venerdì 3 maggio 2013

SANTO E GRANDE VENERDI'

GRANDE E SANTO VENERDI'


VESPRO



Lettura del libro dell’Esodo 33,11-23
Così il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro. Poi questi tornava nell'accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall'interno della tenda.
Mosè disse al Signore: «Vedi, tu mi ordini: Fa' salire questo popolo, ma non mi hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi. Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca, e trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa gente è il tuo popolo».
Rispose: «Io camminerò con voi e ti darò riposo». Riprese: «Se tu non camminerai con noi, non farci salire di qui. Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla terra».
Disse il Signore a Mosè: «Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome».
Gli disse: «Mostrami la tua Gloria!».
Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia». Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere».

Lettura del libro di Giobbe 42, 12-27
Il Signore benedisse la nuova condizione di Giobbe più della prima ed egli possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine. Ebbe anche sette figli e tre figlie. A una mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Fiala di stibio. In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell'eredità insieme con i loro fratelli.
Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant'anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni. Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.

Lettura del profeta Isaia  52,13-54,1
Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato.
Come molti si stupirono di lui- tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspettoe diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo - così si  meraviglieranno di lui molte genti; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e   non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori. Esulta, o sterile che non hai partorito,
prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori,
perché più numerosi sono i figli dell'abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore.
Lettura della prima epistola ai Corinti  1,18-2,2
La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti:
Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l'intelligenza degli intelligenti.
Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto:
Chi si vanta si vanti nel Signore. Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso.

Dal Vangelo secondo MATTEO  27,1-38
E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: « Elì, Elì, lemà sabactàni? », che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
Dal Vangelo secondo LUCA 23,39-43
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».  Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?  Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male».  E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».  Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

Dal Vangelo secondo MATTEO  27,39-54
 E quelli che passavano di là, lo ingiuriavano, scotendo il capo e dicendo:  «Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce!»  Così pure, i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, beffandosi, dicevano:  «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Se lui è il re d'Israele, scenda ora giù dalla croce, e noi crederemo in lui.  Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: "Sono Figlio di Dio"».  E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui.  Dall'ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona.  E, verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?» cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Costui chiama Elia».  E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, inzuppatala di aceto, la pose in cima a una canna e gli diede da bere.  Ma gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se Elia viene a salvarlo».
 E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito. Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono,  le tombe s'aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono;  e, usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, furono presi da grande spavento e dissero: «Veramente, costui era Figlio di Dio».

Dal Vangelo secondo GIOVANNI 19,31-37
Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
Dal Vangelo secondo MATTEO  27,55-61
C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.

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Tono 2 . Aftomelon
Quando dal legno *Giuseppe d’Arimatea deposero morto te*, la vita di tutti, *allora, o Cristo, egli ti avvolse con mirra in un lenzuolo: *l’amore lo spingeva a baciare, con cuore e labbra,* il tuo corpo immacolato;* ma trattenendosi per il timore,* con gioia a te gridava :* Gloria alla tua condiscendenza, o amico degli uomini.
Stinco: Il Signore ha instaurato il suo regno, si è rivestito di splendore, si è rivestito il Signore di potenza e se ne è cinto .
Quando nel sepolcro nuovo fosti deposto per tutto l’universo, * o Redentore dell’universo*, sbigottiti al vederti l’ade schernito; * si spezzarono le sbarre, furono infrante le sue porte,* si aprirono i sepolcri, risuscitarono i morti*. Allora Adamo pieno di gratitudine, con gioia a te gridava:* Gloria alla tua condiscendenza, o amico degli uomini.
Stinco: E così ha reso saldo il mondo che non sarà scosso.
Quando nella tua carne, volontariamente, *fosti rinchiuso nella tomba, *rimanendo incircoscrivibile e infinito per la natura della tua divinità,* allora sbarrasti le stanze segrete della morte, * svuotasti, o Cristo, tutti i regni dell’ade.*  Allora hai fatto degno anche questo sabato* di benedizione divina e di gloria, * e del tuo splendore.
Stinco: Alla tua casa si addice la santità, Signore,  per la lunghezza dei tuoi giorni.
Quando le potenze celesti, o Cristo, *ti videro calunniato da iniqui come seduttore,* e la pietra del sepolcro sigillata * dalle mani che ti avevano trafitto il tuo fianco immacolato* fremettero di fronte alla tua ineffabile longanimità. *Ma godendo per la nostra salvezza, a te acclamavano:* Gloria alla tua condiscendenza, o amico degli uomini.
Gloria. Ora e sempre Idiomelon Tono 4
Giuseppe insieme a Nicodemo depose dal legno te, *che ti avvolgi di luce come di un manto;* contemplandoti morto, nudo, insepolto, *inizio il lamento pieno di compassione, *e dolente diceva: *Ahimè, Gesù dolcissimo!  *Poco prima il sole, vedendoti pendere dalla croce,* si ammantava di tenebre;* la terra si agitava per il timore,* si lacerava il velo del tempio; * ma ecco ,io ora ti vedo per me volontariamente disceso nella morte.* Come potrò seppellirti, Dio mio?* Come ti avvolgerò in una sindone?* Con quali mani toccherò il tuo corpo immacolato?* O quali canti potrò mai intonare per il tuo esodo, o pietoso? * Magnifico i tuoi patimenti, *inneggio alla tua sepoltura insieme alla tua risurrezione, *acclamando: *Signore gloria a te.

Aftomelon . Tono 2
Il nobile Giuseppe, * calato dal legno il tuo corpo immacolato, *lo avvolse in una sindone pura con aromi,* e prestandoti le ultime cure, * lo depose in un sepolcro nuovo.
Stando presso il sepolcro, *l’angelo gridava alle donne miròfore: * Gli unguenti profumati sono per i morti,* ma il Cristo si è mostrato estraneo alla corruzione.
Congedo
Gloria a te o Dio, speranza nostra, gloria a te
Cristo, vero Dio nostro, che per noi uomini e per la salvezza ha accettato, nella carne, la tremenda passione, la croce vivificante e la sepoltura volontaria,  per intercessione….




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