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Sant’Elena e la Vera Croce: storia o leggenda?
Nel Medioevo si verificò, soprattutto con l’affermazione della religione cristiana, la diffusione dei pezzi della Vera Croce, portando numerosi posti, spesso sperduti in tutta Europa a divenire mete di pellegrinaggio. A seguito del presunto ritrovamento da parte di Sant’Elena imperatrice, della Vera Croce, vari pezzi sarebbero stati staccati e portati letteralmente in tutto il mondo, anche se già all’epoca, quindi già nel Medioevo, molti erano scettici su questo ritrovamento che non diversamente da oggi aveva portato ad un’esplosione delle conversioni, ma secondo altri invece i frammenti di Croce erano autentici tanto da compiere miracoli. A rafforzare tale credenza c’era poi il fatto che a fare la scoperta era stata la madre di Costantino, a sua volta convertitosi al cristianesimo e non poteva essere solo una coincidenza.
Vale allora la pena intraprendere questo straordinario viaggio indietro nel tempo per assistere al tramonto degli dei pagani e della supremazia dell’Impero Romano per assistere all’alba di un’epoca millenaria come il Medioevo.
Elena, madre di Costantino
Flavia Giulia
Elena (dal
lat. Flavia
Iulia Helena; Elenopoli,
248 ca
– Treviri, 329 d.C.) è stata augusta dell'Impero romano,
concubina
dell'imperatore Costanzo
Cloro e madre dell'imperatore Costantino
I. I cristiani la
venerano come sant'Elena
Imperatrice.
I dati biografici di
questo personaggio sono piuttosto scarsi,
la
sua nascita è
collocata a Drepanum in
Bitinia
nel golfo di Nicomedia (attuale
Turchia); suo figlio Costantino
rinominò poi la città in Helenopolis ("città di
Elena") in suo onore, cosa che
ha
condotto successive interpretazioni ad
indicare Drepanum
come luogo di nascita di
Elena. Il vescovo e storico Eusebio
di Cesarea , autore di
Vita di
Costantino, afferma che
Elena
aveva
80
anni al suo ritorno dalla Palestina,
riferendosi ad un viaggio
avvenuto probabilmente nel 328 d.C.;. Le fonti
del IV secolo, che seguono il Breviarium ab
Urbe condita di Eutropio , affermano che
era
di bassa condizione sociale.
Aurelio Ambrogio è il primo a chiamarla
stabularia, un termine
traducibile come "ragazza addetta alle
stalle" o come "locandiera";
nell'uso di Ambrogio si tratta di
una
virtù, in quanto il vescovo di Milano
la
definisce una bona
stabularia,
"buona
locandiera". Altre
fonti, specie quelle scritte dopo l'elevazione al
trono imperiale di
Costantino, ignorano la
sua condizione sociale.
Non è noto quando
Elena
incontrò il suo futuro compagno, Costanzo
Cloro . Lo storico Timothy Barnes
ha
suggerito che l'incontro ebbe luogo quando Costanzo,
all'epoca al servizio dell'imperatore
Aureliano, era
stazionato
in
Asia minore per la campagna contro
il Regno di Palmira ; Barnes pone l'attenzione su di un epitaffio
ritrovato a Nicomedia e
riguardante uno dei
protectoresdell'imperatore, un possibile indizio
della
presenza di
Aureliano in Bitinia poco
dopo il 270 d.C.
L'esatta natura
legale del loro legame è
sconosciuta. Le fonti non sono
concordi su questo punto, alle volte chiamando
Elena
"moglie" di Costanzo e alle
volte riferendosi a lei come "concubina.
Girolamo, forse confuso dalla
terminologia vaga delle sue fonti, si
riferisce
a lei in entrambi i modi, non
sarebbe strano se
Elena
sia stata
entrambe le cose realmente,
prima
concubina e poi moglie, seguendo così
una
prima parte della
sua vita
similmente ad un’altra
imperatrice che venne dopo di lei,
Teodora. In tal
caso la
sua origine sarebbe
da
collocarsi, nella
gerarchia
sociale, in basso e
quindi sarebbe di umili natali,
elevatasi poi al
rango di imperatrice
dopo essere stata a lungo la
concubina di colui che diventerà suo
marito. In merito a
questo, alcuni studiosi sostengono che
Elena
e Costanzo fossero legati
da
un matrimonio de
facto, non
riconosciuto dalla legge, mentre
altri affermano che
si trattasse di un matrimonio in piena
regola, in quanto le
fonti che sostengono questo tipo di relazione sono le più
affidabili. Sposati
legalmente o no, il loro matrimonio non durò
molto e si sciolse quando Costantino
era già adulto.
