SAN GIOVANNI CRISOSTOMO
Educato dalla madre, S. Antusa, Giovanni (nato ad Antiochia, probabilmente nel 349) negli anni giovanili condusse vita monastica in casa propria. Poi, mortagli la madre, si recò nel deserto e vi rimase per sei anni, dei quali gli ultimi due li trascorse in solitario ritiro dentro una caverna, a scapito della salute fisica. Chiamato in città e ordinato diacono, dedicò cinque anni alla preparazione al sacerdozio e al ministero della predicazione. Ordinato sacerdote dal vescovo Fabiano, ne diventò zelante collaboratore nel governo della chiesa antiochena. La specializzazione pastorale di Giovanni era la predicazione, in cui eccelleva per doti oratorie e per la sua profonda cultura. Pastore e moralista, si mostrava ansioso di trasformare il comportamento pratico dei suoi uditori, più che soffermarsi sulla esposizione ragionata del messaggio cristiano.
Nel 398 Giovanni di Antiochia - il soprannome di Crisostomo, cioè, Bocca d'oro, gli venne dato tre secoli dopo dai bizantini - fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla prestigiosa cattedra di Costantinopoli. Nella capitale dell'impero d'Oriente Giovanni esplicò subito un'attività pastorale e organizzativa che suscita ammirazione e perplessità: evangelizzazione delle campagne, creazione di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili al richiamo della ricchezza. I sermoni di Giovanni duravano oltre un paio d'ore, ma il dotto patriarca sapeva usare con consumata perizia tutti i registri della retorica, non certo per vellicare l'udito dei suoi ascoltatori, ma per ammaestrare, correggere, redarguire. Predicatore insuperabile, Giovanni mancava di diplomazia per cautelarsi contro gli intrighi della corte bizantina. Deposto illegalmente da un gruppo di vescovi capeggiati da quello di Alessandria, Teofilo, ed esiliato con la complicità dell'imperatrice Eudossia, venne richiamato quasi subito dall'imperatore Arcadio, colpito da varie disgrazie avvenute a palazzo. Ma due mesi dopo Giovanni era di nuovo esiliato, dapprima sulla frontiera dell'Armenia, poi più lontano, sulle rive del Mar Nero.
Durante quest'ultimo trasferimento, il 14 settembre 407, Giovanni morì. Dal sepolcro di Comana, il figlio di Arcadio, Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del santo a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438, tra una folla osannante. Dei numerosi scritti del santo ricordiamo il volumetto “Sul sacerdozio”, un classico della spiritualità sacerdotale.
LA DIVINA LITURGIA DI
S. GIOVANNI CRISOSTOMO
Il testo di celebrazione eucaristica più in uso nella Chiesa Bizantina E' la Liturgia detta di S. Giovan
ni Crisostomo (sec. IV).
L'attuale formulario costituisce il risultato di una lunga evoluzione, fissata definitivamente nel secolo XI.
Oggi è regolarmente adoperato in tutte le Chiese ortodosse (Costantinopoli, Grecia, Cipro, Russia, Romania, Bulgaria, Serbia, ecc.) e nelle Chiese orientali cattoliche di tradizione bizantina (Melchita, Ucraina, Romena, Bulgara, Russa, ecc.). E' stata tradotta nel corso del tempo in moltissime lingue: anticamente in slavo, siriaco, arabo, più modernamente in romeno, inglese, italiano, giapponese, albanese ecc.
Anche la Chiesa italo-albanese di Calabria e di Sicilia, usa questo formulario, tradotto pure nel locale dialetto italo-albanese.
Così è utilizzato in questa chiesa di s. Atanasio dei Greci in Roma fin dal 1582 quando fu consacrata da papa Gregorio XIII
Lo schema della "Divina Liturgia" (è questo il nome usato dalla Chiesa Bizantina per indicare la celebrazione eucaristica) E' sostanzialmente analogo a quello della "S. Messa" della Chiesa Latina e si compone di:
I Protesi o rito di preparazione
Questa parte è determinata dalla necessità di preparare opportunamente il pane necessario per la celebrazione; (il pane utilizzato Ë normale pane lievitato). Essa si svolge mentre il popolo canta la grande Dossologia, il sacerdote, primo celebrante, assieme al diacono, prepara su un altare laterale quanto serve per la celebrazione, con un rito attualmente complesso. La disposizione del Pane sulla patena, con l'Amnos (l'agnello del sacrificio) posto al centro, con le altre particole costituisce l'espressione liturgica della comunione ecclesiale attorno a Cristo, comunione che, con la menzione degli angeli, dei Santi dell'A.T. e del N.T., dei fedeli defunti e dei viventi, comprende la totalità della Chiesa, la stretta connessione tra Chiesa celeste e Chiesa terrestre.
