giovedì 30 maggio 2013

DOMENICA DELLA SAMARITANA


 Domenica della Samaritana 

icona fatta a mano da  Maria Antonietta Laraia



LETTURA DELLA DOMENICA

02/06/2013


APOSTOLO

Dagli Atti degli Apostoli 11,19-30


Fratelli ..intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei.  Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia.

 Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e,  da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.
 In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiochia da Gerusalemme.  E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio.  Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea;  questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo.






VANGELO




Dal Vangelo di Giovanni 4,5-42



Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio:  qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.  Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere».  I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.  Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva».  Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?».  Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete;  ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».  «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».  Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui».  Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».  Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre.  Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.  Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».  Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa».  Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».

 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?».  La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente:  «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?».  Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
 Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».  E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera.  Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.  E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete.  Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete.  Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».
 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».  E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni.  Molti di più credettero per la sua parola  e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

lunedì 27 maggio 2013

AVVISO 01/06/2013 DIVINA LITURGIA A ORTONA

AVVISO 01/06/2013

 DIVINA LITURGIA A ORTONA

PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI
SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA D'ITALIA E MALTA

Parrocchia ortodossa di San Tommaso Apostolo

Ὀρθόδοξος Ἐνορία

Константинопольский Патриархат Православная Митрополия в Италии и Мальте
ПРАВОСЛАВНИЙ ПРИХОД
Святого Апостола Фомы

Православна парафія Святого Апостола Фоми

CELEBRAZIONE DIVINA LITURGIA

SABATO : 01/06/2013
ore 15.30 - Confessioni / Исповедь / Сповідь
ore 16.00 - Santa Liturgia / Бож.Литургия / Св'ята Літургія
Per informazioni : Padre Anatoliy tel: 3388772387

venerdì 24 maggio 2013

DOMENICA DEL PARALITICO


DOMENICA DEL PARALITICO




LETTURA DELLA DOMENICA

26/05/2013


Apolitikion

.
Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte, dando in grazia la vita a coloro che giacevano nei sepolcri.

Esultino i cieli e si rallegri la terra, poiché il Signore operò potenza col suo braccio: calpestando la morte con la morte, divenne il primogenito dei morti. Egli ci ha scampati dal profondo dell’inferno ed ha accordato al mondo la grande misericordia.


Kondakion

Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all'incontro hai distrutta la potenza dell'inferno e sei risorto qual vincitore; o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, tu che dai ai peccatori la risurrezione.






Apostolo

Atti 9,32-42

Fratelli .... e avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda.  Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico.  Pietro gli disse: «Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto». E subito si alzò.  Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
 A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa «Gazzella», la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine.  Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore.  E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: «Vieni subito da noi!».  E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro.  Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: «Tabità, alzati!». Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere.  Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva.
 La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.







Vangelo

Giovanni 5,1-15

 Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.  V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici,  sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.  [Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.]  Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.  Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?».  Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me».  Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina».  E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato.  Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio».  Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina».  Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?».  Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo.  Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio».  Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.








