sabato 7 aprile 2018

Pasqua 2018 data: 08-04-2018 - Messaggio di S.S. il Patriarca Ecumenico Messaggio Patriarcale per la Santa Pasqua 2018


Pasqua 2018

data: 08-04-2018 - Messaggio di S.S. il Patriarca Ecumenico

Messaggio Patriarcale per la Santa Pasqua 2018




B A R T O L O M E O
PER GRAZIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA GRAZIA, PACE E MISERICORDIA
DA CRISTO GLORIOSAMENTE RISORTO

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Fratelli e Figli amati nel Signore,
L’esperienza della Resurrezione di Cristo, della suprema salvifica vittoria della Vita sulla Morte, è il nocciolo della fede, del culto divino, dell’ethos e della cultura del popolo ortodosso di Dio, portatore del nome di Cristo. La vita dei fedeli Ortodossi, in tutte le sue manifestazioni e dimensioni, è imbevuta e si nutre della fede nella Resurrezione, costituisce una Pasqua quotidiana. Questa esperienza pasquale non è semplicemente un ricordo della Resurrezione del Signore, ma anche un modo di vivere del nostro personale rinnovamento e una solida certezza riguardo alla fine escatologica di tutte le cose.
Soprattutto nella Liturgia Eucaristica, che è legata indissolubilmente con “l’adunanza e il santo giorno” della Domenica, la Chiesa Ortodossa festeggia questa esistenziale partecipazione alla Resurrezione di Cristo e l’assaggio pratico delle benedizioni del Regno di Dio. Colpisce il carattere pasquale e gioioso della Divina Eucarestia, la quale si celebra sempre in una atmosfera di letizia e allegria e raffigura il finale rinnovamento delle cose che realmente esistono, la gioia completa, la pienezza della vita, la futura sovrabbondanza dell’amore e della conoscenza.
Si tratta della visione redentrice del presente alla luce della Cose Ultime e del potenziale cammino verso il Regno, della relazione indistruttibile e del tessere insieme della presenza e del carattere escatologico della salvezza in Cristo dell’uomo e del mondo, che dà alla vita ecclesiastica un potenziale unico e funziona per i fedeli come uno stimolo per una buona testimonianza nel mondo. Il fedele Ortodosso ha un motivo particolare e un forte movente per combattere contro il male sociale, perché vive intensamente l’antitesi tra le Coste Ultime e i dati storici ogni volta. Dal punto di vista Ortodosso, il servizio filantropico, l’aiuto al fratello privo del necessario, secondo il Principio: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”, (Mt. 25,40) e l’amore tangibile del Buon Samaritano (v. Lc. 30,37), e in accordo anche con il Paterikon: “Conduci naturalmente colui che è prossimo, il bisognoso, e procedi spontaneo per aiutarlo” (Isidoro di Peliusio), costituiscono una conseguenza e una espressione dell’ethos eucaristico della Chiesa, rivelazione che l’amore è la quintessenza esperienziale della vita in Cristo, nel presente e nel Regno delle Cose Ultime.
In tale nesso si comprende anche il fatto che la vita liturgica nella Chiesa Ortodossa viene mossa dalla vita della “comune salvezza”, del dono “della comune libertà” e del “comune Regno” e dall’attesa della “comune resurrezione”. Prevalgono il “noi”, la comunità della vita, la com-partecipazione e l’essere insieme, l’identità santificante della libertà in Cristo, con l’amore sacrificale e glorificante. Questo è anche il messaggio sconvolgente dell’immagine tutta splendente della Resurrezione, della Discesa di Cristo agli Inferi. Il Signore della gloria, scendendo nei sotterranei della terra e spezzando le porte dell’Ade, sorge vincitore e splendente dalla tomba e non solo portando il labaro della vittoria, ma insieme con Adamo ed Eva, risorgendo insieme, tenendoli a sé, e rendendoli forti e nella loro persona, tutto intero il genere umano e l’intero creato.
Il Vangelo della Resurrezione, della “comune festa di tutti”, dell’Amore potentissimo che ha distrutto il potere della morte, risuona oggi in un mondo di ingiustizia sociale che avanza fieramente, d’indebolimento della persona umana, in una terra come Golgota universale di profughi e di migliaia di bambini innocenti. Annuncia dal profondo che, davanti a Dio, la vita degli uomini ha un valore assoluto. Proclama che le sofferenze e le sventure, la croce e il Golgota, non hanno l’ultima parola. Non è possibile che i crocifissori trionfino sulle loro tragiche vittime. Nella Chiesa Ortodossa, la Croce si trova al centro della misericordia, non è tuttavia l’ultima realtà, ciò che delimita anche il segno finale dell’orientamento della vita della Chiesa. Il significato sostanziale della Croce è che costituisce una via verso la Resurrezione, verso la pienezza della nostra fede. Su queste basi, come Ortodossi esclamiamo: “Ecco, è giunta attraverso la Croce la gioia in tutto il mondo”. È caratteristico che nell’Ortodossia, la Funzione della Passione non sia deprimente, ma Croce e Resurrezione insieme, in quanto la Passione si approccia e si vive per mezzo della Resurrezione, la quale è “lavacro della tristezza”. Per la sensibilità Ortodossa, il legame saldo di Croce e Resurrezione è incompatibile con ogni forma di fuga interna verso misticismi o verso un pietismo autocompiacente, che spesso sono indifferenti alle sofferenze e alle vicissitudini dell’uomo nella storia.
Il messaggio della Croce e della Resurrezione si trova, nella nostra epoca, anche faccia a faccia, tanto con l’arrogante autoesaltazione dell’odierno uomo secolarizzato, razionalista, persuaso dalla strapotenza della scienza, incentrato su se stesso e attaccato alle cose terrene ed effimere, l’uomo privo di desiderio di eternità, quanto anche con la repulsione di tutto l’insieme della Divina Economia dell’Incarnazione e dello “scandalo” della Croce, nel nome della assoluta trascendenza di Dio e del divario incolmabile tra cielo e terra.
In tutto ciò, noi Fedeli Ortodossi, onoratissimi fratelli e amatissimi figli nel Signore, colmi dell’esperienza della Resurrezione abbagliante, prendendo luce dalla luce che non ha tramonto, grati in tutto, pensando alle cose di lassù, avendo quindi ora la caparra e il pegno della pienezza escatologica della Divina Economia, esclamiamo, in Assemblea, il “Cristo è Risorto!”, supplicando che il Signore, il quale ha patito, è stato sepolto ed è risorto, illumini le menti, i cuori e tutta la nostra vita, elevi i nostri passi verso ogni opera buona e rafforzi il Suo popolo nel testimoniare il Vangelo d’Amore “fino ai confini della terra” (At. 1,8), a gloria del Suo nome “che è al di sopra di ogni nome”.

Fanar, Santa Pasqua 2018
+ Il Patriarca di Costantinopoli
Bartolomeo
Fervente intercessore
presso il Cristo Risorto per voi tutti









 + Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo,
diletto fratello in Cristo e fervente intercessore presso Dio

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