II Liturgia della parola
Questa parte comprende la grande litania di pace (Irinik), il canto di tre salmi (Antifone), la processione con il Vangelo (Isodos), le letture (Epistole o Atti degli Apostoli, e Vangelo), l'omelia.
La processione con il Vangelo di tutti i concelebranti costituisce l'elemento visivo caratterizzante questa parte: il Vangelo portato in mezzo al popolo.
III Liturgia dei fedeli.
Ha inizio con una processione con cui si trasportano sull'altare i Sacri Doni (Pane e Vino preparati nel rito della Protesi). Comprende: una litania, l'abbraccio di pace, la professione di fede o recita del Credo, l'Anafora o Prece Eucaristica (la celebrazione della storia della salvezza, l'istituzione dell'Eucaristia, l'Anamnesi, l'Epiclesi, altre intercessioni...)
Questa parte è caratterizzata dalla grande preghiera epicletica: <<Signore Dio nostro, Ti offriamo questo culto spirituale ed incruento; e Ti invochiamo, Ti preghiamo e Ti supplichiamo: manda il Tuo Santo Spirito su di noi e sopra i doni qui presenti. E fa di questo Pane il prezioso corpo del Tuo Cristo; e fa di ciò che è in questo calice il prezioso sangue del Tuo Cristo>>.
Il segno di pace si dà prima della recita del Credo dopo il seguente invito del diacono:
"Amiamoci gli uni gli altri affinché in uniti di spirito professiamo la nostra fede" in relazione a quanto ha detto il Signore: "Se stai presentando la tua offerta sull'altare e
lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e vai prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono" (Mt. 5,23-24).
IV Partecipazione alla Comunione.
Questa parte comprende: una litania, la recita del Padre Nostro, la frazione del Pane, la comunione al Corpo ed al Sangue di Cristo, il congedo.
V Distribuzione dell'antidoron.
Il resto del pane da cui è stata presa la parte che è servita per la Messa, viene benedetto
durante l'anafora e distribuito ai presenti. Un tempo si dava soltanto a coloro che non
avevano potuto partecipare all'Eucarestia; oggi lo ricevono tutti i presenti.
* * *
Una chiesa bizantina è caratterizzata da un tipico elemento architettonico, la parete di distinzione tra l'altare e la navata: l'iconostasi, in cui si aprono tre porte, chiuse al di fuori delle celebrazioni, durante l'intera anafora, e durante la comunione dei celebranti. L'iconostasi e' simbolo della distinzione tra cielo e terra; la chiusura delle tende durante i momenti più sacri della celebrazione simboleggia l'impenetrabilità del mistero divino.
La Liturgia Bizantina è sempre cantata, presuppone normalmente la presenza di un diacono che propone l'intenzione delle preghiere al popolo, in un continuo alternarsi con esso.
Usanza normale della Chiesa Bizantina è la concelebrazione da parte di più sacerdoti,
determinata anche dal fatto che la tradizione bizantina ammette una sola Liturgia quotidiana.
Una è la Liturgia, uno è l'Altare su cui viene celebrata, una è la comunità che attorno ad esso e durante essa si riunisce in ulteriore segno di comunione e fratellanza.
Nel testo di questa Liturgia sono state usate queste sigle:
P. = Popolo
S. = Sacerdote
D. = Diacono
C. = Cantore solista.
ricerche fatte sul web
Divina Liturgia
La Divina
Liturgia è
nata nel IV a opera fondamentalmente di San Giovanni
Crisostomo e di San Basilio,
che
danno il nome alle due forme in cui viene celebrata.
La
celebrazione dura complessivamente un’ora e mezza.
