sabato 20 giugno 2015

Bartolomeo I: "Questo pianeta è difatti casa nostra; ma è anche la casa di tutti, così com’è la casa di ogni creatura animale e di ogni forma di vita creata da Dio"

Bartolomeo I: "Questo pianeta è difatti casa nostra; ma è anche la casa di tutti, così com’è la casa di ogni creatura animale e di ogni forma di vita creata da Dio"

data: 18-06-2015 - Intervista di S.S. il Patriarca Ecumenico

Andrea Tornielli
Vatican Insider - la stampa

18/06/2015








IL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI BARTOLOMEO I, CITATO IN DUE PARAGRAFI DELL'ENCICLICA «LAUDATO SI'», È UN PIONIERE DELLA PREDICAZIONE IN DIFESA DELL'AMBIENTE. VATICAN INSIDER LO HA INTERVISTATO DOPO LA LETTURA DEL TESTO DI FRANCESCO.

Il Papa scende in campo con un'enciclica dedicata all'ecologia, che dedica due paragrafi al suo magistero su questo tema. È rimasto sorpreso?
 «Il gentile riferimento che ha fatto il nostro fratello Papa Francesco al Patriarca Ecumenico e al nostro umile ministero non mi ha sorpreso. Per vari motivi. Innanzitutto, chiunque cerca di discernere la bellezza di Dio nella sacralità della creazione, inevitabilmente riconoscerà “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode” (Filippesi 4,8). In secondo luogo, poiché non possiamo parlare di un duplice ordine o di una duplice realtà nella creazione, tutte le chiese, tutte le religioni e tutte le discipline confessano la stessa verità, cioè che il mondo è un dono divino che tutti noi siamo chiamati a proteggere e a preservare. In terzo luogo, la crisi ecologica ha una dimensione ecumenica: non si può individuare un’istituzione in particolare e incolparla per il danno che abbiamo provocato alla creazione; e nessuna istituzione da sola può risolvere la crisi ecologica».

Perché le Chiese ortodossa e cattolica hanno deciso di intervenire su questo tema in maniera così decisa e così specifica?
 «C’è molto di più. Ciò che unisce le nostre due Chiese è molto di più di quello che ci divide. Entrambe devono tenere presente questo aspetto e impegnarsi per l’unità. Ma ben oltre le nostre differenze confessionali e dottrinali, siamo uniti nella terra che condividiamo, nella creazione che ci è stata offerta come dono prezioso e fragile dal nostro Creatore. Invece di suggerire che la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica hanno deciso di denunciare l’impatto che l’umanità ha avuto sul cambio climatico, forse sarebbe più corretto e appropriato dire che le nostre Chiese si sono rese conto che non possiamo fare altrimenti, che “servire e preservare” la creazione di Dio è parte integrante della nostra vocazione come capi di comunità cristiane. Così come lo è trasformare la natura in cultura e impegnarci per la giustizia sociale nel mondo». 

Nell'enciclica «Laudato si'» Papa Francesco lega in modo permanente il tema della custodia del creato con la necessità di cambiare modello di sviluppo, per andare verso un'economia che abbia al centro l'uomo e non il denaro. Condivide questa impostazione?
 «Il problema dell’inquinamento e del degrado ambientale non si può isolare al fine di capire o trovare una soluzione. L’ambiente è la casa che circonda la specie umana e comprende l’habitat umano. Non si può quindi, apprezzare né valutare l’ambiente da solo, senza vincolarlo direttamente alla creatura unica che lo abita. Preoccuparsi per l’ambiente significa preoccuparsi anche di problemi umani come la povertà, la sete e la fame. Questo legame è descritto nel dettaglio e in maniera completa nella parabola in cui il Signore dice: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere” (Matteo 25,35). Inoltre, i termini “ecologia” ed “economia” hanno la stessa radice etimologica. Il prefisso che hanno in comune “eco”, deriva dalla parola greca oikos che significa “casa” o “abitazione”. Tuttavia, è deplorevole e egoista il fatto che noi abbiamo limitato l’uso di questa parola a noi stessi, come se fossimo gli unici abitanti del mondo. Il fatto è che nessun sistema economico - per quanto tecnologicamente o socialmente evoluto sia – può sopravvivere al crollo dei sistemi ambientali che lo reggono. Questo pianeta è difatti casa nostra; ma è anche la casa di tutti, così com’è la casa di ogni creatura animale e di ogni forma di vita creata da Dio. È un segno d’arroganza da parte nostra presumere che solo noi esseri umani abitiamo su questa terra. Allo stesso modo, è un segno di altrettanta arroganza immaginare che la Terra appartenga solo a questa generazione». 