Elena diede
alla luce Costantino
nel 272 d.C. (a 24 anni).
Nel 293 d.C. (quindi quando Elena
era già in età avanzata per
l’epoca, a 45 anni e
dopo
almeno 20 anni di unione) Costanzo
dovette lasciare
Elena
per volere di Diocleziano e sposare la
figliastra
dell'imperatore Massimiano , Teodora, allo scopo di cementare con
un matrimonio dinastico
l'elevazione di Costanzo a
cesare di Massimiano
all'interno della tetrarchia.
I sentimenti dei due sposi, Elena e Costanzo, non sono
stati tanto
considerati dalla
storia e dalle
cronache del tempo poiché che essi
fossero innamorati o
meno, un matrimonio come quello che
conferiva
il rango di Cesareera per
Costanzo un passo
troppo importante da
non poterlo fare.Lontano dalle corti imperiali
Elena non si
risposò, e visse lontano dalle
corti imperiali, sebbene fosse vicina a
Costantino, che per lei aveva
un
affetto particolare. Costantino
fu proclamato imperatore
nel 306 d.C., dopo la morte di Costanzo. È
probabile che in questo periodo
Elena
abbia
seguito il figlio. Inizialmente Costanzo
pose la
sua capitale a
Treviri [9]: qui si trova il palazzo
imperiale con un
affresco in cui forse è raffigurata
Elena; inoltre esiste una
tradizione medioevale su
Elena
nella zona
intorno all'antica capitale
romana.
Figura 1 - Rovine delle terme
imperiali a Treviri.
Successivamente Costantino
si stabilì a
Roma: qui la
presenza di Elena è
legata al fundus
Lauretus,
nella
zona sud-orientale
della
città antica, dove
sorse il palatium Sessorianum, la
chiesa dei Santi
Marcellino e Pietro a lei
riconducibile, con l'annesso mausoleo
di Elena
in cui fu poi sepolta. Figura 2 – chiesa dei Santi Marcellino e Pietro al Laterano (RM)
Figura 3 – Mausoleo di Elena. Il mausoleo di Elena è un monumento funerario di età romana che si trova a Roma, lungo la via Casilina, corrispondente al III miglio dell'antica via Labicana.
Elena godette dell'ascesa al potere del figlio, che nel 324 d.C. la onorò del titolo di augusta; in suo nome furono coniate pure molte monete, in cui Elena era la personificazione della Securitas("sicurezza") dello stato.
Figura 4 - Statua di Elena ai Musei Capitolini a Roma
La conversione di Costantino, verso gli inizi del Medioevo cristiano
Esiste una tradizione, legata all'Actus Sylvestri, che vuole che Elena fosse ebrea, ma si tratta di una versione non condivisa dagli storici moderni. Dopo l'avvicinamento di Costantino al Cristianesimo, anche Elena si convertì alla religione orientale: secondo Eusebio fu Costantino stesso a convertirla.
A questo punto conviene fare
una
piccola parentesi su
Costantino. Egli fu una delle figure più importanti
dell'Impero romano che riformò largamente e
dove favorì la
diffusione del cristianesimo. Tra i suoi
interventi più significativi, la
riorganizzazione
dell'amministrazione e
dell'esercito, la creazione
di una
nuova capitale a
oriente (Costantinopoli) e la
promulgazione dell'Editto di Milano sulla libertà religiosa.
Sicuramente egli fu un personaggio
importantissimo dal punto
di vista
politico e militare poiché quelli che
apportò non furono cambiamenti
da
poco, ma quanto
alla religione ed al suo
cambiamento
orientato al cristianesimo,
gli storici sono tra loro in disaccordo.
La
questione centrale non è
se Costantino fosse divenuto o
meno cristiano, ma se
la
conversione non sia più
una
mossa politica
che non una maturazione
interna
della persona.
