Domenica del Dissoluto
San Teodoro il Generale
Zaccaria profeta
Lettura della Domenica
8 febbraio 2015
Kontakion
Ho
abbandonato stoltamente lo splendore paterno e ho dissipato nei vizi quanto mi
avevi dato; per cui elevo a te la voce del prodigo: ho peccato dinanzi a te,
Padre misericordioso, accoglimi pentito e trattami come uno dei tuoi servi.
Apostolo
I Cor 6, 12- 20
Fratelli….., “tutto mi è lecito”, ma non tutto giova; “tutto
mi è lecito”, ma io non mi lascerò dominare da nulla. “I cibi sono per il
ventre e il ventre per i cibi”, ma Dio distruggerà questo e quelli! Il corpo
non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio,
poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra
di Cristo e ne farò membra di una prostituta?
Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce a una
prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno –è detto- un corpo solo.
Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la
fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori dal suo corpo; ma chi
si dà all’impudicizia pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro
corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non
appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo!
Glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che sono di Dio!
Vangelo
Lc 15, 11- 32
Il Signore ha detto questa parabola: “Un uomo aveva due
figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte dei beni che mi
spetta. E il padre divise fra loro il patrimonio. Dopo non molti giorni, il
figlio minore raccolse le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le
sue sostanze, vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese ci
fu una forte carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a
mettersi al servizio di uno degli abitanti di quel paese, che lo mandò nelle
sue campagne a pascolare i porci. Avrebbe voluto sfamarsi con le carrube che
mangiavano i porci, ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e
pensò: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di
fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il
Cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato figlio tuo.
Trattami come uno dei tuoi garzoni! Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide e si commosse, gli corse incontro,
gli si gettò al collo e lo coprì di baci. Il figlio gli disse: Padre, ho
peccato contro il Cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato
figlio tuo. Ma il padre disse ai suoi servi: Presto, portate qui il vestito più
bello, e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate
il vitello grasso, macellatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio
figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono
a far festa. Il figlio maggiore era in campagna. Al ritorno, quando fu vicino
casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e s’informò di cosa stesse
accadendo. Quello gli disse: Tuo fratello è tornato e tuo padre ha macellato il
vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non
voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre:
Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e mai
mi hai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo
figlio che ha dissipato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai
ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con
me, e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché
questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato”.
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