Esclusiva: il Patriarca Bartolomeosull’Enciclica di Papa Francescosul Clima
data: 18-06-2015 - Omelia di S.S. il Patriarca Ecumenico
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ECOLOGIA, ECONOMIA ED ECUMENISMO
In una serie di seminari organizzati tra il 1994 e il 1998 sull’isola di Halki, al largo della costa di Istanbul, in Turchia, abbiamo attirato l’attenzione sullo stretto legame tra ecologia ed economia. Entrambi i termini condividono la radice greca oikos, che significa “casa”. Non ci sorprende, dunque, che il nostro amato fratello Francesco di Roma apra la sua enciclica, presentata oggi nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, con un riferimento al Creato come “la nostra casa comune”.
Non ci ha sorpresi neanche che Papa Francesco sottolinei la dimensione ecumenica della cura del Creato – anche il termine “ecumenismo” condivide la stessa origine etimologica con i termini “ecologia” ed “economia.” La verità è che, al di là di qualsiasi differenza dottrinale che caratterizza le varie confessioni cristiane e oltre qualsiasi divergenza religiosa che separa le varie comunità religiose, la terra ci unisce in una maniera unica e straordinaria. In fin dei conti tutti noi condividiamo la (stessa) terra sotto i piedi e respiriamo la stessa aria dell’atmosfera del nostro pianeta. Anche se non godiamo equamente e giustamente delle risorse del mondo, siamo comunque tutti responsabili per la sua protezione e la sua salvaguardia. È proprio per questo che l’odierna enciclica papale parla del bisogno di “rinnovare il dialogo”, di “un cammino educativo”e di agire “con urgenza.
Come si può non sentirsi toccati dalla critica alla nostra “cultura dello scarto” o dall’enfasi sul “bene comune” e sulla “destinazione comune dei beni”? e che dire della vitale importanza attribuita al problema globale dell’acqua pulita, che abbiamo sottolineato per più di vent’anni riunendo scienziati, politici ed attivisti per esplorare le sfide del Mar Mediterraneo (1995), del Mar Nero (1997), del Danubio (1999), del Mar Adriatico (2002), del Mar Baltico (2003), del Rio delle Amazzoni (2006), del Mar Artico (2007) e del Mississippi (2009)? L’acqua è verosimilmente il simbolo più divino nelle religioni mondiali e, al contempo, il più controverso tra gli elementi delle risorse del nostro pianeta.
Nell’analisi finale, tuttavia, qualsiasi dissenso sulla terra o sull’acqua risulta inevitabilmente in ciò che la dichiarazione del Papa definisce “deterioramento della qualità della vita umana e degradazione sociale”. Come potrebbe essere diversamente? Dopotutto, l'interesse per l’ambiente naturale è direttamente connesso all’interesse per le questioni di giustizia sociale, in particolare per la fame nel mondo. Una chiesa che omette di pregare per l’ambiente è una chiesa che rifiuta di offrire da mangiare e fa bere ad un’umanità sofferente. Al contempo, una società che ignora il mandato di preoccuparsi di tutti gli esseri umani è una società che maltratta la creazione stessa di Dio.
Pertanto, la diagnosi formulata dal Papa è esatta: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”. Infatti, prosegue, richiediamo “un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura”. Non sorprende, dunque, che il Papa sia preoccupato per ed impegnato in questioni come l’occupazione e l’alloggio.
Invocando le parole ispiratrici delle Scritture e dei classici della spiritualità cristiana d’Oriente e d’Occidente (in particolare santi come Basilio il Grande e Francesco d’Assisi), ed evocando al contempo le preziose opere delle conferenze episcopali cattoliche in tutto il mondo (specialmente nelle regioni in cui il saccheggio della terra si identifica con le difficoltà dei poveri), Papa Francesco propone nuovi paradigmi e nuove politiche in contrasto con quelli del “determinismo”, del “disinteresse” e del “dominio”.
Nel 1997 abbiamo umilmente proposto che danneggiare la creazione di Dio equivalga a peccare. Siamo particolarmente grati a Papa Francesco per aver riconosciuto la nostra insistenza sul bisogno di allargare il nostro concetto stretto ed individualistico di peccato; accogliamo la sua enfasi sulla “conversione ecologica” e sulla “riconciliazione con il creato”. Lodiamo inoltre la priorità che l’enciclica papale dà al “riposo celebrativo”. La virtù della contemplazione o del silenzio rispecchia il valore dell’attesa e del dipendere dalla grazia di Dio; allo stesso modo, la disciplina del digiuno o della frugalità rivela il potere del non-volere o del volere meno. Entrambe le qualità sono essenziali in una cultura che enfatizza il bisogno di andare di fretta e sulla preminenza delle volontà individuali sulle esigenze globali.
Nel terzo anno del santo ministero del nostro fratello Papa Francesco, consideriamo una vera benedizione l’essere in grado di condividere un interesse comune ed una visione comune per la creazione di Dio. Come abbiamo affermato l’anno scorso nella nostra dichiarazione congiunta durante il nostro pellegrinaggio a Gerusalemme:
“Siamo profondamente convinti che il futuro della famiglia umana dipende anche da come sapremo custodire, in modo saggio ed amorevole, con giustizia ed equità, il dono della creazione affidatoci da Dio. Riconosciamo dunque pentiti l’ingiusto sfruttamento del nostro pianeta, che costituisce un peccato davanti agli occhi di Dio. Ribadiamo la nostra responsabilità e il dovere di alimentare un senso di umiltà e moderazione, perché tutti sentano la necessità di rispettare la creazione e salvaguardarla con cura. Insieme, affermiamo il nostro impegno a risvegliare le coscienze nei confronti della custodia del creato; facciamo appello a tutti gli uomini e donne di buona volontà a cercare i modi in cui vivere con minore spreco e maggiore sobrietà, manifestando minore avidità e maggiore generosità per la protezione del mondo di Dio e per il bene del Suo popolo”.
Prima pubblicazione in: http://time.com/3926076/pope-francis-encyclical-patriarch-bartholomew/
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