La
Divina Liturgia equivale nella sostanza e nel significato alla
celebrazione della santa Messa. E’ anzi uno dei riti con cui la
Chiesa Cattolica celebra la S. Messa, insieme con il rito romano e
con il rito ambrosiano. A parte determinate caratteristiche elencate
sotto, fondamentalmente, la struttura è la stessa della Santa
Messa: dopo le preghiere iniziali costituite da tre antifone
alternate a brevi litanie, si procede con la lettura dell’epistola,
l’alleluja e la lettura del Vangelo a cui segue l’omelia
Divina Liturgia di rito Bizantino
E'
celebrata nei Patriarcati di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia,
Gerusalemme, Russia, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, nelle Chiese
di Cipro, Grecia, Polonia, Albania, Rep. Ceca, Slovacchia, America,
Monte Sinai, Finlandia, Giappone.
Essendo
nata nel IV secolo, essa è espressione della Chiesa indivisa:
viene celebrata correntemente dalla Chiesa ortodossa russa, ma è
anche uno dei riti in cui la Chiesa cattolica celebra la liturgia; la
Chiesa cattolica di rito bizantino è presenta in particolare
in Ucraina.
La
differenza sostanziale tra le due è che S.Giovanni Crisostomo
propone l’anafora (cioè la parte centrale della celebrazione
eucaristica) secondo le preghiere antiochene degli Apostoli, mentre
la formule liturgiche dell’anafora di S.Basilio sono più
recenti e più lunghe
Divina Liturgia in rito bizantino slavo
Le
celebrazione della Divina Liturgia in rito bizantino-slavo è
una delle opere ecumeniche più significative di Russia
Cristiana.
In
essa sono impegnati, oltre ai celebranti (sacerdote, diacono) anche
il coro, i chierici, e altre persone che svolgono funzioni di
servizio, come la distribuzione dei libretti che consentono ai
presenti di seguire la celebrazione.
La
celebrazione viene svolta in slavo antico, tranne che nelle litanie e
nelle letture.
Origini storiche
La
nascita del rito bizantino si deve a San Basilio e a San Giovanni
Crisostomo, padri della Chiesa del IV secolo; la Divina Liturgia in
rito-bizantino slava viene celebrata ancora oggi nelle due forme che
prendono il nome appunto dai due padri orientali.
Fu
proprio durante l’episcopato di S.Giovanni Crisostomo che Bisanzio
divenne un punto di riferimento per la forma liturgica orientale;
S.Giovanni Crisostomo diede un impulso decisivo alla nascita della
Divina Liturgia.
La
forma di San Basilio viene celebrata in alcuni momenti e/o feste
specifici dell’anno liturgico, per esempio in quaresima; la
struttura e lo svolgersi della celebrazione è uguale nelle due
forme.
Dopo
i primi anni, in cui la forma liturgica fu soggetta a frequenti
evoluzioni, la Divina Liturgia in rito bizantino (nella due forme di
cui si è detto) rimase fondamentalmente inalterata nei secoli;
essendo nata nel IV secolo essa appartiene alla tradizione della
Chiesa indivisa.
Il
rito si diffuse presso le popolazioni slave nel IX secolo grazie agli
apostoli Cirillo e Metodio “gli apostoli degli slavi”, che
crearono con il “cirillico” un alfabeto che ne esprimesse la
lingua, consentendo loro la nascita e il mantenimento di un’identità
culturale; questo è un fatto del tutto significativo tant’è
che le popolazioni che non accettarono l’evangelizzazione di fatto
sparirono dalla storia anche come entità etnica.
Il
cirillico rese così accessibili a tali popolazioni la lingua
greca da cui appunto derivava il rito.
Certamente
l’evento che portò al rapido sviluppo del rito nel mondo
orientale è stato il battesimo di quella che oggi chiamiamo
Russia nel 988 ad opera del principe Vladimir di Kiev.
Significativo
è il famoso racconto dell’adozione del rito in Russia: la
delegazione inviata dal principe Vladimir nel 987 a Costantinopoli
per “esaminare la fede greca” descrisse l’incontro avvenuto con
espressioni che ne sottolinearono da subito la potente connotazione
estetica: “giacché”, riferirono i delegati, “non
sapevamo se fossimo in cielo o in terra. Poiché sulla terra
non esiste splendore o una tale bellezza e noi siamo del tutto
inadeguati a descriverli. Sappiamo solo che il Signore si ferma lì
tra gli uomini e il loro servizio è più luminoso delle
cerimonie delle altre nazioni. Per questo non possiamo dimenticarne
la bellezza”.