martedì 21 maggio 2013

SAN COSTANTINO ED ELENA

LA CHIESA ORTODOSSA 21 MAGGIO
CELEBRA I SANTI

SAN COSTANTINO ED ELENA

LA NOSTRA CHIESA DI CHIETI E DEDICATA A LORO



San Costantino Imperatore.
Costantino il Grande, primo imperatore cristiano di Roma, nacque a Naisso in Illiria, l’odierna Nis, Albania nell’anno 280 e morì a Nicomedia, nell’odierna Turchia, nel 337.
Il padre Costanzo Cloro era un alto ufficiale dell’esercito, che divenne sovrano dell’Impero Romano d’Occidente nel 305, in seguito all’abdicazione di Diocleziano. Con la morte di Costanzo, avvenuta l’anno successivo, Costantino fu acclamato imperatore dal suo esercito. Questa scelta fu contestata dagli altri generali, che diedero inizio ad una lunga serie di guerre civili, che si conclusero nel 312, con la sconfitta da parte dell’imperatore dell’ultimo dei suoi rivali, Massenzio, nella battaglia di Ponte Milvio, alla periferia di Roma.
Ponte Milvio, al tempo, era situato alle porte dell’Urbe. Intorno a questa battaglia chiamata col nome del luogo in cui finì, si sono sviluppate innumerevoli leggende.
La battaglia durò diversi giorni ed è nota l’importanza che ebbe nella storia. Costantino, in seguito a una visione, si convinse d’aver ottenuto la vittoria su Massenzio per grazia del dio cristiano. La conversione di Costantino sancisce la vittoria del cristianesimo sul paganesimo.
Scrisse Eusebio: “Un segno straordinario apparve in cielo. … quando il sole cominciava a declinare, egli vide con i propri occhi in cielo, più in alto del sole, il trofeo di una croce di luce sulla quale erano tracciate le parole IN HOC SIGNO VICES. Fu pervaso da grande stupore e insieme a lui il suo esercito.” (Eus. VC 37-40)
Cristo gli sarebbe apparso in sogno “esortando Costantino ad apporre quel simbolo sugli scudi dei soldati con quei segni celesti di Dio e ad iniziare quindi la battaglia. Egli fece dunque in questo modo e ruotando e piegando su se stessa la punta superiore della lettera greca X (chi), segnò gli scudi con l’abbreviazione della parola Chrestos (Cristo)” (Lact., 16-17) e che con questo sarebbero stati Victores (un corpo militare palatino nel basso impero continuerà a portare proprio questo nome “Victores”) (Amm. XXV, 6, 3; ND VII).
La mattina successiva, Costantino ordinò, non solo che venisse inserito il monogramma delle iniziali di Cristo in greco (X-P) sugli scudi dei soldati, che portavano inciso il sole, ma anche che venisse creato il Labarum, lo stendardo, che avrebbe sostituito l’aquila romana di Giove e a cui tutti i soldati avrebbero dovuto far riferimento.
Con la vittoria, Costantino divenne così l’indiscusso monarca dell’Impero Romano d’Occidente, mentre Licinio regnava su quello d’Oriente. Nel 323 Costantino attaccò e sconfisse anche Licinio e da quel momento sino alla sua morte, avvenuta nel 337, fu il solo sovrano di tutto l’Impero romano.
Nel 313, fu emanato a Milano l’editto di Costantino, con il quale si decretava valida a tutti gli effetti la religione cristiana accanto alle forme di paganesimo già diffuse nella popolazione dell’impero. Con questo editto costantiniano si disponeva anche la restituzione dei beni alle comunità ecclesiastiche precedentemente confiscate dall’impero durante i periodi di persecuzione. Furono, inoltre, adottate politiche per incoraggiarne la diffusione. Costantino  fu il fautore della trasformazione del cristianesimo da piccola setta oggetto di persecuzioni a una delle religioni più importanti d’Europa.



Sant’ Elena Imperatrice. Flavia Giulia Elena, madre di Costantino e moglie diCostanzo Cloro, di lei si possiedono scarsi dati biografici. Secondo lo storico Eusebio di Cesarea divenne cristiana in seguito alla conversione del figlio, a cui era molto legata. È festeggiata sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa ortodossa col nome di Sant’Elena Imperatrice. La figura di Elena è legata nella tradizione cristiana al suo presunto ritrovamento della croce di Cristo, durante un viaggio in Palestina, nel 327-328, descritto da Eusebio. Furono rinvenuti insieme alla Croce anche tre chiodi, che furono dati in dono a Costantino, uno fu forgiato nel morso del suo cavallo, l’altro fu incastonato nella Corona Ferrea, custodita nel duomo di Monza. Durante il pellegrinaggio la donna compì atti di pietà cristiana e fece costruire diverse chiese.
L’imperatrice morì nel 328 o nel 329 e fu sepolta nel mausoleo di Elena, presso la chiesa dei Santi Marcellino e Pietro. Il sarcofago, custodito nei Musei Vaticani, raffigura tematiche militari e per questo motivo si pensa fosse in origine destinato al figlio. Sant’Elena è considerata la protettrice dei fabbricanti di chiodi e di aghi, forse proprio perché ritenuta scopritrice di quelli serviti per la crocifissione, è invocata anche per ritrovare gli oggetti smarriti, sempre per via del miracoloso recupero
degli strumenti della Passione; in Russia si semina il lino nel giorno della sua festa, affinché cresca lungo come i suoi capelli.
L’iconografia, specie quella orientale, raffigura spesso Sant’Elena e San Costantino insieme ai due lati della Croce, in memoria dei meriti dei due santi, Costantino concesse la libertà di culto ai cristiani, Elena ritrovò la vera Croce.