Domenica III di Matteo
45 Martiri di Nicopoli;
San Gregorio di Asso
Lettura della Domenica
10 luglio 2016
Apostolo
Rm 5, 1-11
Fratelli, giustificàti per la fede, abbiamo pace con Dio per
mezzo del nostro Signore Gesù Cristo. Grazie a lui
abbiamo avuto nella fede l’accesso a questa grazia nella
quale ci troviamo e ci gloriamo, nella speranza della
gloria di Dio. Non solo: ci gloriamo perfino nelle
tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce
pazienza, la pazienza una fedeltà a tutta prova, la fedeltà
provata la speranza. La speranza poi non delude, poiché
l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato. Inoltre,
infatti, quando eravamo ancora infermi, al tempo
stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, è difficile che
qualcuno sia disposto a morire per un giusto; per un
buono forse uno osa anche morire. Ma Dio dimostra il
suo amore per noi perché, essendo ancora peccatori,
Cristo morì per noi. A maggior ragione ora, giustificati
nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.
Se infatti, da nemici, siamo stati riconciliati con Dio in
virtù della morte del Figlio suo, quanto più, da
riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non
solo, ma ci gloriamo pure in Dio per mezzo del Signore
nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto
la riconciliazione.
Vangelo
Mt 6, 22-3
Il Signore ha detto: "Lampada del corpo è l'occhio; se dunque
il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma
se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se
dunque la luce che è in te è tenebra, quanta tenebra! Nessuno
può servire a due padroni: o odierà uno e amerà l'altro, o si
attaccherà a uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a
Dio e a mamonà. Perciò vi dico: non affannatevi per la vostra
vita, cosa mangiare o cosa bere, e neanche per il vostro corpo,
cosa indossare; la vita non vale più del cibo e il corpo più del
vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né
mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro
celeste li nutre. Voi non contate più di loro? E chi di voi, per
quanto si affanni, può aggiungere un solo cubito alla sua
statura? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come
crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure
io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria,
vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del
campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, quanto
più voi, gente di poca fede! Non affannatevi dunque dicendo:
Che mangiamo? Che beviamo? Che indossiamo? Tutte
queste cose le cercano i gentili; il Padre vostro celeste infatti
sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate invece
prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi
saranno messe davanti".
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