Domenica III di Matteo
San Febronia martire;
San Massimo vescovo di Torino
Lettura della Domenica
25 giugno 2017
Apostolo
Rm 5, 1-11
Fratelli, giustificàti per la fede, abbiamo pace con Dio per
mezzo del nostro Signore Gesù Cristo. Grazie a lui
abbiamo avuto nella fede l’accesso a questa grazia nella
quale ci troviamo e ci gloriamo, nella speranza della gloria
di Dio. Non solo: ci gloriamo perfino nelle tribolazioni,
sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza
una fedeltà a tutta prova, la fedeltà provata la speranza.
La speranza poi non delude, poiché l’amore di Dio è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che
ci è stato dato. Inoltre, infatti, quando eravamo ancora
infermi, al tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, è
difficile che qualcuno sia disposto a morire per un giusto;
per un buono forse uno osa anche morire. Ma Dio
dimostra il suo amore per noi perché, essendo ancora
peccatori, Cristo morì per noi. A maggior ragione ora,
giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per
mezzo di lui. Se infatti, da nemici, siamo stati riconciliati
con Dio in virtù della morte del Figlio suo, quanto più, da
riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo,
ma ci gloriamo pure in Dio per mezzo del Signore nostro
Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la
riconciliazione.
Vangelo
Mt 6, 22-33
Il Signore ha detto: "Lampada del corpo è l'occhio; se dunque
il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma
se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se
dunque la luce che è in te è tenebra, quanta tenebra! Nessuno
può servire due padroni: o odierà uno e amerà l'altro, o si
attaccherà a uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio
e a mamonà. Perciò vi dico: non affannatevi per la vostra vita,
cosa mangiare o cosa bere, e neanche per il vostro corpo, cosa
indossare; la vita non vale più del cibo e il corpo più del
vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né
mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro
celeste li nutre. Voi non contate più di loro? E chi di voi, per
quanto si affanni, può aggiungere un solo cubito alla sua
statura? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come
crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure
io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria,
vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del
campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, quanto
più voi, gente di poca fede! Non affannatevi dunque dicendo:
Che mangiamo? Che beviamo? Che indossiamo? Tutte queste
cose le cercano i gentili; il Padre vostro celeste infatti sa che
avete bisogno di tutte queste cose. Cercate invece prima il
regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno
messe davanti".
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