In alternativa all'opinione tradizionale,
secondo cui Costantino si sarebbe
convertito al cristianesimo
poco prima della battaglia di
Ponte Milvio , è stata, invece,
asserita una
sua costante
adesione al culto solare,
mettendo in dubbio perfino il battesimo in punto di morte.
Secondo
altri, poi, la religione sarebbe
stata per
Costantino un puro e semplice
strumentum
regni. Lo storico svizzero Jacob Burckhardt, ad
esempio,
afferma: «nel caso di
un uomo geniale, al
quale l'ambizione e la
sete di dominio non concedono un'ora di
tregua, non si può
parlare di cristianesimo
o paganesimo, di religiosità o
irreligiosità consapevoli: un uomo simile è
essenzialmente
areligioso, e lo sarebbe anche
se egli immaginasse di
far parte
integrante di una
comunità religiosa». Secondo
altri ancora, poi,
occorre distinguere fra convinzioni private e
comportamento pubblico, vincolato
dalla necessità di conservare il consenso delle
proprie truppe (se non dei propri sudditi),
qualunque ne fosse l'orientamento
religioso. Da questo punto di vista è
utile distinguere fra il comportamento
di
Costantino antecedente e quello
successivo alla battaglia di
Crisopoli , grazie
alla quale
conseguì il dominio assoluto sull'impero.
Che
Costantino si sia progressivamente
avvicinato al cristianesimo
sono comunque d'accordo molti conoscitori di
quell'epoca. Va poi
tenuto
anche conto del fatto che la
popolazione cristiana
era circa il 10%
del totale nel futuro Impero Romano
d'Occidente.
Nel III secolo la religione pagana si
era
fortemente trasformata:
sulla
spinta della
insicurezza dei tempi e dell'influsso dei
culti di origine orientale, le sue caratteristiche pubbliche e
ritualistiche
avevano sempre più perso di
significato di fronte ad
una
più intensa e personale
spiritualità. Si era andato
diffondendo un sincretismo venato di monoteismo e si
tendeva
a
vedere nelle immagini degli dei tradizionali
l'espressione di un unico essere divino.
Costantino fu certamente
il primo
a comprendere l'importanza della
nuova religione cristiana per
rafforzare
la
coesione culturale e politica
dell'impero romano. Una
presa d'atto
aspramente criticata dallo
storico illuminista Edward
Gibbon,
autore di Storia del declino e della caduta
dell'Impero romano(opera
composta tra il
1776 ed il 1788), che dà di Costantino un giudizio
estremamente negativo,
sostenendo che neppure Caligola o
Nerone fecero più danni all'
impero di Costantino. Costantino inoltre cominciò a far coniare monete dove sempre più spesso c’era un riferimento ad una divinità, senza specificazioni sull’identità della divinità stessa, il che fa capire come Costantino, credente o no, intendesse svolgere un ruolo non solo politico, militare e sociale, ma anche religioso. Questo non avveniva solo per la religione cristiana, ma anche nell'ambito di altri culti. Egli infatti mantenne la carica di pontefice massimo della religione pagana; carica che era stata di tutti gli imperatori romani a partire da Ottaviano. Lo stesso fecero i suoi successori cristiani fino al 375, quasi un secolo prima della fine dell’Impero Romano di Occidente e l’inizio ufficiale del Medioevo cristiano occidentale.
L’adesione di Costantino
al cristianesimo
così potrebbe essere paragonata alla
sua adesione a tutti
gli
altri culti presso i quali, egli in un modo o nell’altro,
aveva una
funzione religiosa. La
teoria dell’adesione al
cristianesimo come strumentum regni non
sarebbe poi tanto
errata, considerando che
prima
di lui i cristiani avevano
subito dagli imperatori
romani le più aspre
persecuzioni. Il fatto che Costantino
avesse permesso la
libertà di religione, compresa quella
cristiana, può essere interpretato come
uno strumentum regni in molti sensi: non solo
per tenere a bada il 10%
della
popolazione di religione cristiana,
ma
probabilmente anche
per
avere in essa una
qualche funzione, esattamente
come in tutte le altre. Godendo della
protezione imperiale il cristianesimo
ebbe modo di diffondersi in tutto il Mediterraneo e l’Europa
occidentale. La
politica di tolleranza
religiosa, l’avvicinamento al
cristianesimo, ma
non solo, il rappresentare
perfino sulle monete una divinità unica e poi
si
aggiunga la vittoria di
Ponte Milvio che Costantino attribuì
favorita dal Dio
cristiano porta a
formulare una
nuova ipotesi, che si ritroverà per
tutto il Medioevo: il potere del re derivato da Dio,
infatti Costantino
si riteneva un prescelto e la
sua visione prima
della vittoria di
Ponte Milvio, vera o leggendaria che
sia, lo conferma.