Il cristianesimo è stato a volte accusato per aver consentito l'applicazione di un modello di sfruttamento della terra a partire dalle parole della Genesi: che cosa significa «coltivare e custodire»?
 «Il nostro scopo è unito alla preghiera del sacerdote nella Divina Liturgia: “Gli stessi doni, da Te ricevuti, a Te offriamo in tutto e per tutto. A Te inneggiamo, Te benediciamo, a Te rendiamo grazie, o Signore, e Ti supplichiamo, o Dio nostro”. Allora siamo capaci di abbracciare tutte le persone e tutte le cose – non con paura o per necessità, ma con amore e gioia. È allora che impariamo a prenderci cura delle piante, degli animali, dei fiumi, delle montagne, dei mari, di tutti gli esseri umani e di tutta la natura. È allora che scopriamo la gioia – invece di infliggere dolore – nella nostra vita e nel nostro mondo. Di conseguenza creiamo e promuoviamo strumenti di pace e di vita e non di violenza e morte. È allora che la creazione da un lato e l’umanità dall’altro lato – quella che abbraccia e quella che è abbracciata – corrispondono pienamente e cooperano l’una con l’altra perché non si contraddicono più e non sono in competizione. È allora che come l’umanità offre la creazione in un gesto di servizio e sacrificio sacerdotale, restituendoli a Dio, così la creazione si offre in cambio come dono all’umanità per tutte le prossime generazioni. È allora che tutto diventa una sorta di scambio reciproco, frutto dell’abbondanza e compimento di amore. È allora che tutto assume la sua originale destinazione e il suo originale scopo, così come Dio aveva inteso dal momento della creazione».

Nell'enciclica Papa Francesco valorizza il movimento ecologico ma si distacca da quella corrente di pensiero che considera l'uomo come il «male» del pianeta e vorrebbe ridurre la popolazione. Che cosa ne pensa?
 «Nella letteratura classica della Chiesa delle origini, l’umanità è considerata in termini dialettici. San Gregorio il Teologo, che è stato arcivescovo di Constantinopoli verso la fine del quarto secolo, disse che l’uomo è al contempo divino e umano, un creatore chiamato a diventare divino, un microcosmo e un micro-Dio, un co-creatore insieme al divino Creatore. Questa ambivalenza dell’umanità significa che l’uomo è capace di compiere le più nobili e dignitose azioni, ma allo stesso tempo è anche incline agli abusi più ripugnanti e dannosi. Dunque, è vero che l’umanità - creata a immagine e somiglianza di Dio – è nel suo stato più naturale quando agisce con compassione e si prende cura degli altri e della natura. Tuttavia, a causa della caduta l’uomo agisce “contrariamente alla natura”, in maniera alterata, dimenticandosi della visione e dell’intenzione che Dio aveva per il mondo».

Francesco ha nuovamente proposto un accordo per una data fissa della celebrazione della Pasqua. Lei è d'accordo su questa ipotesi?
 «La Chiesa Ortodossa discute la possibilità di una data fissa e unica per la celebrazione della Pasqua, la festa delle feste, già da oltre mezzo secolo. Infatti, le prime consultazioni panortodosse in preparazione per il grande santo Concilio in programma per l’anno prossimo a Istanbul, hanno considerato varie opzioni scientifiche e liturgiche per questa eventualità. Tuttavia, negli anni recenti, e in particolare dopo la dissoluzione della Cortina di ferro, elementi importanti all’interno di alcune chiese nazionali hanno purtroppo resistito a questa ipotesi di cambiamento. È indubbio che un accordo su una data fissa comune per la celebrazione della Pasqua sarebbe un vantaggio in particolare per quei cristiani che vivono nelle Americhe, in Europa occidentale e in Oceania. Ma a prescindere dal fatto che personalmente si sia d’accordo oppure no, una proposta del genere dovrebbe essere decisa da tutte le chiese ortodosse per non mettere in pericolo l’unità del mondo ortodosso».

Prima pubblicazione in: http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/bartolomeo-bartholomew-bartolome-enciclica-encyclical-enciclica-41834/

 + Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo,
diletto fratello in Cristo e fervente intercessore presso Dio



www.ortodossia.it

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