Domenica XVII di Luca- del Dissoluto
I e II ritrovamento del capo di Giovanni il Precursore
San Giovanni Theristis
Lettura della Domenica
24 febbraio 2019
Apostolo
II Cor 4, 6- 15
Fratelli, il Dio che ha detto: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far
risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi
abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene
da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti,
ma non disperati; [9] perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando
sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si
manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a
causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di
modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito
di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò
parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con
Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora
più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio.
Vangelo
Lc 15, 11- 32
Il Signore ha detto questa parabola: "Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al
padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le
sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese
lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel
paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si
mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i
porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene
dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in
abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho
peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era
ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser
chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e
rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso,
ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato
in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si
trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un
servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il
padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò,
e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti
servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un
capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi
averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre:
Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi,
perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
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