sabato 31 ottobre 2015

Domenica V di Luca - 1 novembre 2015 - Santi Cosma e Damiano medici anargiri e la madre Teodota

 Domenica V di Luca 

Santi  Cosma e Damiano medici anargiri 


e la madre Santa Teodota 


Lettura della Domenica
1 novembre 2015



Apostolo
1 Cor 12, 27 – 13,7

 Fratelli, voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno secondo la propria parte. Alcuni sono stati posti da Dio nella Chiesa anzitutto come  apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo come maestri; poi ci sono i miracoli, il dono delle guarigioni, dell’assistenza, del governo e del parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli Forse hanno tutti il dono delle guarigioni? Forse parlano tutti in lingue? Tutti le interpretano? Aspirate invece ai carismi più grandi! Vi indico allora la via più sublime. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei come un bronzo che rimbomba o un cembalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutto il sapere, se possedessi tanta fede da spostare le montagne, ma non avessi l’amore, non sarei nulla. E se anche distribuissi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi l’amore, a nulla mi servirebbe. L’amore è paziente, benevolo è l’amore, non invidia, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità: tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’amore non avrà mai fine.


 Vangelo
Lc 16, 19-31

 Il Signore ha detto: "C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo vestiva di porpora e bisso e ogni giorno faceva splendide feste. Un povero, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, tutto coperto di piaghe, e desiderava di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco, ma anche i cani venivano a leccargli le ferite. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel grembo di Abramo. Poi morì anche il ricco, e fu sepolto; e alzando negli inferi i suoi occhi, trovandosi tra tormenti, vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo! Abbi pietà di me e manda Lazzaro perché immerga la punta del suo dito nell'acqua e mi rinfreschi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma! Ma Abramo rispose: Figlio! Ricordati che in vita tu hai ricevuto i tuoi beni, e parimenti Lazzaro i suoi mali. Ma ora lui qui è consolato e tu invece sei tormentato. Per di più, tra noi e voi è stato posto un grande abisso; coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, e chi da voi vuole attraversare di qua, non può. E quello replicò: Ti prego, padre! Manda Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli: li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento! Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro! Egli replicò: No, padre Abramo! Ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si convertiranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non si lascerebbero convincere neppure se qualcuno risorgesse dai morti".


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