In hoc signo vinces
Figura 5 - Sogno di Costantino e vittoria a Ponte Milvio da un manoscritto delle omelie di Gregorio Nazianzeno (879-882, Biblothèque nationale de France)
Dal punto di vista militare l’esercito di Costantino a Ponte Milvio era eterogeneo, comprendendo anche prigionieri di guerra di diverse etnie, ma era anche numericamente inferiore rispetto quello di Massenzio: 98.000 unità contro le quasi 200.000 di Massenzio. A favorire la vittoria di Costantino fu probabilmente la strategia militare. Costantino condusse il suo esercito contro le forze di Massenzio, che aveva erroneamente posizionato i propri armati con alle spalle il fiume. Costantino, dopo aver condotto un lungo combattimento contro le ali dell'esercito di Massenzio, e di averle travolte, constatò che la fanteria nemica era scoperta sulle ali, e la caricò. La fanteria si ritirò, mentre i pretoriani, essendo in posizione sul fiume, avevano deciso di resistere fino all'ultimo. Dopo un lungo ed aspro combattimento, che si sarebbe svolto in località Saxa Rubra, le truppe di Massenzio subirono una completa disfatta: mentre gli uomini volgevano in una fuga disordinata l'imperatore tentò di mettere tra sé ed i nemici il Tevere, finendo però per annegare nelle sue acque, durante il crollo del ponte che i suoi ingegneri militari avevano costruito a Ponte Milvio. Il corpo di Massenzio fu ritrovato e la sua testa fu portata in parata dalle truppe vittoriose di Costantino. Una vittoria fortunatissima considerando le scarse possibilità di riuscita da parte di Costantino. Egli attribuì la vittoria al segno ricevuto in sogno dal Dio dei cristiani.
L'episodio è raccontato
soltanto dalla
Vita di
Costantino, un'opera del vescovo Eusebio di Cesarea,
stretto collaboratore
di
Costantino dal 325 d.C. anche
se di questa storia ne
esistono diverse versioni successive. Eusebio stesso mostra un
certo scetticismo, dichiarando di credervi solo perché
l'imperatore stesso glielo
aveva riferito sotto giuramento.
Secondo il racconto di Eusebio, scritto
subito dopo la morte dell'imperatore, Costantino
I si orientò verso il monoteismo quando
ancora si
accingeva a venire a
Roma per combattere
contro Massenzio. Rivoltosi in
preghiera
alla divinità, poco dopo mezzogiorno
fu testimone, lui e il suo esercito, di un evento celeste prodigioso, l'apparizione appunto
di un incrocio di luci sopra il sole e della
scritta "τούτῳ νὶκα". Nella notte
successiva gli sarebbe
apparso Cristo, ordinandogli
di
adottare come proprio vessillo il
segno che
aveva visto in cielo. Nei giorni
successivi Costantino avrebbe
chiamato dei sacerdoti
cristiani per essere istruito su
una
religione, il cui contenuto gli era ancora
sconosciuto. Costantino inoltre avrebbe
fatto precedere le proprie truppe
dal labaro
imperiale con il simbolo cristiano del
Chi-rho, detto anche
monogramma di Cristo,
formato dalle
lettere XP (che sono le prime due lettere greche della parola
ΧΡΙΣΤΟΣ cioè "Christos") sovrapposte. Sotto queste insegne i
soldati sconfissero l'avversario.
Figura 6 - rappresentazione simbolica della resurrezione di Cristo con un esempio di Chi-Rho. Pannello da un sarcofago romano senza palpebre del tipo "Passion", ca. 350 d.C. Dagli scavi della duchessa di Chablais a Tor Marancia, 1817-1821. Attualmente si trova nei musei vaticani.
