ASCENSIONE DEL NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO
Kontachio
Dopo aver compiuto l’economia in nostro favore e unito le creature celesti alle terrestri, sei asceso al cielo in gloria, o Cristo Dio nostro, senza separarti da nessuna parte, ma rimanendo sempre unito e dicendo a coloro che ti amano: Io sono con voi e nessuno contro di voi.
Nella festa di Pasqua la risurrezione del Signore è stata
per noi motivo di grande letizia. Così ora è causa di ineffabile gioia la sua
ascensione al cielo. Oggi infatti ricordiamo e celebriamo il giorno in cui la
nostra povera natura è stata elevata in Cristo fino al trono di Dio Padre, al
di sopra di tutte le milizie celesti, sopra tutte le gerarchie angeliche, sopra
l'altezza di tutte le potestà. L'intera esistenza cristiana si fonda e si eleva
su una arcana serie di azioni divine per le quali l'amore di Dio rivela
maggiormente tutti i suoi prodigi. Pur trattandosi di misteri che trascendono
la percezione umana e che ispirano un profondo timore riverenziale, non per
questo vien meno la fede, vacilla la speranza e si raffredda la carità.
Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di cuori veramente grandi e luce di anime salde. Del resto, come potrebbe nascere nei nostri cuori la carità, come potrebbe l'uomo essere giustificato per mezzo della fede, se il mondo della salvezza dovesse consistere solo in quelle cose che cadono sotto i nostri sensi?
Perciò quello che era visibile del nostro Redentore è passato nei riti sacramentali. Perché poi la fede risultasse più autentica e ferma, alla osservazione diretta è succeduto il magistero, la cui autorità avrebbero ormai seguito i cuori dei fedeli, rischiarati dalla luce suprema.
Questa fede si accrebbe con l'ascensione del Signore e fu resa ancor più salda dal dono dello Spirito Santo. Non riuscirono ad eliminarla con il loro spavento né le catene, né il carcere, né l'esilio, né la fame o il fuoco, né i morsi delle fiere, né i supplizi più raffinati, escogitati dalla crudeltà dei persecutori. Per questa fede in ogni parte del mondo hanno combattuto fino a versare il sangue, non solo uomini, ma anche donne; non solo fanciulli, ma anche tenere fanciulle. Questa fede ha messo in fuga i demoni, ha vinto le malattie, ha risuscitato i morti.
Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale
e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di
cuori veramente grandi e luce di anime salde. Del resto, come potrebbe nascere
nei nostri cuori la carità, come potrebbe l'uomo essere giustificato per mezzo
della fede, se il mondo della salvezza dovesse consistere solo in quelle cose
che cadono sotto i nostri sensi?
Perciò quello che era visibile del nostro Redentore è
passato nei riti sacramentali. Perché poi la fede risultasse più autentica e
ferma, alla osservazione diretta è succeduto il magistero, la cui autorità
avrebbero ormai seguito i cuori dei fedeli, rischiarati dalla luce suprema.
Questa fede si accrebbe con l'ascensione del Signore e fu
resa ancor più salda dal dono dello Spirito Santo. Non riuscirono ad eliminarla
con il loro spavento né le catene, né il carcere, né l'esilio, né la fame o il
fuoco, né i morsi delle fiere, né i supplizi più raffinati, escogitati dalla
crudeltà dei persecutori. Per questa fede in ogni parte del mondo hanno
combattuto fino a versare il sangue, non solo uomini, ma anche donne; non solo
fanciulli, ma anche tenere fanciulle. Questa fede ha messo in fuga i demoni, ha
vinto le malattie, ha risuscitato i morti.
Gli stessi santi apostoli, nonostante la conferma di
numerosi miracoli e benché istruiti da tanti discorsi, s'erano lasciati
atterrire dalla tremenda passione del Signore ed avevano accolto, non senza
esitazione, la realtà della sua risurrezione. Però dopo seppero trarre tanto
vantaggio dall'ascensione del Signore, da mutare in letizia tutto ciò che prima
aveva causato loro timore. La loro anima era tutta rivolta a contemplare la
divinità del Cristo, assiso alla destra del Padre. Non erano
più impediti, per la presenza visibile del suo corpo, dal fissare lo sguardo
della mente nel Verbo, che, pur discendendo dal Padre, non l'aveva mai
lasciato, e, pur risalendo al Padre, non si era allontanato dai discepoli.
Proprio allora, o dilettissimi, il Figlio dell'uomo si diede
a conoscere nella maniera più sublime e più santa come Figlio di Dio, quando
rientrò nella gloria della maestà del Padre, e cominciò in modo ineffabile a
farsi più presente per la sua divinità, lui che, nella sua umanità visibile, si
era fatto più distante da noi.
Allora la fede, più illuminata, fu in condizione di
percepire in misura sempre maggiore l'identità del Figlio con il Padre, e
cominciò a non aver più bisogno di toccare nel Cristo quella sostanza corporea,
secondo la quale è inferiore al Padre. Infatti, pur rimanendo nel Cristo
glorificato la natura del corpo, la fede dei credenti era condotta in quella
sfera in cui avrebbe potuto toccare l'Unigenito uguale al Padre, non più per
contatto fisico, ma per la contemplazione dello spirito.
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