Domenica XVII di Luca- del Dissoluto
San Flaviano, patriarca di Costantinopoli;
San Panfilo martire e i suoi
Lettura della Domenica
16 febbraio 2020
Apostolo
I Cor 6, 12- 20
Fratelli, “tutto mi è lecito”, ma non tutto giova; “tutto mi è lecito”, ma io non mi lascerò
dominare da nulla. “I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi”, ma Dio distruggerà questo
e quelli! Il corpo non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio,
poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i
vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra
di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce a una prostituta forma
con essa un corpo solo? I due saranno –è detto- un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore
forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta,
è fuori dal suo corpo; ma chi si dà all’impudicizia pecca contro il proprio corpo. O non sapete
che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non
appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo! Glorificate dunque Dio
nel vostro corpo e nel vostro spirito, che sono di Dio!
Vangelo
Lc 15, 11- 32
Il Signore ha detto questa parabola: "Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al
padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le
sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese
lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel
paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i
porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene
dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in
abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho
peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era
ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser
chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e
rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso,
ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato
in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si
trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un
servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il
padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò,
e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti
servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un
capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi
averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre:
Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi,
perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
Nessun commento:
Posta un commento