Figura 7 - Scultura romanica in Santa Maria de l'Assumpció de Cóll, La Vall de Boí, Spagna
Se la conversione fosse uno strumentum regni, senza alcuna convinzione personale della persona,non sarebbe strano se il sogno fosse stato una pura invenzione dell’imperatore e un’altra strategia per attribuirsi se non origini divine, come faranno i Merovingi dell’Alto Medioevo, ma almeno assicurarsi una predilezione da parte di un Dio benevolo e paterno nei confronti dei suoi figli. Con o senza sogno, la fortunata vittoria di Costantino lo poterà a diventare l’unico e indiscusso imperatore dell’Impero Romano d’occidente avendo sconfitto non solo un avversario, ma Massenzio, il figlio dell’imperatore romano Massimiano, lo stesso che portò Costanzo a lasciare Elena, la madre amata di Costantino.
Coincidenze? Vendette covate
da
tempo ed elaborate?
Ambizione sfrenata? Raggiungimento di un piano
materno? Può trattarsi, se
pur improbabilmente di una serie
fortunata di coincidenze mentre è
improbabile che tutto
questo Costantino lo
abbia fatto per seguire un piano
della
madre, la
quale non
dimentichiamolo è una Santa.
Ammettendo ipoteticamente la serie
fortunata di coincidenze, sarebbe
più che realistico se Costantino
avesse
ambito a governare su
un territorio tanto ampio,
essendoselo conquistato e trovando
politicamente la
tetrarchia
un’instabile sistema di
governo dove il matrimonio era la
sola soluzione pratica per
garantire il potere ad
una
persona sola. Suo
padre, avendo
sposato la
figliastra
dell’altro imperatore,
morto questi, avrebbe potuto benissimo
governare per diritto su un unico
vasto impero, invece la
tetrarchia
rimase sia
durante la
vita sia dopo
la
morte di Costanzo , quando fu Costantino
a diventare
imperatore. La
tetrarchia andò
duramente in crisi dopo la battaglia di
Ponte Milvio poiché erano già morti sia Massimiano
sia
suo figlio.
Costantino (quanto a
vita privata) non fece
diversamente dal
padre. Sposò in prime nozze
Minervina , che gli diede un figlio, Crespo, ma poi
la
lasciò (le fonti in
merito non
sono certe perché essa poteva essere
già morta) per sposare
Fausta , figlia di Massimiano,
una
scelta politica al fine
probabilmente di rafforzare i
legami con gli altri
tetrarchi. Voluto come legame
tra Costantino
e il tetrarca, per rafforzarne
l'alleanza, il
matrimonio di Fausta fu
messo
alla prova da due
eventi tragici,
avvenuti a seguito dei contrasti
di
Costantino con il padre e il fratello
di Fausta: nel
310 d.C., fu Fausta a
svelare il complotto di Massimiano
contro Costantino, il quale
farà uccidere il suocero; nel 312
d.C., invece, all'indomani
della
vittoriosa Battaglia di
Ponte Milvio, Costantino fece mettere
la
testa del fratello
Massenzio su di una lancia e
la
fece girare per la
città. Non è troppo dubbia a questo
punto la
vendetta contro Massimiano e
la
sua famiglia,
covata da parte di
Costantino, per la separazione
dei genitori, ma non solo,
per aver cospirato
contro di lui. Se le ragioni del cuore prevalgano in
questi eventi, che sanno tanto di
vendetta, su quelli politici non è
dato saperlo.
Nel 326 d.C. secondo alcune fonti
avrebbe accusato il
figliastro Crispo, figlio della
prima moglie di Costantino
Minervina, di
averla voluta
sedurre e lo fece mettere a morte (probabile
mossa
politica di una
donna ambiziosa,
probabilmente, che mirava all’impero per i suoi figli,
temendo che Costantino designasse il
figlio di primo letto). Poco dopo Costantino, convintosi
dell'innocenza del figlio, l'avrebbe
fatta morire
affogandola in un
bagno portato ad
una
temperatura
più alta del
normale. Secondo una
diversa versione, la
sua morte venne invece causata dal
sospetto di adulterio. Fausta subì
la
damnatio memoriae . Crispo non succedette al
padre sul trono imperiale. Fu
fatto giustiziare
dal padre
stesso nel 326 d.C.