“Cielo
in terra”, un’espressione classica che deriva direttamente dal
primo comunitario liturgico (730 ca:) del Patriarca san Germano I di
Costantinopoli.
Nel
1054 la cristianità assistette con dolore alla divisione tra
la Chiesa occidentale e la Chiesa orientale bizantina.
Tra
le cause di questo scisma un peso fondamentale ebbero questioni
politiche e di potere, legate anche alle vicende dell’impero
romano; Teodosio il Grande, che morì nel 395, fu l'ultimo
imperatore a regnare su un impero unito; dopo la sua morte, l'impero
fu diviso in due metà, occidentale ed orientale, ognuna con il
suo distinto imperatore.
Altre
questione teologiche, legate al filioque o ad altre norme giuridiche,
possono essere ricordate come ulteriori motivi di divisione che da
sole però non possono rendere ragione di uno scisma così
grave.
L’unione
di Brest fu la decisione , presa dalla Metropolia di Kiev, tra il
1595 e il 1596, di rompere le relazioni con il Patriarcato di Mosca e
sottomettersi alla giurisdizione del papa di Roma.
All'epoca,
questa chiesa comprendeva gran parte degli ucraini e dei bielorussi,
sotto il dominio della Confederazione Polacco-Lituana. I vertici
della Chiesa di Kiev si unirono in sinodo nella città di Brěst
e composero i 33 articoli dell'Unione, che furono accettati dal
Pontefice romano. Inizialmente l'Unione ebbe successo, ma nei decenni
successivi perse gran parte del sostegno iniziale, principalmente a
causa della persecuzione dell'Impero russo anche se nella Galizia
austriaca la Chiesa sopravvisse e rimase forte nei secoli successivi,
dando origine alla Chiesa greco-cattolica ucraina.
La
denominazione comunemente usata per indicare le chiese che
riconoscono l'autorità papale, i dogmi e il catechismo
cattolico ma conservano la liturgia bizantina, molto simile a quella
praticata dalla Chiesa ortodossa, secondo una formula già
indicata dal Concilio di Firenze sono dette Chiese uniate ( che nella
mentalità delle popolazioni interessate ha assunto una
connotazione negativa)
In
particolare prende il nome di Chiesa unita quella sorta in seguito
all'Unione di Brest nell'ambito dell'Unione tra il regno di Polonia e
il Granducato di Lituania.
L'Unione
di Lublino nel 1569 aveva comportato uno stretto vincolo tra il Regno
di Polonia (che era cattolico) oltre che alla Lituania propriamente
detta (anch'essa cattolica) anche ai territori da quest'ultima
dipendenti, abitate da popolazioni slave di religione
greco-ortodossa. Il compromesso fu appunto di ottenere un'unità
religiosa nell'ambito dell'obbedienza romana, mantenendo però
i rituali bizantini.
In
seno alla Chiesa cattolica, in modo ricorrente, nacque, però
una diffidenza per la Chiesa unita. In particolare i gesuiti, che
pure con Piotr Skarga avevano difeso la Chiesa unita, si impegnarono
per riportare nell'ambito del rito latino i cattolici di quei
territori.
Analogamente
nel corso del XVII secolo i cristiani orientali che dimoravano nei
territori soggetti al Regno di Ungheria adottarono sostanzialmente la
stessa formula: dogmi cattolici, obbedienza al papa di Roma, ma
conservazione del rito bizantino: nel 1646 gli ortodossi della
Rutenia subcarpatica e nel 1698 quelli della Transilvania
Il
termine Chiesa unita venne da allora usato per indicare i cattolici
della Chiesa greco-cattolica rutena oltre a quelli della Chiesa
greco-cattolica ucraina, e a volte veniva applicato a tutti i
cattolici di rito orientale delle 15 chiese di rito bizantino.
Roma
nel 1927 incaricò la loro Congregazione per le Chiese
orientali di elaborare un codice canonico per loro riservato.
