Domenica III di Matteo
Santi e gloriosi apostoli e primi corifei
Pietro e Paolo
LETTURA DELLA DOMENICA
29 GIUGNO 2014
Apolitikion
Apostolo
II Cor 11, 21 –12, 9
Fratelli, se qualcuno si vanta – lo dico da pazzo – mi vanto anch’io! Sono Ebrei? Anch’io. Sono Israeliti? Anch’io. Sono stirpe d’Abramo? Anch’io. Sono ministri di Cristo? Lo dico da pazzo: io
più di loro! Molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.
Cinque volte ho ricevuto dai Giudei i trentanove colpi, tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta lapidato, tre volte ho fatto naufragio: ho trascorso un giorno e una notte in balia delle onde. Spesso in viaggio, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dalla mia gente, pericoli dai pagani, pericoli nelle città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. Senza parlare delle altre cose, il mio assillo quotidiano: la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole che io non lo sia? Chi riceve scandalo che io non ne frema? Se è necessario vantarsi, mi vanterò delle mie infermità. E Dio, Padre del Signore Gesù – sia benedetto nei secoli – sa che non mento. A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni, volendomi catturare; ma da una finestra
fui calato giù in una cesta, lungo il muro, e sfuggii dalle sue mani.
Bisogna vantarsi, ma non mi giova! Verrò allora alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (non so se col corpo o fuori del corpo: lo sa Dio) fu rapito
fino al terzo cielo. E so che quell’uomo (non so se col corpo o fuori del corpo: lo sa Dio) fu rapito in paradiso e udì parole ineffabili che un uomo non può dire. Di lui mi vanterò, di me stesso invece non mi darò vanto, se non delle mie debolezze.
Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi la verità; ma evito di farlo, affinché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me. E perché non diventi superbo per la
grandezza delle rivelazioni, mi è stata data una spina nella carne, un inviato di Satana che mi schiaffeggi, perché non insuperbisca. Per questo tre volte ho pregato il Signore che si allontanasse da me. Mi ha risposto: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza si perfeziona nella debolezza”. Molto volentieri mi vanterò quindi ancor più delle mie debolezze, perché su di me si stenda la potenza
di Cristo.
Vangelo
Mt 16, 13-19
In quel tempo Gesù giunse dalle parti di Cesarea di Filippo e interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?" Essi risposero: "Alcuni, Giovanni il Battista; altri, Elia; altri, Geremia o qualcuno dei profeti".
Disse loro: "Voi chi dite che io sia?" Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Rispose allora Gesù: "Beato sei tu, Simone figlio di Giovanni, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico che sei Pietro, e su questa pie
tra costruirò la mia chiesa e le porte dell'Ade non prevarranno contro di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e qualsiasi cosa legherai sulla terra sarà legata nei cieli, e qualsiasi cosa scioglierai sulla terra sarà sciolta nei cieli".
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