Si dice che Costantino, dopo la battaglia di
Ponte Milvio, fece dono a papa
Silvestro I dello splendido Palazzo Laterano (di
proprietà della moglie Fausta),
consegnando così al
papa romano
la
città di Roma e dando avvio,
con quell'atto di devoluzione, al
potere temporale dei papi,
ma
la
cosiddetta Donazione
di
Costantino (nota in latino
come "Constitutum Constantini",
ossia
"decisione", "delibera", "editto") è un documento
apocrifo conservato in copia nelle
Decretali dello Pseudo-Isidoro (IX
secolo) e, come interpolazione, in alcuni
manoscritti del
Decretum di Graziano(XII
secolo). Il filologo italiano Lorenzo Valla
dimostrò in modo inequivocabile come il documento fosse un
falso. Dietro quella
donazione, probabilmente c'era già il
vasto disegno politico non
tanto di favorire
la
supremazia del Cristianesimo
come farà Teodosio
alla fine del IV secolo (391 d.C.),
quanto di evitare che
l'Impero fosse disgregato da
tensioni religiose tra i culti pagani
tradizionali ed
il nuovo culto rappresentato
dal Cristianesimo.
In tal caso
sarebbe confermata la
teoria della
conversione o dell’apertura al
cristianesimo come manovra
politica. Costantino
perseguiva probabilmente il proposito di riavvicinare i
culti presenti nell'impero, nel quadro di un non troppo
definito monoteismo imperiale. Le festività religiose più
importanti del cristianesimo
e della
religione solare furono fatte
coincidere. Il giorno natale del Sole e del dio Mitra, il 25
dicembre, fu sostituito con quello della nascita di
Gesù . Nel 321 d.C. fu introdotta la
settimana di sette giorni e fu
decretato come giorno di riposo il
die solis(corrispondente alla
nostra domenica,
è
allora una
coincidenza che il nome inglese della
domenica sia
Sunday, cioè “giorno del sole”?).
Costantino morì il 22 maggio
337 , mentre preparava
una campagna militare
contro i Sasanidi: non nominò
il suo successore, ma la situazione
vedeva
il potere spartito tra i suoi
tre figli cesari Costante
I,
Costantino II e Costanzo II e due nipoti Dalmazio
e
Annibaliano.
Costantino non
ricevette il battesimo cristiano, se non forse
in punto di morte: il suo consigliere, il vescovo
ariano Eusebio di Nicomedia,
racconta,
infatti, di averlo
battezzato egli
stesso.
Alcuni storici, però, ritengono che questo racconto
possa
essere stato fatto per
motivi politici e propagandistici. Il battesimo
ricevuto sul letto di morte da catecumeno era
comunque un'usanza del tempo, quando non
esistendo ancora il
sacramento della
confessione si preferiva annullare
tutti i propri peccati prima
della morte, che
avveniva così
in albis.
Che sia stato per
convinzione personale o per calcolo
politico, Costantino appoggiò
comunque la religione cristiana,
costruendo basiliche a
Roma, Gerusalemme e
nella
stessa
Costantinopoli; conferì alle chiese il diritto di
ricevere beni in eredità e quelle maggiori furono dotate di
vaste proprietà; diede ai
vescovi privilegi e poteri giudiziari; concesse gli
episcopalis
audientia .