Il
termine uniate in alcune lingue e in alcune culture aveva, però,
assunto una valenza spregiativa e i documenti del Concilio Vaticano
Secondo lo evitano accuratamente
Riconciliazione
Un
evento storico di grande rilevanza ebbe luogo il 5 gennaio 1964,
quando il patriarca Atenagora I e papa Paolo VI si incontrarono a
Gerusalemme: il loro "abbraccio di pace" e la loro
dichiarazione di riconciliazione furono il primo atto ufficiale
congiunto delle due chiese dallo scisma del 1054. La Dichiarazione
comune Cattolico-Ortodossa del 1965 fu letta contemporaneamente il 7
dicembre 1965 in un incontro pubblico nell'ambito del Concilio
Vaticano II a Roma ed in occasione di una cerimonia speciale a
Costantinopoli: precisò che lo scambio di scomuniche del 1054
era fra le persone interessate e non fra le Chiese, e che tali
censure non intendevano rompere la comunione ecclesiastica fra le
sedi di Roma e di Costantinopoli. Questi grandi eventi non pongono
però fine allo Scisma d’Oriente-Occidente, ma senz’altro
mostrano il desiderio di una maggiore riconciliazione fra le due
chiese.
Le
visite reciproche, senza precedenti, del Papa e del Patriarca sono il
risultato dell’avvenuta eliminazione di molti ostacoli storici, che
ha portato ad una ripresa del dialogo fra le due chiese, per la prima
volta dopo 900 anni: questi eventi storici sono altri importanti
segni di speranza nella strada di risoluzione del problema del Grande
Scisma.
Il
27 novembre 2004, per "promuovere l'unità dei Cristiani",
papa Giovanni Paolo II restituì le reliquie dei patriarchi
Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli. I resti
di Giovanni Crisostomo furono presi come bottino di guerra da
Costantinopoli dai Crociati nel 1204, e molti ritengono che anche le
spoglie di Gregorio Nazianzeno abbiano subito la medesima sorte,
anche se la Santa Sede sostiene che le ossa del secondo santo furono
portate a Roma da monaci bizantini nell'VIII secolo
Il
patriarca ecumenico Bartolomeo I, insieme con altri capi delle Chiese
autocefale orientali, ha presenziato ai funerali di papa Giovanni
Paolo II, l'8 aprile 2005. Questa fu la prima occasione dopo molti
secoli nella quale un patriarca ecumenico ha assistito ai funerali di
un papa, ed è considerata da molti un serio segno della
ripresa del dialogo verso la riconciliazione.
Nel
corso del suo viaggio pastorale in Turchia, il 30 novembre 2006, papa
Benedetto XVI ha incontrato il patriarca Bartolomeo I, firmando una
dichiarazione congiunta e ribadendo la necessità del dialogo
fra le due Chiese
Struttura della Divina Liturgia
La
Liturgia bizantina consta di tre parti: Preparatione, Liturgia dei
catecumeni, Liturgia dei fedeli.
Quindi
si riconoscono quindi nella Divina Liturgia le due parti fondamenti
della Liturgia della parola e della Liturgia
eucaristica
Ma
prima viene celebrata in segreto preliminarmente, la Proskomidia,
presso un piccolo altare laterale dal Sacerdote e dal Diacono: è
la preparazione dei Santi Doni, il pane e il vino.
Preparazione
Dopo
le preghiere iniziali e la vestizione, il sacerdote e il diacono si
recano all’altare della Protesi e preparano i Santi Doni (il pane
ed il vino). Alla fine, il sacerdote copre i vasi con i Sacri Veli.
La
liturgia dei Catecumeni (che comprende riti di ingresso e la Liturgia
della Parola) consta: All’altare tre preghiere sacerdotali,
accompagnate da tre litanie, si alternano con tre antifone. Segue il
Piccolo ingresso: Gesù Maestro, simboleggiato dal Vangelo
portato processionalmente, entra nel mondo. Vengono poi cantati i
Tropari che commemorano la festa o i santi del giorno; il Trisagio
(inno “Tre volte santo”), l’Epistola, preceduta e seguita da
versetti (Prokimen), e il Vangelo. Dopo il Vangelo seguono alcune
litanie.
