Domenica del Dissoluto
San Antonio patriarca di C.poli
San Melezio di Antiochia
LETTURA DELLA DOMENICA
12 Febbraio 2017
Apostolo
I Cor 6, 12- 20
Venga la tua misericordia, Signore, su di noi, così come in te abbiamo sperato.
Esultate, giusti, nel Signore, ai retti si addice la lode. (Sal 32, 22. 1)
Fratelli, “tutto mi è lecito”, ma non tutto giova; “tutto mi è lecito”,
ma io non mi lascerò dominare da nulla. “I cibi sono per il ventre e
il ventre per i cibi”, ma Dio distruggerà questo e quelli! Il corpo non
è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio,
poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua
potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?
Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una
prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce a una
prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno –è detto- un
corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.
Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori
dal suo corpo; ma chi si dà all’impudicizia pecca contro il proprio
corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo
che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?
Infatti siete stati comprati a caro prezzo! Glorificate dunque Dio nel
vostro corpo e nel vostro spirito, che sono di Dio!
Vangelo
Lc 15, 11- 3
Il Signore ha detto questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il
più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte dei beni che mi
spetta. E il padre divise fra loro il patrimonio. Dopo non molti
giorni, il figlio minore raccolse le sue cose, partì per un paese
lontano e là sperperò le sue sostanze, vivendo da dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese ci fu una forte carestia ed
egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al
servizio di uno degli abitanti di quel paese, che lo mandò nelle
sue campagne a pascolare i porci. Avrebbe voluto sfamarsi
con le carrube che mangiavano i porci, ma nessuno gliene
dava. Allora rientrò in se stesso e pensò: Quanti salariati di
mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato
contro il Cielo e contro di te, non sono più degno di essere
chiamato figlio tuo. Trattami come uno dei tuoi garzoni! Partì
e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano,
suo padre lo vide e si commosse, gli corse incontro, gli si gettò
al collo e lo coprì di baci. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato
contro il Cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato
figlio tuo. Ma il padre disse ai suoi servi: Presto, portate qui il
vestito più bello, e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai
piedi. Portate il vitello grasso, macellatelo, mangiamo e facciamo
festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era
perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio
maggiore era in campagna. Al ritorno, quando fu vicino casa,
udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e s’informò di
cosa stesse accadendo. Quello gli disse: Tuo fratello è tornato e
tuo padre ha macellato il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e
salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì
a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti
anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e mai mi hai dato un
capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio
che ha dissipato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai
ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei
sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e
rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato”.
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