A Costantino è
attribuita anche un'ingente donazione
(detta
infatti Donazione
di
Costantino) in favore della
Chiesa, che sarebbe
stata dettata
nell'anno 324, ma come
già detto, in realtà il documento di tale
donazione è stato
provato essere falso
dall'umanista
Lorenzo Valla. La
sua redazione
risale al periodo dell'iconoclastia,
quando il papato
voleva
difendersi dal cesaropapismo
degli imperatori bizantini.La politica di Costantino aveva mirato a creare una base salda per il potere imperiale nella stessa religione cristiana, di cui era dunque importantissima l'unità: per questo motivo, pur non essendo battezzato, indisse diversi concili, come "vescovo di quanti sono fuori della chiesa". Il primo fu quello convocato ad Arelate (Concilio di Arles), in Francia nel 314 d.C., che confermò una sentenza emessa da una commissione di vescovi a Roma, che aveva condannato l'eresia donatista, intransigente nei confronti di tutti i cristiani che si erano piegati alla persecuzione dioclezianea: in particolare si trattava del rifiuto di riconoscere come vescovo di Cartagine Cipriano, il quale era stato consacrato da un vescovo che aveva consegnato i libri sacri. Ancora nel 325 d.C., vi fu un altro concilio, a Nicea il primo concilio ecumenico, che lui stesso inaugurò, per risolvere la questione dell'eresia ariana: Ario, un prete alessandrino sosteneva che il Figlio non era della stessa "sostanza" del padre, ma il concilio ne condannò le tesi, proclamando l'omousia, ossia la medesima natura del Padre e del Figlio. Il concilio di Tiro del 335 d.C. condannerà tuttavia Atanasio, vescovo di Alessandria, il più accanito oppositore di Ario, soprattutto a causa delle accuse politiche che gli vennero rivolte. Per la sua sepoltura l'imperatore fece costruire un mausoleo vicino alla chiesa dei Santi Apostoli, tra le reliquie di questi ultimi. Costantino è considerato santo dalla chiesa cristiana ortodossa (ma non dalla Chiesa cattolica), che secondo il Sinassario Costantinopolitano lo celebra il 21 maggio assieme alla madre Elena. La santità di Costantino non è riconosciuta dalla chiesa cattolica, mentre quella di Elena sì.
Tornando ad Elena, a questo punto, dopo aver considerato la questione cristiana di Costantino, vale la pena chiedersi se fosse stato davvero lui a convertirla, o piuttosto, se sia stata lei stessa a convincersi e convertirsi e che poi abbia tentato di trasmettere la conversione al figlio. È difficile dire o anche solo ipotizzare che Elena abbia avuto qualche influenza diretta nelle scelte politico-religiose del figlio, il quale doveva amarla molto, ma era al tempo stesso probabilmente diviso da altre questioni di natura politica più che religiosa. Se ad Elena è dovuta qualche influenza su Costantino, tale influenza deve essere stata sicuramente indiretta, accolta da Costantino ma elaborata in altri sensi. Anche ipotizzando che Elena si sia convertita per prima, ella avrebbe agito rispettando il principio del libero arbitrio del figlio.
Elena è legata, nella tradizione cristiana, al suo presunto ritrovamento della "vera croce", il patibolo su cui morì Gesù, in occasione del suo viaggio in Palestina. Probabilmente non fu lei ad effettuare la scoperta, ma il fatto che Eusebio di Cesarea abbia descritto il suo viaggio in Oriente come un pellegrinaggio, e quindi abbia attestato la presenza di Elena a Gerusalemme, fece probabilmente collegare la madre del primo imperatore romano cristiano al ritrovamento della reliquia. Poiché vi sono diverse attestazioni del culto della croce nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme nella prima metà del IV secolo, la leggenda del suo ritrovamento da parte di Elena dovette nascere in quel periodo e diffondersi molto rapidamente. Sono infatti tre le versioni del ritrovamento della reliquia: una in cui la scoperta è da attribuirsi alla sola Elena, una in cui il ritrovamento fu effettuato da una presunta imperatrice del I secolo, Protonike, e una in cui Elena avrebbe ricevuto aiuto dall'ebreo Giuda, poi convertitosi e battezzato Ciriaco (Kyriakos). Fu quest'ultima versione ad avere maggior successo, probabilmente per la sua vena anti-giudaica. Secondo altre fonti ancora, in lingua inglese, Elena fece molto di più del ritrovamento.
Costantino, come detto in precedenza, nominò sua madre Elena Augusta Imperatrix, e le diede accesso illimitato al tesoro imperiale, in tal modo, Elena, nell’ipotesi che si sia interessata e poi convertita quando il figlio era ancora in vita, avrebbe avuto la concreta possibilità di operare promuovendo la costruzione di chiese e di intraprendere pellegrinaggi. Nel tra il 326 ed il 328 d.C. Elena intraprese un viaggio presso i luoghi santi della Palestina. Secondo Eusebio di Cesarea fu responsabile della costruzione di due chiese, la Chiesa della Natività a Betlemme, e la Chiesa sul Monte degli Ulivi, i siti della nascita di Cristo e della sua Ascensione. Una leggenda locale attribuisce la fondazione di ordini da parte di Elena e la costruzione di una chiesa in Egitto per identificare il roveto ardente del Sinai. La cappella a Monastero di Santa Caterina - spesso definito come la Cappella di S. Elena, è datata all'anno 330 d.C.