Liturgia dei fedeliIl sacerdote dispiega l’Antiminsio. Al Grande ingresso il sacerdote e il diacono portano processionalmente all’altare il disco e il calice, mentre il coro canta l’Inno dei cherubini. Simboleggia l’ingresso nel mondo di Gesù vittima e sacerdote. Seguono una litania, l’abbraccio di pace (quando vi sono più sacerdoti concelebranti) ed il Credo, durante il quale si toglie il velo dai Santi Doni. Segue la Liturgia eucaristica propriamente detta, che culmina nella consacrazione. Si ricordano quindi i defunti e i viventi. Una litania precede il Padre Nostro. Il pane consacrato viene immesso nel calice. Seguono: Comunione, Ringraziamento e Benedizione. Si termina distribuendo il pane benedetto (Antidoro).
Per
la liturgia dei fedeli, la cui parte centrale, è la preghiera
eucaristica, con il Padre Nostro e la Comunione.
Caratteristiche della Divina Liturgia
1) Iconostasi -
nelle chiese di rito bizantino, il Presbiterio è diviso dal
resto della navata da una parete su cui, secondo schemi precisi, sono
disposte le icone del Cristo, della Madre di Dio, del Santo a cui è
dedicata la chiesa ed altre. Questa parete, detta Iconostasi, è
qui simboleggiata dalle icone del Cristo Salvatore e della Madre di
Dio.
2) Canto -
la Divina Liturgia è sempre interamente cantata, per dare
solennità al Mistero della Salvezza che vi si rinnova. Nella
tradizione della Chiesa russa, non sono usati strumenti musicali.
Anche qui è presente un coro che, a nome di tutti, risponderà
alle invocazioni dei sacerdotali e diaconali.
3) Litanie – durante la celebrazione viene fatto ampio uso della preghiera litanica.
Le
litanie vengono sempre intonate dal Diacono, il popolo risponde
Gòspodi pomìlui (Signore pietà), oppure, nelle
litanie di supplica, Podài Gòspodi (Signore
concedi):per mezzo di tali preghiere il popolo di Dio insistentemente
presenta al Signore tutte le proprie necessità.
Tutti
noi siamo invitati a partecipare soprattutto con l'ascolto, e con
semplici gesti, quali l'inchino e il segno della Croce.
4)
L'inchino -
Abitualmente, si partecipa alla Divina Liturgia stando in piedi: in
segno di riverenza (ad esempio in risposta all'incensazione o alle
benedizioni del Presbitero) si fa un inchino, accompagnato dal segno
della Croce.
5) Segno
della Croce –
Anche se non esiste una regola fissa che indichi quando segnarsi:
ciascuno è invitato a farlo in risposta alle benedizioni (ad
esempio "Pace a tutti"), quando è nominata la
Santissima Trinità, oppure come adesione personale a una
particolare intenzione proposta nelle preghiere.
6) Incenso Il
frequente uso dell’incenso sia durante la proscomidia che
all’ interno della celebrazione vera e propria l’incenso è
il segno dell’omaggio reso alla Divinità; per questo il
Diacono incensa l’altare, le immagini sacre, la chiesa, il
Sacerdote e anche tutti i presenti: anche noi, creati ad immagine e
somiglianza di Dio, partecipiamo della Sua divinità e siamo
degni di ricevere tale omaggio
SAN GIOVANNI CRISOSTOMO: È stato reso noto nei giorni scorsi il testo di una lettera a tutti i fedeli di Papa Benedetto XVI sulla figura di San Giovanni Crisostomo, nel 16mo centenario della morte. Il grande padre della Chiesa orientale era già stato commemorato a Bologna in occasione della tre giorni del clero. Il 13 novembre, nel giorno in cui si celebra la sua memoria nel calendario ortodosso, abbiamo raccolto la testimonianza del diacono Enrico Morini, docente di storia della Chiesa orientale Università di Bologna.
http://www.bologna.chiesacattolica.it/12porte/puntate/2007/2007_11_15/
siti per scaricare la Divina Liturgia nelle varie lingue
Collegamenti http://www.ortodossiatorino.net/testi/2-preghiera/pdf-diretti/Divina%20Liturgia%20di%20San%20Giovanni%20Crisostomo.pdf
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=15&cad=rja&ved=0CIABEBYwDg&url=http%3A%2F%2Fxoomer.virgilio.it%2Fgiovanni.fabriani%2FTesti_liturgici%2Flit_giovanni_crisostomo.pdf&ei=xKIDUYT-FIbptQb5wICgBw&usg=AFQjCNF9eQX83v9vKt0VLTl_pJtVQ7wang&sig2=2zGSeUJYlI-SSC8eVGmOlw
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