questi idiòmela. 
Tono pl. 2. Di Sergio. 
Bene, servo buono e fedele; bene, operaio della vigna di Cristo: hai portato il peso del giorno, hai moltiplicato il talento che ti era stato dato e non sei stato invidioso di quanti venivano dopo di te per questo ti è stata aperta la porta dei cieli; entra nella gioia del tuo Signore e intercedi per noi, san Nicola. 
Tono pl. 4. 
Corresti verso la lode del Signore, o Nicola, in questa vita passeggera ed egli ti glorificò nella celeste e vera vita: perciò, essendoti acquistata la sua confidenza, intercedi per la salvezza delle nostre anime. 
Gloria. Tono pl. 4. 
Il frutto delle tue gesta di uomo forte, o beato padre, ha allietato le anime dei fedeli: chi, infatti, sentendo la tua smisurata umiltà, non è rimasto meravigliato della tua perseveranza e della benevolenza per i poveri e della compassione per gli afflitti? Tutti hai divinamente ammaestrato, o gerarca Nicola e ora, cinto di immarcescibile corona, intercedi per le nostre anime.
 E ora. Stesso tono
Sovrana, accetta le preghiere dei tuoi servi e liberaci da ogni necessità e afflizione. 
Alla Liturgia i Typikà dal canoni, odi 3 e 6.