Figura 8 – Chiesa della Natività a Betlemme
Figura 9 - Questa stella d'argento, sotto l'altare nella Grotta della Natività, indica il luogo creduto esse quello della nascita di Gesù.
Figura 10 – La chiesa del Monte degli Ulivi
A Gerusalemme l'imperatore Adriano aveva costruito un tempio dedicato, secondo resoconti contrastanti, a Venere o Giove, sopra il luogo della tomba di Gesù, nei pressi del Calvario e l’aveva ribattezzata la città Aelia Capitolina. Elena ordinò la demolizione del tempio e, secondo la leggenda che sorse alla fine del IV secolo, durante gli scavi per la riparazione della Grotta del Santo Sepolcro, avvenne il recupero di tre differenti croci. Secondo testimonianze dell’epoca, Elena aveva 78 anni e quando toccò le prime due croci non avvenne nulla, ma toccato la terza e ultima croce improvvisamente sembrò rinvigorita, guarita (Elena morì a 80 anni circa, un’età veneranda all’epoca dei romani). Elena dichiarò che la terza croce fosse indubbiamente la Vera Croce. Sul sito della scoperta, Costantino fece costruire la Chiesa del Santo Sepolcro e quelli su altri siti rilevati da Elena.
Figura 11 - Ritrovamento della vera croce, Jan van Eyck
Figura 12 – Chiesa del Santo Sepolcro
Elena avrebbe trovato anche i chiodi della crocifissione. Elena lasciò Gerusalemme e le province orientali nel 327 d.C. per tornare a Roma, portando con sé gran parte della Vera Croce ed altre reliquie. Il suo palazzo è stato poi convertito nella Basilica della Santa Croce in Gerusalemme (Roma). Questa è stato conservata nei secoli dai monaci cistercensi nel monastero che è stato annesso alla chiesa.
Molti dei beni ritrovati da Sant'Elena sono ora a Cipro, dove ha trascorso qualche tempo durante il suo viaggio a Gerusalemme. Alcuni di essi sono una parte della tunica di Gesù Cristo, i pezzi della Santa Croce, e alcuni pezzi della corda con cui è stato legato Gesù sulla Croce.
Figura 13 - Basilica di Santa Croce in Gerusalemme (RM)
Nella basilica di
Santa Croce in Gerusalemme, a
Roma, costruita sul
palatium Sessorianumappartenuto ad
Elena, sono custodite delle reliquie
che sarebbero state
portate da
Elena dalla Palestina,
secondo la tradizione; oltre
alla croce, infatti,
Elena
avrebbe trovato
la
croce di uno dei due ladroni, la
spugna imbevuta
d'aceto, parte
della
corona di spine, un chiodo della
croce nonché il titulus
crucis .
È festeggiata dalla Chiesa cattolica il
18
agosto, ed il 21 maggio dalla
Chiesa ortodossa, come
sant'Elena
Imperatrice.Figura 14 - La testa di Elena nella cripta della cattedrale di Treviri
Figura 15 – Costantino e sua madre Elena in una chiesa ortodossa dove anche lui viene celebrato come santo
Figura 16 – Manoscritto italiano anonimo del IX secolo. Ritrovamento delle croci da parte di Elena
Leggenda o storia?
La vicenda di Sant’Elena è storica anche se il ritrovamento da parte sua della Croce hanno fatto nascere in epoca medievale diverse leggende su di lei, che spesso la fanno confondere con un’altra Elena, che però in lingua celtica si traduce in Elaine e che ha un’altra storia.Figura 17 - Sant’Elena imperatrice da Costantinopoli, di Cima da Conegliano (1495)
È festeggiata dalla Chiesa cattolica il 18 agosto, ed il 21 maggio dalla Chiesa ortodossa, come sant'Elena Imperatrice.
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